PARTE TERZA.

"Si tratta di testimoni diretti - tra i moltissimi - i quali, con tutto il rispetto per il Libro sacro, potevano dire: «Noi l'abbiamo veduto con i nostri occhi, le nostre mani hanno toccato, di ciò rendiamo testimonianza» (Gv 1,1-2)."

PARTE TERZA.

da Don Bosco

del 09 dicembre 2011

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LE NOSTRE MANI LO HANNO TOCCATO.

Della vasta orma lasciata dietro di sé dall'uomo don Bosco e dal santo Giovanni Bosco - che formano però un'unità inscindibile - vogliamo raccogliere qui alcune testimonianze minori, curiose ed interessanti, che gettano, per le risonanze sottese, una limpidissima luce sulla prima e seconda parte di questo volume e ne sono come la trasparente conferma. Su don Bosco esiste, ormai, un'intera biblioteca, anche se molto resta da esplorare. Accanto all'opera dei suoi memorialisti - Lemoyne, Amadei, Ceda - che hanno raccolto una mole imponente di notizie, accanto agli studi improntati a severo rigore scientifico dei più affermati studiosi di don Bosco, che indagano giustamente sulla sua grande storia e i successivi sviluppi, è esistita intorno al Santo una tradizione minore, quasi una ministoria, affidata a ricordi remoti, a pagine pressoché dimenticate o di non facile accesso, la quale ha tuttavia una sua valenza ed utilità.

Si tratta di testimoni diretti - tra i moltissimi - i quali, con tutto il rispetto per il Libro sacro, potevano dire: «Noi l'abbiamo veduto con i nostri occhi, le nostre mani hanno toccato, di ciò rendiamo testimonianza» (Gv 1,1-2).

Marginali, episodiche quanto si vuole, queste testimonianze si collocano accanto alla grande storia di don Bosco con una loro dignità. Hanno il colore e la suggestione del buon tempo antico, che fu quello del Santo da essi avvicinato cuore a cuore. Hanno il pregio singolarissimo di rendere il clima della santità, della carità educativa e pastorale, dentro la cornice della 'ferialità' quasi banale e perciò tanto più vicina ai piccoli, ai poveri, alla gente.

Il sospetto che queste testimonianze, rese in tarda - e talora tardissima - età, non siano attendibili non regge. «Nelle memorie dei bambini - ha scritto il Card. Martini, che vide, fanciullo, la glorificazione di don Bosco per le vie di Torino - si formano dei quadri che, anche se non perfettamente esatti quanto al rigore storico, sono l'immagine che essi si portano dentro di un vissuto epico che continua ad agire in loro come un misterioso messaggio, È così che la figura di don Bosco mi è rimasta dentro».

Restringere la santità di don Bosco allo scorcio della sua vita sarebbe un falso storico, come si evince da documenti di sicura valenza storica e da testimonianze diffuse, specialmente tra la gente piemontese, dove il Santo fu più conosciuto ed avvicinato, per lo più non registrate, ma tramandate di bocca in bocca.

Curiosa, ad esempio, è la seguente testimonianza, che dimostra come la fama di santità di don Bosco, nella sua maturità, era già diffusa negli sperduti paesi dell'alta Longa, riportata da Augusto Pregliasco sulle colonne dell'Unione Monregalese (11 febbraio 1988). È un minuto tassello di storia locale da connettere con le 'Missioni' predicate da don Bosco nel novembre 1857 a Saliceto Langhe, su invito del parroco don Fe- foglio.

«Tempo fa, ricordo di aver parlato con amici della 'preziosità' (almeno per me), che conservo gelosamente nel portafoglio da quando ero ragazzo: una bustina sulla quale si legge: Scritto di Don Bosco. Tenere preziosa reliquia. Sono poche parole indecifrabili quasi, ritagliate dalla lettera scritta da Torino al papà di mia zia, il sig. Martini, Segretario Comunale in Saliceto, che aveva ospitato don Bosco nel 1857 per oltre una settimana di sua permanenza nel nostro paese. Si dice anche che don Bosco fosse venuto per l'acquisto del castello: contratto che, purtroppo, non venne stipulato. La zia pensò, allora, di ritagliare la lettera di don Bosco e di distribuire i 'frammenti' fra tutti i parenti (come suddivisione di una taumaturgica eredità). Sarebbe bello ritrovarsi per ricomporre il testo, ma la vasta parentela si è sparpagliata anche oltre oceano. Comunque, questa mia 'reliquia' mi ha sempre seguito e protetto negli anni del collegio durante le paure della guerra, così come mi ha confortato nei momenti di sofferenza».

Preceduto dalla fama di santità, il predicatore che veniva da Torino non si era smentito. 

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