A voi giovani, ragazzi e ragazze presenti, un saluto affettuoso. Partecipate alla professione perpetua di quattro salesiani che avete conosciuto ed a cui volete sinceramente bene. Il loro “eccomi” vi ricordi come ciascuno di voi ha ricevuto un dono particolare da Dio...
del 12 settembre 2011
Omelia per la Professione perpetua
Mestre 11.09.2011
 
 
Carissimi Daniele, Stefano, Lorenzo, Roberto,
                                                                                  a me tocca il compito di tenere l’omelia, ma l’omelia più bella è quella che state facendo voi con la vostra presenza ed il sorriso dei vostri volti La vostra storia è il commento più eloquente alle letture bibliche che abbiamo ascoltato. Quello che il profeta Isaia dice dell’intero popolo di Israele lo si può ripetere per ciascuno di voi, perché dinanzi a Dio, ciascuno di noi vale come un popolo intero.
 
                        “Così dice il Signore che ti ha fatto, che ti ha formato dal seno materno e ti soccorre” Dietro di voi ci sono i vostri genitori, le vostre mamme nel cui grembo siete stati formati e che oggi contemplano con voi il compiersi del misterioso disegno di Dio. Quel figlio atteso desiderato, educato con amore era prescelto del Signore. Sul palmo della vostra mano è scritto da tempo: “Del Signore”. Anche voi un giorno, avete detto con trepidazione ai vostri genitori: “Io appartengo al Signore”. Voi siete colui di cui parla Isaia.
 
                        Siete, dunque, del Signore, da questa sera per sempre, chiamati e consacrati da lui per una missione particolare: divenire “pescatori di uomini”, trarre cioè gli uomini fuori dal mare del mondo, che è biblicamente simbolo del male, sanare, guarire, salvare gli uomini dal naufragio del male. Sulla scia di Don Bosco  a voi è affidata una porzione delicata dell’umanità: i più piccoli, i più giovani, i più poveri. Tanti giovani sono presenti in questa chiesa dietro di voi, ma il loro numero è nulla rispetto a quanti Dio ha già posto sul vostro cammino. La loro vita è fin da ora misteriosamente legata alla vostra. Direte tra breve parole rare e controcorrente nel nostro tempo: “obbediente, povero, casto”, “per sempre”, e le direte per loro. Ciò che agli occhi del mondo più inquieta, cioè il fatto che non costruirete una famiglia, ciò che appare un inutile segno di sterilità, nasconde invece una misteriosa fecondità. Non sarete sposati, ma avrete anche voi un “Tu” a cui appartenere, non sarà il volto bello di una donna, ma il “Tu” di Dio, Amore e Bellezza infinita. Non genererete fisicamente dei figli, eppure ne avrete tanti, perché per molti voi sarete un padre.
           
                                   Questo misterioso disegno che oggi riceve la sua conferma definitiva, lo vivrete assieme ad altri fratelli. “Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli”, abbiamo appena letto nel vangelo di Luca. In tutti i racconti evangelici di pesca compare un elemento comunitario, ecclesiale. La barca è la Chiesa, i pescatori sono chiamati a lavorare assieme, ad aiutarsi, perché la comunione il segno distintivo dei credenti in Cristo. Vivere e lavorare assieme non è un mero fatto organizzativo, né un peso da accettare con pazienza. É per noi Salesiani un’esigenza fondamentale. É vero, è un’esigenza fondamentale dell’uomo aprire il cuore all’altro, comunicare, ma lo è  ancor più per noi Salesiani perchè quanti sono segnati dalla privazione dell’affetto, specie tra i giovani, possano trovare nelle nostre comunità persone che vivono e lavorano assieme, che si parlano, si aiutano si perdonano, una famiglia concorde che accoglie e fa sentire chiunque a casa.  L’ intera Congregazione salesiana, la vostra ispettoria, le comunità a cui sarete inviati sono la vostra barca. Su di essa trovate già compagni di pesca,  confratelli che, come voi, hanno donato la loro vita ai giovani. Alcuni di loro sono anziani, hanno dato tutto. Ora tocca a voi. Dinanzi ai vostri occhi c’è un mare aperto, vasto, bellissimo. Il Nord Est dell’Italia, la Romania, la Moldavia, questo ed altro ancora, saranno il vostro mare. Sentitevi fin d’ora protagonisti di una storia grande che è storia di salvezza, poiché siete nella grande famiglia della Chiesa. Conservate dunque sempre il coraggio e la disponibilità di quei pescatori, pronti a prendere il largo, al cenno del Signore, a staccarvi cioè dai vostri piccoli progetti individuali, per il grande progetto del Regno di Dio. Contestate l’individualismo, il narcisismo, e la ricerca del proprio benessere e del successo, che paralizzano e intristiscono l’uomo del nostro tempo, con la proclamazione liberante del vostro “Eccomi”. Lo direte tra breve: “eccomi”. Ditelo sempre nella vostra vita; ditelo anche quando non ne comprenderete la ragioni; ditelo tute le volte che il Signore vi inviterà a prendere il largo; ditelo in ogni comunità, ad ogni confratello. Solo così sperimenterete la fecondità inattesa della pesca, cioè la  rete del cuore gonfia di gioia.
 
