Il pittore individua un luogo preciso perché le acque del Giordano, qui, si confondono con quelle del Tevere, mentre i presenti sono vestiti come suoi contemporanei: la figura del battesimo cristiano è, ieri come oggi, gesto iniziatico che indica una decisiva appartenenza e segna l’inizio di un compito da svolgere.
di Margherita del Castillo tratto da lanuovabq.it
Il pittore individua un luogo preciso perché le acque del Giordano, qui, si confondono con quelle del Tevere, mentre i presenti sono vestiti come suoi contemporanei: la figura del battesimo cristiano è, ieri come oggi, gesto iniziatico che indica una decisiva appartenenza e segna l’inizio di un compito da svolgere.
“E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità” (1Gv 5-6)
Quando nel 1481 Lorenzo il Magnificò inviò a Roma, quali messaggeri di pace, alcuni tra i migliori artisti della sua Firenze, Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino, era già noto alla corte pontificia, reduce dal successo di un ciclo di affreschi nell’antica basilica petrina, andato poi perduto. Al maestro umbro, e agli illustri rinforzi fiorentini, venne affidata da Papa Sisto IV l’esecuzione del registro mediano della Cappella Sistina, l’ambiente più importante delle stanze vaticane. Le Storie di Mosè, sulla parete meridionale, avrebbero dovuto specchiarsi, in uno scambio di studiati rimandi teologici, nelle Storie di Cristo sulla parete opposta. Di tutti i grandi riquadri, la sua versione del Battesimo di Cristo – il primo a destra guardando l’altare – è l’unica firmata.
Il tema della circoncisione - di Eliezer, figlio di Mosè - e quello del ritorno di quest’ultimo in Egitto per liberare il suo popolo e guidarlo attraverso il deserto, furono ugualmente affidati al Perugino che sviluppò entrambi nella scena dirimpetto. Coloro che definirono il programma iconografico scelsero questi soggetti quali figura del battesimo cristiano, gesto iniziatico che indica una decisiva appartenenza e segna l’inizio di un compito da svolgere, di una precisa missione: Gesù, intraprenderà, infatti, ora la Sua vita pubblica.
Perugino immagina un evento corale al cospetto di un’umanità che occupa gran parte dello spazio. E imbastisce un racconto che comincia dalla vetta della collina a sinistra, dove il Precursore annuncia l’avvento del Messia, mentre i suoi discepoli scendono a valle, togliendosi gli indumenti per farsi battezzare. Risalendo lo sguardo lungo l’altro versante, si vede Gesù che predica alla folla. Il Suo Battesimo è, dunque, la chiave di volta, il punto di non ritorno.
Il pittore, che veste gli astanti in fogge a lui contemporanee, individua anche un luogo preciso perché le acque del Giordano, qui, si confondono con quelle del Tevere, essendo evidentemente Roma, con il Colosseo e il Pantheon, la città che s’intravvede sullo sfondo del paesaggio sfumato in lontananza. Ed è proprio il corso del fiume che attrae noi spettatori al centro della scena, là dove anche convergono le linee dei pendii rocciosi che fungono, sui lati, da quinte architettoniche.
Il cielo si apre e dall’alto, tra due eleganti angeli dalle vesti svolazzanti, Dio Padre si manifesta, con il globo dell’universo in una mano, circondato da una corona di cherubini e serafini. La luce che emana dalla Sua figura è segno dello Spirito che si rende visibile nella colomba che plana su Gesù, seguendo il perfetto asse verticale della composizione.
È la Teofania quella cui assistiamo, la manifestazione della Trinità che svela, e dona, al mondo il Figlio, Cristo, che qui asseconda il disegno divino, piegando dolcemente il capo per consentire a Giovanni di compiere il sacro rituale. Egli mostra, al contempo, la Sua partecipazione alla dimensione trinitaria e la Sua natura umana, condizione, quest’ultima, necessaria per portare tra gli uomini la Salvezza.
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