Hanno almeno quattro figli, moltiplicano coccole, rimproveri, seggiolini per auto, letti, biciclette, tasse scolastiche, quaderni. A volte possono sentirsi “strane”, “fuori dal comune”, “esagerate”. Nonostante le difficoltà e il gran trambusto, però, le famiglie numerose sono felici. E orgogliose di esserlo.
del 07 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Hanno almeno quattro figli, tra naturali, adottati o affidati; la loro non è classica utilitaria, ma una sorta di pulmino; moltiplicano coccole, rimproveri, seggiolini per auto, letti, biciclette, tasse scolastiche, quaderni, regali di Natale e di compleanno; in casa l'influenza produce un effetto domino e dura molto più del consueto. Nonostante le difficoltà e il gran trambusto, però le famiglie numerose sono felici. E orgogliose di esserlo.
          A volte possono sentirsi “strane”, “fuori dal comune”, “esagerate”, ma la fede le aiuta a superare ogni scoglio. Anche se i soldi non bastano mai, se quando fanno le presentazioni si sentono dire: “ma sono tutti vostri?”, o se di fronte ad una nuova gravidanza gli amici strabuzzano gli occhi e pensano sia solo follia. “Ci dicono che bisogna essere incoscienti per mettere al mondo tanti figli e noi rispondiamo che più che incoscienti bisogna essere fiduciosi nella Provvidenza”, spiegano Gianni e Anna che di figli (anzi, “miracoli dell’amore”, come li definiscono”) ne hanno sette. “Siamo pazzi d’amore: il nostro – osservano - è un amore umano che attinge da un Amore più grande, che ci dà la forza per andare avanti giorno per giorno con il sorriso sulle labbra, pur stando svegli di notte con il piccolo o perché i pargoli si ammalano spesso”.
          Ovviamente, in mezzo agli impagabili momenti belli e gioiosi, non mancano quelli di sconforto. Specialmente nel sentirsi “diversi”, isolati nella scelta di apertura alla vita e poco tutelati dalle istituzioni. “Spesso – confidano - ci siamo sentiti ‘fenomeni da baraccone’, ma in tante occasioni siamo stati incoraggiati da qualcuno e soprattutto benedetti dal Signore e dalla Provvidenza. Sì, noi abbiamo sempre creduto in essa, perché abbiamo sperimentato che qualsiasi situazione, anche la più difficile, si è risolta con la serenità e l’abbandono alla volontà di Dio”.
          Lidia e Andrea sono sposati da 20 anni e con i loro quattro bimbi si collocano “fra quelli che ormai non arrivano neanche a metà mese, che a cena hanno sempre qualche amico dei figli, che a cena dagli altri non vanno mai, che ben volentieri accettano tutto di seconda mano e che se vuoi ritrovarti con tuo marito devi aspettare la mezzanotte quando tutti dormono e rimandi al giorno dopo le ottocento cose che ti rimangono da fare”. Eppure, ammettono con semplicità, “non avremmo potuto rinunciare a nessuno di loro. Perché è questo il vero senso della vita”. “Riflettevo su quanto sono importanti queste sette vite che ho messo al mondo: sono – spiega Beatrice - la mia speranza, la mia felicità, la mia serenità, un turbine di passioni indescrivibili e tanta gioia infinita. Chi l'avrebbe mai detto che avrei avuto sette figli, io che sono figlia unica e non conosco l'amore fraterno; ringrazio Dio per il progetto che mi ha riservato”.
          Nella società della famiglia mononucleare, in cui molte volte gli istituti di ricerca lanciano l’allarme denatalità, la storia di chi va controcorrente in modo così plateale sembra una provocazione oppure la trama di un film.
          C’è chi annuncia di aspettare il sesto figlio, chi dopo tre eredi naturali ha deciso di accogliere una neonata in affido o ha adottato ragazzi disabili, chi si dice fiera di essere una “mamma a tempo pieno” e chi sceglie di dare ancora la vita dopo aver affrontato una brutta depressione post-partum.
          Da ogni racconto – che non nasconde mai le paure, i dubbi, le incertezze – traspare fiducia, coraggio, concretezza, realtà. Per alcuni forse difficile da comprendere, da inserire negli schemi di un mondo sempre più egoista e individualista, ma pur sempre realtà. Che fatica a farsi sentire mentre c’è chi alza la voce per affermare che l’aborto è un diritto e che figlio è sinonimo di costo. “È sicuramente dura dal punto di vista fisico, mentale ed economico. Ma la gioia e i sentimenti profondi ed indescrivibili che ci hanno e ci stanno facendo provare, ripagano ogni sacrificio fatto”, dicono Vincenzo e Romina, genitori di cinque bambini. Del resto, per le famiglie numerose la loro esperienza è un contributo effettivo alla promozione della cultura della vita. Ed è anche per questo che molte – ben 10 mila per un totale di oltre 60 mila persone – hanno deciso di aderire all’Associazione nazionale che ha nell’amore, nella pace e nella solidarietà i suoi valori fondanti.
          L’organismo, con sedi sparse in tutta Italia, ha proprio lo scopo di fornire assistenza, informazioni, sostegno materiale e spirituale alle famiglie numerose scambiando idee e proponendo iniziative, ma anche avanzare proposte in ambito fiscale e tributario, a livello nazionale e locale, e sollecitare politiche familiari adeguate. Perché “nell’odierno contesto sociale, i nuclei familiari con tanti figli costituiscono una testimonianza di fede, di coraggio e di ottimismo: senza figli non c’è futuro”, ha sottolineato Benedetto XVI che in diverse occasioni ha auspicato e richiesto “interventi sociali e legislativi a tutela e a sostegno delle famiglie più numerose, che costituiscono una ricchezza e una speranza per l’intero Paese”.
Paola Di Rocco
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