Per una spiritualità giovanile ispirata a Maria - 2' Parte

Due articoli per il Mese Mariano su come i giovani possano trovare in Maria una figura significativa e come Maria conduca i giovani verso una comprensione più matura della storia della salvezza. 2' Parte.

Per una spiritualità giovanile ispirata a Maria - 2' Parte

 

MARIA MICROSTORIA DELLA SALVEZZA

Da questa descrizione attualizzante del volto giovane di Maria, dobbiamo ora procedere verso un approfondimento teologico della vicenda di lei. Ci preme inoltrarci nel nucleo intimo della persona di Maria, nel suo io profondo, per rispondere alla domanda sul significato ultimo della sua presenza nella storia della salvezza. In parole semplici: «Chi è Maria dal punto di vista teologico? Chi è Maria alla luce di Dio e della rivelazione biblica, e viceversa, che cosa di Dio rivela Maria?» Non ci accontentiamo di una risposta qualsiasi, anche se vera; vorremmo una risposta fondamentale che va alla radice, e centrale in quanto deve poter legare e spiegare tutto l'ordito dell'esistenza di Maria e deve, per conseguenza, poter strutturare organicamente il trattato mariologico fungendo da primo principio.

E' legittima questa ricerca?

Non tutti l'approvano. Per esempio, il noto mariologo francese R. Laurentin, di fronte alla difficoltà di trovare un simile principio unitario in linea cristologica, ecclesiologica e antropologica, opta per un «metodo non sistematico»[9], scaglionando il discorso su Maria nella sequenza degli articoli del Credo. Poiché Maria non è un teorema, ma una persona libera e inserita nel libero, arcano, imprevedibile disegno di Dio - rivelato a noi in modo frammentario nella Bibbia - , occorrerebbe rinunciare alla logica divina, oltre che alla logica umana dimostratasi inadeguata, in vista di una comprensione sistematica della Vergine.

Tale conclusione rinunciataria, confermata dal fatto che tutto nella Bibbia trova consistenza nel Cristo (Col 1,17), non tiene conto di due principi evidenti:

 

a) la logica di Dio, anche se resa imprevedibile e svelata frammentariamente, comporta certe «costanti» nel modo libero d'agire di Dio, che «...sono analogicamente come delle "leggi" ... certamente osservate da Dio in piena libertà, ma che ci fanno tuttavia comprendere che il suo agire non è caotico e casuale, ma sapiente, che persegue con intelligenza i suoi fini e in meravigliosa armonia con il suo stesso essere nonché con l'essere delle sue creature». [10]

 

Le vie di Dio, anche se misteriose e trascendenti (cf Rm 11, 33-36), non per questo cessano di essere infinitamente sagge e coerenti;

 

b) il destino di Maria, tutt'altro che un'accozzaglia di azioni e fatti slegati e senza senso, deve avere una sua intima logica o un filo d'oro segreto, che dia ragione della scelta della Vergine Madre da parte di Dio e della fedele adesione di lei al disegno salvifico. Se ogni uomo, almeno al termine della vita, può totalizzare atteggiamenti ed azioni che lo hanno configurato in un determinato tipo, solo la figura di Maria non emergerà con un suo significato preciso, insito negli atti storici della sua esistenza?

 

Questi due principi sono direttamente proporzionali: più una persona è inserita nella storia della salvezza, più essa acquista un significato vitale e profondo, perfino paradigmatico. Proprio questo è il caso di Maria, che alla luce delle leggi storico-salvifiche, appare un concentrato e un punto focale dell'agire divino.

Tutte le leggi storico-salvifiche individuate dalla teologia biblica  purtroppo ancora poco sviluppata su questo tema  si possono applicare a Maria. Non scenderemo qui all'elenco che ne fa C. Vagaggini, il quale enumera senza essere esauriente undici leggi storico-salvifiche (ivi, pp. 1569-1571), ma ci limiteremo a valorizzare la prima di esse e ad applicare a Maria altre due della massima importanza.

 

Maria, amata da Dio per essere la Donna dell'Alleanza

Risalendo all'origine del piano salvifico, troviamo che «la suprema "legge" onnicomprensiva della storia della salvezza è l'affermazione: Deus charitas est» (ivi, p. 1569).

L'amore, che definisce Dio in prospettiva non metafisica ma dinamica, è il principio sommo, mediante il quale la storia della salvezza nei suoi meandri e risvolti diventa comprensibile. L'amore spiega l'iniziativa di Dio nella creazione, elezione, alleanza, nell'invio del Verbo nel mondo...

