Intervista a Kevin Delugan
1. Chi sei e cosa fai nella vita?
Sono Kevin Delugan - classe 2001 - studente di informatica all'Università degli Studi di Trento e collaboratore. Collaboro con il centro giovani Juvenes, presso l'Istituto Salesiano Rainerum di Bolzano.
2. Che progetto stai portando avanti?
Dal 2018 ho iniziato ad utilizzare i videogiochi come mezzo educativo, strutturando attività mirate a ragazzi delle medie e primi anni delle scuole superiori.
Se negli anni di don Bosco era il gioco in cortile il mezzo per avvicinare i ragazzi ad un percorso di crescita, credo fortemente che questo ruolo possa essere ora esteso anche ai “cortili digitali”.
Luoghi dove non solo si gioca, ma si impara a crescere.
3. Raccontaci come è nata la tua passione.
Sin dai primi anni delle scuole medie, mi affascinava il mondo dei videogiochi, in particolare di quelli di categoria “sandbox”, ovvero i giochi nei quali non vi è un vero e proprio obiettivo, ma sono semplicemente degli spazi dove realizzare le proprie idee e dare sfogo alla propria libertà.
Durante l'estate a cavallo fra medie e superiori, ho iniziato a realizzare dei video per YouTube, dove mostravo come un gioco popolare - Minecraft - potesse essere plasmato in base alle proprie passioni e interessi.
Nel giro di pochi mesi, ho iniziato a collaborare con numerosi creatori di contenuti digitali (anche detti YouTuber) aiutandoli a personalizzare la loro esperienza nel gioco e, imparando anche un po' di programmazione, anche ad apportare modifiche al gioco in base alle loro esigenze.
Proprio quando iniziavano ad arrivare le prime offerte di lavoro in questo ambito, il salesiano che ci seguiva al centro giovanile mi ha proposto di adattare quei contenuti che portavo sul web per essere utilizzati durante le attività estive del centro giovanile.
Da questa prima esperienza ho iniziato ad esplorare sempre più il mondo dell’educazione.
4. Informatica ed educazione: come stanno insieme?
Come il gioco è uno strumento fenomenale per l'insegnamento verso i più piccoli, sicuramente lo può essere anche un videogioco. Credo che stia tutto nel pensiero che sta dietro alla creazione dell’applicativo; quante delle app che i ragazzi usano quotidianamente hanno come fine principale l’educazione dei suoi utenti? Quante invece cercano di massimizzare il fatturato?
Sono del parere che l'informatica educativa, l'etica delle intelligenze artificiali e l'interazione uomo-elaboratore siano i tre grandi argomenti che verranno maggiormente discussi nei prossimi anni.
E credo che sia innegabile che delle lezioni generate da un'intelligenza artificiale specializzata possano essere più coinvolgenti di una lezione di un professore e - se fruite ognuno da casa propria tramite un visore - avrebbero l'enorme vantaggio di poter essere personalizzate sul singolo studente, ma è fondamentale che un eventuale cambiamento del modo di fruire la didattica sia guidato da figure educative.
5. Come stai diffondendo il tuo "sogno"?
Attualmente sto ancora dando priorità alla mia formazione, lasciando in secondo piano il sogno di dedicarmi all'ideazione di nuove attività a tempo pieno.
Sempre presenti sono però 4-5 ore a settimana di laboratori tecnologici nel centro giovani Juvenes nei quali sfruttiamo i videogiochi come mezzo educativo e didattico. Negli ultimi anni sono state proposte una dozzina di attività; da “Matematica con Minecraft” dove si imparavano curiosità matematiche giocando al famoso gioco a cubi a “Creazione Computer” grazie ad un gioco di simulazione di reti logiche, da “Minecraft Scripting” per imparare le basi dell’algoritmica a “Creazione Videogiochi in VR” per addentrarsi nel mondo della creazione di videogiochi in 3D e in realtà virtuale.
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