Certo la domanda non è banale, e mi risulta più difficile di quanto pensassi. Inizio a ripeterla nella testa: “cos'è l'amore, Annalisa?”...
Un normale lunedì di scuola, una normale verifica in classe. Un test di latino per la precisione, su Virgilio e la sua opera più illustre, l’Eneide. Una delle domande che salta all’occhio sul foglio ancora bianco è la seguente: qual è l’idea dell’amore che traspare nella tragedia della regina Didone? Esponi un tuo parere al riguardo, sei d’accordo con la visione del poeta latino?
Devo ammettere che rispondere ad una domanda del genere in un compito scolastico non mi è mai capitato, ma comincio a racimolare i miei pensieri per dare una risposta. Certo la domanda non è banale, e mi risulta più difficile di quanto pensassi. Inizio a ripeterla nella testa: “cos’è l’amore, Annalisa?”. Ripercorro come un film l’episodio del poema che narra di come Didone, accecata da un fuoco incontrollabile sia stata uccisa da questa passione tanto potente, una forza che, secondo l’ideale virgiliano, si scaglia sempre sui più deboli e porta inevitabilmente alla morte. E così inizio a scrivere, forse Virgilio non erra totalmente nel definire l’amore; sicuramente è un’arma pericolosa che può portare alla rovina se non usata e controllata nel modo giusto, ma se pensata e concepita con la ragione può diventare il dono più grande di tutti, portatore di gioia. Mi chiedo spesso se sono mai stata innamorata e ricordando le famose “cotte” prese fin dalle elementari, non scorgo niente che possa essere definito “amore”. Ma poi mi soffermo e inizio a riflettere su cosa sono diventata oggi e guardando le mie amicizie e le mie piccole ma preziose esperienze di vita posso forse dire di essere una persona che ha imparato ad amare col tempo.
Ma non intendo il solo voler bene ad una persona che ti attrae e ti fa venire le famose farfalle nello stomaco, per me il vero significato della parola amare si estende a diversi ambiti: amare la propria famiglia, amare il prossimo, amare la bellezza del mondo che ti circonda, amare la tua stessa vita, questo ho acquisito negli anni e in tal senso amare è una emozione indescrivibile alla quale non potrei rinunciare. Perché grazie ad essa mi alzo al mattino con spirito diverso, con la voglia di vivere con tutte le energie la giornata e di dare sempre il meglio. Una volta ho sentito dire che amare significa rinunciare a se stessi per mettere al primo posto le persone a cui tieni ed io cerco in ogni modo di realizzare questo ideale perché il sorriso degli altri mi appaga in maniera straordinaria! E mi rendo conto che tutto questo entusiasmo l’ho fortunatamente appreso proprio dai sentimenti che provo verso un’altra persona, la famosa cottarella, che però si è trasformata in qualcosa di più. Diversamente dalle altre volte non mi interessa il sol dire alle amiche “mi piace quel ragazzo”, ma voglio dimostrare in tutti i modi ciò che valgo, voglio fargli sentire la mia voce, e fargli comprendere a chiare lettere che io posso capirlo e dargli una mano; gli ostacoli che incontra sulla sua strada infatti sono gli stessi miei, così come i suoi sogni. So per certo che noi possiamo lottare e raggiungerli, insieme ce la possiamo fare. Uscire dal mio guscio per vedere la sua felicità ogni volta che riesco, a regalargli anche un piccolo sorriso mi dà una gioia tale che ho capito che forse posso fare davvero tanto anche per le altre persone e circondarmi di tanti altri volti sorridenti.
Virgilio ha tuttavia ragione quando afferma che amare può essere anche distruttivo, perché attaccarsi troppo agli altri significa purtroppo fare del male a se stessi nel caso in cui chi si ama possa stare male o allontanarsi abbandonandoti; in questo senso bisogna, come in ogni cosa, usare l’intelligenza per equilibrare le cose e non rimanere feriti come Didone. Una cosa sola contesto dell’idea virgiliana: l’amore non attacca le persone più deboli, amare è la virtù dei forti, perché significa sacrificarsi per il bene altrui e questo manca veramente tanto nella nostra società egoista e ci sta facendo cadere sempre più nell’indifferenza o peggio nell’odio reciproco, portandoci ad un’inevitabile catabasi.
Annalisa Mazzolari
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