Proprio la suprema legge dell'amore di Dio si manifesta in Maria, fin dalla prima presentazione che ne fa Luca. Mentre Zaccaria ed Elisabetta «erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore» (Lc 1, 6), cioè erano modelli di giustizia (= santità) acquisita, Maria è collocata nella prospettiva della grazia, cioè del gratuito amore divino. L'angelo Gabriele non la chiama per nome ma la saluta Kecharitomène (Lc 1, 28), titolo che sostituisce il nome proprio e indica chi è Maria alla luce di Dio. Il nome biblico  come è risaputo  indica la persona nella sua missione salvifica. Maria è la «piena di grazia» innanzitutto nel senso che è ricolma della compiacenza, benevolenza e favore divino: «Maria è la persona che Dio ha voluto gratificare della sua benevolenza, in modo che ella ne fosse compenetrata stabilmente nel proprio essere, per rispondere degnamente alla sua vocazione di Madre del Cristo, Figlio di Dio». [11]

In parole più semplici: Maria è amata da Dio, è oggetto permanente del suo favore, gratuitamente Dio la ama da sempre.

Da questo amore gratuito procede la scelta di Maria, che si esprime nell'annunciazione, stilata secondo un genere letterario complesso, in cui convengono gli schemi degli annunci di nascite straordinarie, di vocazione-missione, di apocalisse e di alleanza. In base a tale annuncio Maria sarà la madre verginale del Messia davidico, ma tale vocazione si esplicherà a servizio del suo regno espressamente nominato. Alla Vergine è rivelato il mistero nascosto (apocalisse) del Dio che non solo è alleato degli uomini, ma  cosa ignota al Vecchio Testamento - si fa addirittura uomo nel suo seno.

Maria è scelta per essere la dimora di Dio, ma anche la persona di fiducia, cui è affidato un segreto arcano, che ella non comunicherà neppure a Giuseppe.

Prevenuta dalla grazia divina e rinnovata dallo Spirito creatore, Maria pronuncia la risposta tipica dell'Alleanza, propria di Israele: «Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1, 38). E' la risposta della credente, in cui si concentra l'autentico Israele, divenuto finalmente fedele servo di Dio. La comunità si concentra nella persona della Vergine per poi irradiarsi a partire da lei, quasi intonazione di un canto che sarebbe stato eseguito nel tempo e nello spazio dalle comunità cristiane dell'unica chiesa di Cristo.

L'amore di Dio si concentra su Maria come punto focale della storia della salvezza, quando giunge la pienezza del tempo (Gal 4,4): Dio l'ama e ne viene ricambiato con un sì perfetto alla sua alleanza d'amore.

Per nulla staccata dal disegno di salvezza, Maria è il paradigma del nuovo popolo di Dio, affinché in Cristo e nello Spirito rinnovino l'alleanza d'amore con il Padre.

 

Maria, la serva innalzata, l'emarginata promossa, la sconosciuta glorificata

Oltre al nome biblico di Maria (Lc 1, 28), ci aiuta a discernere una legge storico-salvifica, che in lei si realizza puntualmente, il cantico del Magnificat (Lc 1, 46-55). In esso - ci dicono gli esegeti - risuona la voce di Maria (o almeno il suo cuore) e insieme quella delle comunità lucane, che vi consegnano la prima riflessione teologica sulla vicenda vissuta dalla Vergine nell'annuncio dell'angelo e nell'incarnazione del Verbo. E' - ci si permetta il termine - come la prima «mariologia» in senso stretto, in quanto il Magnificat legge la vicenda di Maria nella logica di Dio applicandole lo schema storico-salvifico bassezza-esaltazione (Lc 1, 48-48): «...Ha guardato a me sua povera serva: d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me il Potente...».

In sostanza, nell'evento della sua maternità verginale nei riguardi del Messia, Maria vede attuato quel «cambio di situazione» di ordine ascensoriale, già realizzato nella vittoria veterotestamentaria sulla sterilità biologica (Sam 1,11; Gen 16,11; 29, 32). Ella sente di passare dall'umiliazione alla felicità, dalla dimenticanza ed emarginazione alla lode e congratulazione. Non è tanto il passato che importa, quanto il presente come inizio del futuro, poiché gli aoristi («depose i potenti, innalzò gli umili...») hanno «valore di aoristi ingressivi o incoativi, indicanti cioè l'inizio di un'azione». Con l'incarnazione, che Maria vede come un nuovo Esodo in cui Dio opera «grandi cose» (Lc 1, 49) è iniziato definitivamente un moto ascensoriale nei riguardi di Maria e di tutti quelli che sono sulla sua linea (poveri, umili, affamati...), cui ha riscontro un moto discensivo per quanti sono sul versante opposto di lei (tiranni, arricchiti, saziati...). Maria diventa un caso privilegiato di quella «regola mirabile» (Ph. Bachmann) per cui ciò che è debole diviene strumento prescelto della attività salvifica di Dio (cf 2 Cor 12,9), ossia un caso speciale di quel «paradosso della salvezza» (Sap 5,2), che percorre tutta la Bibbia distinguendo la logica di Dio da quella dell'uomo.

