Preferisco il paradiso

Tedua e la Divina Commedia

Una riflessione sull'album di Tedua, La Divina Commedia

Hai mai provato cambiare vita e non sei riuscito?
Ti senti bloccato su alcuni aspetti di te?
Pensi che alcune fatiche e debolezze che ti senti addosso ti imprigionano? 
Allora l'album di Tedua avrà qualcosa da dirti.

Sai cosa hanno in comune Pietro, Zaccheo, Paolo di Tarso, Agostino di Ippona, Francesco di Assisi, Tedua e forse anche tu? Il fatto che a un certo punto della loro vita hanno capito questa frase del Vangelo di Matteo: «Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra». Quando ci si innamora della Vita, l’unica cosa ragionevole da fare è lasciare tutto e perseguirla, perché su quella via trovi la felicità vera, trovi il Paradiso. Mario Molinari, conosciuto come Tedua (ti amo detto in albanese), racconta nel suo ultimo album, La Divina Comedia, come sta affrontando questa scelta radicale di vita. 

«Quello che mi domando è: perché lei si trova in questo luogo?
Infatti sappiamo che la sua anima è ancora viva. Ma tu perché ritorni a tanta noia?»

Queste affermazioni fanno parte dell’interrogatorio che il diavolo fa a Mario (Tedua) in apertura dell’album. Domande che risuonano spesso anche nel cuore di un giovane preso dall’entusiasmo di scoprire la vita vera. Un’anima viva che rischia di annoiarsi, un’anima che emana vita e che da un momento all'altro, da una scelta ad un’altra può spegnersi nel bagliore della mondanità, perdendo di vista la meta ovvero, la Vita Vera.

Questo album l’anno scorso è rimasto per settimane primo in classifica e soltanto in due settimane ha avuto due dischi di platino. Dopo la prima settimana 8 canzoni su 16 erano nella top 10 Singoli. 
Ma per capire questo album dobbiamo conoscere brevemente la carriera musicale di Tedua e le ragioni per cui esce “Divina Commedia”. Mario nasce sulla scena musicale insieme al gruppo del Wild Bandana, avendo come desiderio quello di dare voce alla strada e a coloro che la abitano, senza schivare o addolcire nessuno dei problemi che la strada comporta. Mario stesso afferma di essere un membro della strada: 

«Non sopporto più la gente
Che dà le colpe agli altri e non ricorda le sue scelte
Si fa di coca ai party, poi mi asciuga inutilmente
Mente mentre noi eravamo coscienti di essere incoscienti (Tedua)
Ragazzi veri da quartieri genovesi
In dieci contro venti, in venti contro uno
Non prendevo a calci qualcuno (Cogo)
Pochi provano ad autopsicanalizzarsi
Molti altri ad anestetizzarsi (Ehi)»
(Outro Purgatorio)

Con i primi successi nella musica italiana: Aspettando Orange Country, Orange Country California, Mowgli, Tedua entra dentro la vita artistica senza, però, una spina dorsale, lasciandosi prendere dalla droga. In quegli anni afferma che «artisticamente ero ossessionato dalla tecnica e ho messo in secondo piano il fuoco dell’intenzione. L’industria musicale mi sembrava troppo superficiale in quella fase storica». Piano piano il successo lo acceca e quel fuoco viene a mancare. Tutto fino alla pandemia, durante la quale vive un momento di depressione e di grande inquietudine interiore. In quegli anni scrive l’album Vita Vera, sorto come un desiderio di rinascita, un desiderio di riaccendere la vita, che a causa delle scelte fatte precedentemente, è venuto meno. La Vita Vera è il rientrare dentro di sé del figlio prodigo del Vangelo che si accorge della bontà del Padre solo dopo aver toccato il fondo della miseria. «Allora rientrò in sé stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre» (Lc 15,17). La cruda realtà in cui si trova, raffigurata con l'inferno, riaccende la nostalgia del Padre, del Paradiso. Prima della pubblicazione dell’ultimo album, pubblica Don’t Panic, un mix di dieci minuti contenente sette canzoni dove mette per scritto la decisione e il momento della salita dall’inferno del cantante.

