Settantacinque anni fa la canonizzazioneIl 1° aprile 1934 - solennità di Pasqua e conclusione del Giubileo straordinario della redenzione - Papa Pio XI proclamava santo il sacerdote torinese Giovanni Bosco. La canonizzazione di don Bosco richiama irresistibilmente gli educatori di oggi alla validità perenne del sistema preventivo, fondato sulla ragione, la religione e l'amorevolezza, e finalizzato all'edificazione dell'onesto cittadino e del buon cristiano
del 01 aprile 2009
Il 1° aprile 1934 - solennità di Pasqua e conclusione del Giubileo straordinario della redenzione - Papa Pio XI proclamava santo il sacerdote torinese Giovanni Bosco (1815-1888).
 
Terminava così il lungo processo di beatificazione e di canonizzazione iniziato a Torino il 4 giugno 1890. La prima fase, il 'processo ordinario' (detto così perché condotto sotto la responsabilità del vescovo ordinario del luogo) si era conclusa il 1° giugno 1897. Solo dieci anni dopo, il 24 luglio 1907, era iniziato il 'processo apostolico' (romano).
 
Esso durò venti anni, fino all'8 febbraio 1927, e conobbe fasi alterne. Basti dire che al termine d'una riunione preparatoria - quella del 20 luglio 1926 - sembrò ad alcuni che la causa di canonizzazione non potesse più procedere.
 
Ma l'interessamento autorevole di Pio XI - che da giovane prete aveva conosciuto personalmente don Bosco ('Noi siamo con profonda compiacenza tra i più antichi amici personali del venerabile Don Bosco', così aveva detto in una memorabile udienza il Pontefice) e ne aveva conservato una stima altissima - fece ripetere la medesima riunione pochi mesi più tardi, il 14 dicembre 1926.
 
Il successo di questa nuova riunione aprì la strada agli adempimenti ulteriori: la cosiddetta Congregazione Generale davanti al Papa (8 febbraio 1927) e la conseguente Lettura del Decreto sull'eroicità della vita e delle virtù del venerabile Giovanni Bosco (20 febbraio 1927).
 
Così, dopo l'esame dei quattro miracoli allora prescritti - due per la beatificazione e due per la canonizzazione - si poté procedere alla beatificazione il 2 giugno 1929, e finalmente alla canonizzazione, appunto il 1° aprile 1934.
 
Proprio il processo romano (1907-1927) - impostato, come prevedeva la procedura vigente, secondo il metodo delle 'obiezioni' (animadversiones, avanzate dal cosiddetto 'avvocato del diavolo') e delle 'risposte' (responsiones, preparate dall'avvocato difensore, designato dalla postulazione) - contiene gli elementi più interessanti per riflettere oggi, a settantacinque anni di distanza, sul significato sempre attuale della canonizzazione di don Bosco. Le obiezioni sono abbastanza note. Si trattava soprattutto della cosiddetta 'astuzia' di don Bosco, orientata, secondo l''avvocato del diavolo', a un'ardente passione di successo personale e di guadagno economico. Vi entrava anche - per gli stessi motivi - l'accusa di un certo 'plagio' nei confronti dei ragazzi, di 'non trasparenza' (sono termini di oggi) nell'assicurarsi elemosine ed eredità, e di disubbidienza pressoché sistematica all'arcivescovo di Torino, monsignor Gastaldi. La risposta a queste obiezioni proviene - oltre che dagli organismi stabiliti dalla procedura - dall'autorità somma del Papa: di conseguenza, soprattuttole parole di Pio XI rimangono un punto di partenza imprescindibile per rileggere oggi il significato profondo della canonizzazione di don Bosco.
 
Alla conclusione del processo romano, l'8 febbraio 1927, il Papa aveva detto: 'Il venerabile Don Bosco appartiene alla magnifica categoria di uomini scelti in tutta l'umanità, a questi colossi di grandezza benefica, e la sua figura facilmente si ricompone, se all'analisi minuta, rigorosa delle sue virtù, quale venne fatta nelle precedenti discussioni lunghe e reiterate, succede la sintesi che, riunendone le sparse linee, la restituisce bella e grande: una magnifica figura, che l'immensa, l'insondabile umiltà, non riusciva a nascondere'.
 
E finalmente, nell'omelia del 1° aprile 1934, questa 'magnifica figura' venne solennemente definita come l''apostolo della gioventù, interamente dedito alla gloria di Dio e alla salute delle anime', distintosi per arditezza di concetti e modernità di mezzi in ordine all'educazione completa dell'uomo: educazione che - secondo il pensiero di Pio XI, in polemica non troppo velata con la cultura fascista del tempo - non doveva limitarsi soltanto a corroborare il corpo, ma doveva mirare a tutto il suo essere, a promuovere la formazione nelle scienze, senza però trascurare mai le verità divine e soprannaturali.
 
Detto in altri termini, la canonizzazione di don Bosco richiama irresistibilmente gli educatori di oggi alla validità perenne del sistema preventivo, fondato sulla ragione, la religione e l'amorevolezza, e finalizzato all'edificazione dell'onesto cittadino e del buon cristiano: un sistema educativo collaudato, in poco più di un secolo, da una schiera di campioni della santità giovanile, come Domenico Savio, Laura Vicuña, i cinque ragazzi martiri di Poznan, Alberto Marvelli, i giovani martiri spagnoli, Zeffirino Namuncurà. Per questo motivo il sacerdote torinese Giovanni Bosco ha donato la sua vita, sfidando con grande coraggio i 'benpensanti' del suo tempo. Per questo egli ha esercitato eroicamente le virtù. Per questo egli è santo, e rimane per sempre nella gloria di Dio.
 
don Enrico Dal Covolo
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