                                   Siete stati dunque chiamati per una missione tra i giovani; vivrete in comunità come fratelli. Aggiungiamo un terzo elemento fondamentale della vostra consacrazione: siete stati chiamati a seguire Gesù obbediente, povero e casto. E’ Lui il senso e la ragione della vostra vita. Questa sera proclamate anche voi – come San Paolo – “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” Cioè da quel profondo amore che Gesù, il Cristo, ha per ciascuno di voi. Egli è “colui che ci ha amati” e nulla, nessun dolore o tristezza od ostacolo, e neppure la morte, potranno separarvi dal suo amore. Voi dunque vivrete obbedienti, poveri e casti, come Lui, per Lui, in risposta all’amore di Lui. Nessuno vi ha amato come Lui e non amerete nessuno più di Lui. Non perdete di vista mai di vista Gesù. Fate tutto per Lui ed Egli farà tutto per voi. Vi viene consegnata una croce, perché il ricordo del suo amore sia sempre vivo e presente in voi. Questa vostra vita, così controcorrente, perché obbediente, povera, casta, stupirà e farà nascere interrogativi, forse scetticismo, perché contraria alla cultura del potere, dell’avere, del piacere. Eppure siete ciò di cui il mondo ha bisogno: il sale della terra e la luce del mondo, sale che preserva dalla corruzione e luce che ricorda al mondo ciò che è vero, giusto, buono.
 
                        Ed ora, carissimi lasciate che mi rivolga ai vostri papà ed alle vostre mamme. Carissimi genitori, vorrei potervi dare la parola in questa liturgia. Anche voi terreste una splendida omelia, raccontando ciascuno la storia di vostro figlio, ma anche la vostra storia di sposi. Ci parlereste  del vostro amore, della emozione provata alla nascita di Daniele, di Stefano, di Lorenzo, di Roberto, dei sogni che avevate su di lui, della sorpresa, forse dello smarrimento, provato alcuni anni fa, quando per la prima volta egli vi comunicava il desiderio di seguire Don Bosco e di appartenere al Signore. Anche voi in quel momento avete fatto un grande atto di fede, poiché vi veniva chiesto di aprirvi al mistero, mettere da parte i vostri progetti su di lui e dire a Dio: “E’ tuo prima che nostro!” ed “E’ nostro, perché prima è tuo”. C’è la loro vocazione, perché prima c’è stata la vostra vocazione di sposi cristiani. Il Signore vi ha trovati degni di generare un suo consacrato. Ne comprenderete lungo il cammino la grandezza e ne sperimenterete la gioia. Il Signore non vi deluderà. Continuate ad accompagnare i vostri figli. Sosteneteli con l’affetto, il consiglio, la preghiera. Siete e resterete sempre i loro genitori ed i loro primi educatori.
 
                        A voi giovani, ragazzi e ragazze presenti, un saluto affettuoso. Partecipate alla professione perpetua di quattro salesiani che avete conosciuto ed a cui volete sinceramente bene. Il loro “eccomi” vi ricordi come ciascuno di voi ha ricevuto un dono particolare da Dio. Tocca a voi scoprirlo nel tempo. Il Signore non dice: “Tu sì, tu no”. Ma “tu qui”, “tu là”: nel matrimonio cristiano, nella consacrazione secolare, nella consacrazione religiosa maschile e femminile, nel sacerdozio. Anche a voi il Signore chiede di guardare al mare aperto e “prendere il largo”. C’è un immenso bisogno di pescatori nel mare del mondo. Liberatevi dalla paura di lasciare la riva delle piccole sicurezze, se sentite in voi il desiderio del mare aperto. Interrogate il vostro cuore, chiedetevi dove trovate la vostra gioia più profonda e lì cercate la vostra vocazione. La preghiera, la meditazione della Parola di Dio, la vita sacramentale, la direzione spirituale, i cammini di ricerca vocazionale, il servizio gratuito ai più poveri sono  le vie per comprendere il dono di Dio ed impegnarsi per il suo Regno. E’ urgente farlo, cari ragazzi e giovani. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di cuori e di vite generose. Molti di voi hanno già superato l’età che aveva Maria quando disse il suo Eccomi. Non perdete tempo. Siate voi i nuovi santi di questa terra, siate voi i santi e le sante del Terzo millennio.
don Piefausto Frisoli
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