Se Maria, continuando la linea veterotestamentaria (Is 52,13-53, 12; Sam 2, 7; 2 Sam 22, 28; Ez 21, 31; Sir 7, 11; Pr 3, 34) e anticipando il destino di Cristo (At 2, 23-36; Gv 3,14-15; Fil 2, 6-11), è uno specchio della logica divina della bassezza-esaltazione, è chiaro che il moto ascensoriale appartiene alla vita terrena e postuma di Maria. Senza sostituirsi a Dio, né rivaleggiare con lui, riconosciuto Salvatore trascendente nella sua potenza, santità, misericordia e fedeltà all'alleanza, Maria emerge nella Chiesa e nel mondo come creatura densa di valore innalzata alla considerazione religiosa degli uomini.

Come tradurre in termini antropologici le espressioni spaziali del passaggio dal basso all'alto? Che cosa significano esaltazione e innalzamento? Certamente qualcosa che riguarda la persona di Maria in se stessa vista in rapporto a Dio, alla comunità e alla storia.

Innanzitutto, l'esaltazione di Maria significa la sua missione materno-verginale nei riguardi di Cristo, che le assegna un posto unico nella storia della salvezza: ella è la Madre del Figlio dell'Altissimo. Ciò la pone in rapporto originale e intimo con le Persone della Trinità, per le quali ella è oggetto d'amore perenne e intenso. Poiché l'amore di Dio è creativo, la persona di Maria è trasformata, giustificata, santificata, dignificata: dobbiamo dire che ella è un capolavoro dell'amore di Dio.

In rapporto alla comunità, l'esaltazione della serva del Signore indica il compito salvifico che la costituisce persona rappresentativa della comunità, agente per essa e con essa, e insieme persona degna della riconoscenza e della lode della stessa comunità. Il coro delle generazioni che celebrano la Vergine Madre non potrà essere interrotto...

Tale celebrazione non può risolversi in una memoria storica concentrata sul passato; essa implica il riconoscimento della partecipazione di Maria alla vita eterna presso il Signore. La celebrazione di Maria, vivente ed operante nella gloria, si trasforma in culto di venerazione e di richiesta di intercessione.

 

Maria, icona rivelatrice del Dio paradossale

Oltre al nome biblico di Maria e alla prima lettura teologica della vicenda di lei, ci spinge a penetrare nel suo mistero (e contemporaneamente nel mistero di Dio) il fatto che la Vergine-Madre è presentata dalla Bibbia come un «segno» (Is 7,14; Mt 1, 22-23).

Che cosa «significa» il concepimento verginale, su cui si è accesa la discussione teologica contemporanea senza riuscire a scalfirne la solidità biblico-ecclesiale?

Certamente la verginità di Maria rivela che il bambino nato da lei è il «Dio con noi» (Mt 1, 23), il «figlio dell'altissimo» (Lc 1, 32). Ha un significato cristologico: è «come un flash sulla persona di Gesù. Entrando nel mondo egli presenta se stesso con il segno del concepimento verginale. Con questo evento inedito, Gesù non si confonde con gli altri uomini mentre si fa uomo, perché non può rinunciare alla sua personalità di Figlio di Dio. Perciò si sottomette ai processi generativi nel seno di una donna, ma esclude una paternità umana che getterebbe l'equivoco sul suo essere trascendente». [12]

La Vergine testimonia che Gesù viene da lontano, dal seno del Padre, e insieme viene per stabilire un mondo nuovo sotto il segno della sovranità e paternità di Dio: «Bisognava che nascesse in modo nuovo - asserisce Tertulliano (dopo il 220) - colui che stava per diventare l'autore di una nuova nascita».

Nell'incarnazione del Figlio di Dio si manifesta in tutta la sua densità paradossale la logica divina, che sconvolge e sorprende quella umana. Contro la mentalità pagana, espressa dal filosofo Celso, che riteneva disdicevole che Dio si incarni nel seno di una donna, il Padre sceglie la via materna per l'incarnazione del Figlio: questi diventerà «figlio di Maria» (Mc 6, 3), la quale lo concepirà e partorirà (Lc 1, 31; 2, 7).

