Per prendere parte alla festa di nozze del Figlio di Dio, ovvero per conseguire la salvezza, bisogna indossare l'abito nuziale. L'abito nuziale rappresenta la grazia di Dio di cui deve essere rivestita l'anima. Chi manca di questo abito è cacciato fuori della sala, nelle tenebre, ove «sarà pianto e stridore di denti».
del 06 ottobre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/en_US/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));
Letture
Isaia 25,6Filippesi 4,12-14.19-20Matteo 22,1-14            Ti rinnovo l’invito a prendere in mano la Bibbia e a leggerti con calma i passi citati sopra. Noterai subito che questa settimana il tema portante non è più quello della vigna, ma quello del banchetto, delle nozze del Figlio del Re!            Notiamo subito un particolare che è quasi scomparso nella nostra cultura. Per gli antichi il pasto era segno di, comunione, di intimità di profonda amicizia. Invitare un ospite a tavola, un amico a consumare un pasto insieme aveva questo significato profondo. Non si invitava chiunque. Nella prima lettura e nel Vangelo si parla di nozze, quindi di festa e gli invitati sono persone legate da amicizia con il Re o persone con le quali il Re, attraverso questo sposalizio, vuole rinsaldare vincoli di alleanza, di intesa. Stupendo è l’invito che risuona dappertutto: “Venite alla festa!” Ma andiamo con ordine.            Lettura di Isaia: ciò che colpisce fin dalle prime righe è la sontuosità e l’abbondanza di cibo e di bevande nel banchetto preparato sul monte Sion. E’ una costante dell’agire di Dio e di Gesù: ci tratta da Signore!!! Pensa alla moltiplicazione dei pani e dei pesci: “Tutti ne mangiarono finché ne vollero” e ne avanzarono ancora una dozzina di ceste! Dio non dà con il contagocce, ma con la generosità che gli è propria... “Non risparmiò il suo unico Figlio!”In secondo luogo, gli invitati sono tutti gli uomini senza distinzioni. Essi, prima di accedere al banchetto, devono far cadere dagli occhi la loro cecità: è il velo delle loro lacrime che appanna la vista, è la miseria umana che dev’essere annientata, distrutta, inghiottita. Quest’opera di liberazione comprende anche l’annichilamento della morte, maledizione originale dell’uomo. E il banchetto, che dice comunione e intimità, è il momento positivo della liberazione.               Il vangelo di Matteo: l’invito inizialmente è rivolto agli ‘amici del Re’, i quali non vollero venire. È un rifiuto volontario, meditato, ben calcolato. Non vogliono entrare nella sala del banchetto, non riconoscono lo sposo come il Messia inviato da Dio, non riconoscono che questo invito prepara alla partecipazione al banchetto che un giorno avverrà nel regno dei cieli. Si tratta, con un’altra immagine, di quegli stessi vignaioli di domenica scorsa che rifiutano di consegnare i frutti del loro lavoro e uccidono il figlio del padrone. Stessa conclusione: il re manda i suoi eserciti e fa perire quegli assassini (Il castigo è una chiara allusione alla distruzione di Gerusalemme, anno 70, segno che Matteo scrive dopo quella data), ma non rinuncia alle nozze, alla festa: invita altri (poveri, ciechi, storpi, zoppi... recita il parallelo di Luca) e la sala si riempie di buoni e cattivi.   “ La visione di Gesù è positiva: la storia perenne dell’amore di Dio e del mio tradimento non si risolve in una sconfitta, il mio peccato non blocca il piano di Dio. L’esito della storia sarà buono, la vigna generosa di frutti, la sala del banchetto piena di amici, il Padrone non sprecherà i giorni dell’eternità in vendette” (E. Ronchi) “Il tempo dell’attesa di quel momento è un tempo in cui già si celebrano le nozze messianiche, ma anche un tempo di preparazione alla festa delle nozze eterne; ed è un tempo fatto per prepararsi l’abito di nozze!” (M. Galizzi).Chi in quel giorno non avrà l’abito di nozze non parteciperà al banchetto. L’esistenza dell’inferno è reale, ma non è voluta da Dio, bensì da colui che non si converte e che volontariamente rifiuta l’abito di nozze.Tutti sono invitati alle nozze e il grido “Venite” risuona da un capo all’altro della parabola. È la preoccupazione del Re: che la sala si riempia, che tutti possano partecipare della sua gioia per il matrimonio del figlio!              Venite alla festa! Voglio leggere dentro questo invito al banchetto, di cui parla la parabola, l’altro invito che Gesù fa al termine della sua vita terrena, sempre nel contesto di un banchetto, della cena pasquale: “Prendete e mangiate .... prendete e bevete!” Gesù chiede ai suoi discepoli di vivere un’esperienza di intimità con lui, di rinnovare un’alleanza straordinaria, che Lui firmerà di lì a poco con il suo sangue. Si tratta dell’Eucarestia, cena del Signore, che in forma solenne la Chiesa rinnova ogni domenica, giorno del Signore.  Alcuni piccoli spunti che lascio alla tua meditazione: È un invito che ha il sapore di un comando: è il desiderio di Dio di fare comunione con te, di arricchire la tua vita con la pienezza del suo amore, di farti figlio/a nel Figlio! Tu, quando vai a Messa, sentiti invitato, cercato, atteso! È l’attesa di un Dio innamorato proprio di te, cui vuole fare il dono più prezioso: il Figlio suo Gesù. È una festa, piena di gioia: le nostre celebrazioni dovrebbero essere molto più gioiose se siamo convinti che si tratta di una festa di nozze, in cui si rinnova il matrimonio tra Dio e il suo popolo, la Chiesa. Pensa alla gioia (a volte persino esagerata) che pervade la celebrazione dei matrimoni... C’è la gioia nel tuo cuore quando vai o ritorni dalla messa domenicale? L’Eucarestia è l’intimità più profonda con Dio! “Rimanete nel mio amore!” partecipare al banchetto eucaristico significa fare propri i sentimenti e la volontà di dono di Gesù; significa essere disposti a dare la vita come ha fatto Lui per gli altri. È un patto di vita, di dono, di misericordia, di perdono, .... Ma è anche un banchetto che dà forza, un cibo che irrobustisce le nostre povere forze e ci dà il coraggio di camminare dietro al Maestro, con la nostra croce quotidiana Mai a mani vuote: quando vai a cena da amici, cerchi di portare un pensiero, un piccolo dono... all’Eucarestia della domenica portiamo il lavoro della settimana, la nostra preghiera, l’impegno avuto nello svolgimento dei nostri doveri.... Con il pane e il vino offriamo noi stessi e ... anche il peso dei nostri peccati.           E a conclusione di queste righe vorrei farti un augurio importante. Ti auguro di non poter fare a meno dell’Eucaristia, almeno domenicale. Che l’incontro con Gesù sia al centro della tua domenica, prima di tanti altri appuntamenti o cose da fare. Se Gesù non merita un’ora della tua settimana, davvero vale poco e la tua fede è poco più di nulla.Ho conosciuto giovani che a poco a poco si sono innamorati dell’Eucaristia e non ne potevano fare a meno; una sorta di “droga” del cuore. Ci andavano e ci vanno quasi tutti i giorni.  Che Dio sia il Dio del tuo cuore, di tutto il tuo cuore!Don Gianni
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