A questa scelta imprevista di una donna per la missione unica nel piano salvifico di dare a Dio esistenza umana e inserimento nella storia, è connesso il modo inedito e paradossale con cui Egli ha voluto realizzare la maternità messianica: la verginità.

Alla domanda di Maria, che in un impegno attivo di riflessione chiede: «Come avverrà questo?» (Lc 1, 34), l'angelo risponde facendo appello allo Spirito Santo e al Dio che rende fattibile quanto umanamente è ritenuto irrealizzabile: «Niente è impossibile a Dio» (Lc 1, 37). La maternità verginale è dunque lo svelamento del Dio dell'impossibile, che pone insieme armonicamente nella persona di Maria le qualità in sé contrastanti di madre e vergine. Nel grembo di una ragazza umile e povera, con l'esclusione della potenza maschile simbolo di autosufficienza, germina la vita umana del Cristo, sbloccando una situazione senza via d'uscita. In Maria si superano i processi normali della generazione e del parto; senza sostituzione dell'elemento maschile (il modello ierogamico è espressamente evitato da Luca quando parla del concepimento per opera dello Spirito Santo), la generazione di Gesù si attua a livello diverso, trascendente e misterioso, giungendo ad operare l'inedita armonia tra maternità e verginità.

Maria è quindi teatro dell'azione paradossale del Dio cui tutto è possibile? Sì, ma non soltanto luogo o scenario in cui Dio agisce. Dio tratta Maria come una libertà e non procede al concepimento verginale senza prima averla interpellata ed averne ottenuto il consenso. Dio, che pure trascende le potenzialità naturali, non deroga alla libera decisione delle sue creature. E pur rispettando la scelta coraggiosa della verginità da parte di Maria, chiede a costei un mutamento di programma a favore di una maternità responsabile, salva la verginità.

La Vergine-Madre, dal consenso responsabile, si trova così nel punto nodale del piano di Dio  - - ha intuito Ireneo - come l'antitesi di Eva. Con Maria, vergine obbediente, il tessuto storico-salvifico comincia ad essere riparato: di lei può dirsi che è divenuta «causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano».

Come donna, vergine e madre, Maria di Nazaret rivela il volto misericordioso di Dio che si china sugli emarginati, per operare in essi e per mezzo di essi le sue opere mirabili e paradossali.

Questa è la logica di Dio: amare con amore gratuito e coinvolgente, che opera un cambio di situazione a favore degli umili e attua l'armonia meravigliosa tra opposte realtà. Tale logica si condensa nella persona di Maria: l'amata da Dio in vista dell'alleanza, la serva beatificata, l'icona del Dio paradossale cui nulla è impossibile.

 

Conclusione vitale

Maria e i giovani: un incontro asimmetrico di due mondi diversi.

La consonanza è immediata a causa dell'età giovane di Maria quando disse il suo sì alla salvezza del mondo, sperando attivamente nel suo cambiamento e optando per la vita.

Questi contenuti hanno valore terapeutico per i giovani d'oggi, spesso incapsulati in un pessimismo paralizzante. In Maria, microstoria della salvezza, essi possono scorgere le leggi dell'agire divino, che diventano interpellanze a non rassegnarsi alla passività, ma ad assumere le proprie responsabilità in campo sociale ed ecclesiale.

La loro situazione di anomia ed emarginazione contrasta con il piano di Dio, che vuole servirsi proprio della loro povertà ricca di fede per affidare ad essi il futuro salvifico del mondo.

Con Maria, giovane donna dell'alleanza, è sempre l'ora dei giovani! Con lei, Odeghitria e Mistagoga, il mistero di Dio diviene vita, avvenire salvifico, giovinezza perpetua.

Ai giovani il tentativo di stabilire quel mondo nuovo cui hanno lavorato senza riuscirvi tanti uomini e donne del passato, ma che nascerà come effetto dell'Uomo nuovo solo quando la Chiesa  - e in essa i giovani - non solo guarderà a Maria, ma sarà Maria.

 

 [9] R. Laurentin, Maria, in Dizionario teologico interdisciplinare, Marietti, 1977, vol. III, pp. 465-468. PG 98, 343.

 

 [10] C. Vagaggini, Storia della salvezza, in Nuovo dizionario di teologia a cura di G. Barbaglio e S. Dianich, Alba, Edizioni paoline, 1977, p. 569.

 

 [11] A. Serra, Bibbia, a.c., p. 246.

 

 [12] S. De Fiores, Vergine, cit., p. 1466.

 

 

 

Stefano De Fiores

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