«No, non mi mettere in quei posti
Dove si tengono i mostri
Perché vorrei che tu mi insegnassi
A superare tutti i limiti imposti»
(Lo Sai- Tedua- Vita Vera)

Ecco che già dall’esperienza della pandemia, Mario pensa di scrivere un ciclo di album che raccontino la sua rinascita. Infatti, La Divina Commedia, sarà il primo risultato di questo ritorno alla vita dell’artista. Mario traduce l’inferno con il perdere se stessi, e si chiede come potrebbe arrivare a superarlo. Durante una intervista Tedua risponde a questa domanda: «Analizzandosi con umiltà. Anche tornare a viaggiare mi ha aiutato molto. Ho messo più ordine nella mia quotidianità: stop alle canne, orari di lavoro e di vita più sani».
Ecco allora che nasce la Divina Commedia, ispirato all’opera di Dante Alighieri, un album che racconta la salita al Paradiso della persona, dove ogni brano nasconde la storia della sua vita riletta alla luce della riconoscenza e della consapevolezza. Brani che, direttamente o indirettamente, provano a raccontare la strada, i desideri, le fatiche, le tentazioni e la meta del percorso che già dalla pandemia l’artista ha iniziato. In attesa del Paradiso, questo album illumina il purgatorio in cui si trova l’artista, un purgatorio inteso proprio come luogo di purificazione dalla vita passata e in attesa di raggiungere quella beata. 

Il successo dell’album, il primo in classifica tra tutti dell’anno 2023 secondo Rolling Stones, vuole dirci che ciò che viene raccontato tocca anche la vita di tanti giovani che si ritrovano come Mario nei gironi in cerca di conoscere, di dare voce, di trovare il coraggio per salire al Paradiso. «Nel disco cerco di smuovere le coscienze. Il Paradiso sarà un nuovo stato di consapevolezza. Tutti dobbiamo mirare a essere persone migliori». 
Punto chiave di lettura del suo viaggio si trova nelle prime righe del primo brano, Intro alla Divina Commedia, quasi come a dire che se non si parte con l’ottica giusta già dall’inizio, i suoi testi saranno solo dei tormentoni estivi ma non degli stimoli per svegliare la coscienza riguardo la propria vita: 

«È un viaggio verso la consapevolezza che è il metro di misura della coscienza
Nell'apparenza stavo perdendo la mia essenza».
(Intro alla Divina Commedia)

Nessun cambiamento, nessun cammino, nessuna conversione avviene al di fuori della strada della sincerità con sé, con gli altri e con Dio. Solo nella misura in cui trovi il coraggio di guardarti allo specchio, di riconoscere ciò che ti abita dentro, di dare nome alle ferite, alle gioie, alle fatiche, speranze e alle delusioni, solo allora ci si incammina verso una nuova vita. Perché se non si riconosce in verità, tutti i passi che si fanno saranno soltanto passi falsi. Per quanto possa far paura, Tedua non si arrende e punta alla meta, si assume la fatica con la speranza che il dopo sarà meglio, anche se adesso costa. 

«Non dare per scontato vengan perdonati i tuoi peccati
Il Paradiso qui si paga, ma l'Inferno è sempre gratis».
(Intro alla Divina Commedia)

Assumendo la decisione di guardarsi dentro con sincerità, la fatica arriva a farsi sentire. Una fatica mescolata con dolore, con sofferenze, con incomprensioni, con momenti ed eventi non ancora conclusi, con persone che cambiano identità. Riconoscere nella propria vita le fragilità che non soltanto fanno male, ma scoraggia fino a voler fermare il cammino, fino a desiderare la comodità della vita precedente. Nel secondo brano Mario ci mette in guardia di non voler fuggire a tale sofferenza, di non arrendersi di fronte alla durezza del cammino, di non illudersi che la vita precedente fosse quella vera, perché in fondo essa era soltanto un Paradiso artificiale.

«Volevamo il potere, non essere milionari
Essere i migliori e non essere più ignorati
Vorrei essere più forte
Ma tutti i passi sono falsi se le strade sono rotte
Uscii a riveder le stelle, trovai solo la morte
Tu cercami di notte».
(Paradiso artificiale)

La tentazione del Paradiso artificiale viene messo in musica da Tedua con alcune canzoni, che anche artisticamente sono rilevanti. Hoe descrive la lussuria e gli amori leggeri e immediati che ti bloccano, Volgare rappresenta lo stato d’animo debole di chi è invischiato con il male e che si ritrova nel cuore solo la rabbia di non poter cambiare. Scala di Milano condisce di più le tentazioni che il demonio usa per non lasciare un’anima libera. L’alcool, i soldi e la droga non fanno altro che gonfiarti ma non rendere la tua vita piena, portandoti alla solitudine e alla chiusura.

«Ma come questo bicchiere sono pieno fino all'orlo»            
(Scala di Milano)

Il Paradiso artificiale tenta e ti tiene sull’orlo di rinunciare ogni volta che fai un piccolo passo per la salvezza. Ed è proprio quando ti trovi di fronte a una scelta tra un bene e un male che la tentazione turba, perché mostra, con una luce che è più penombra, la facilità e la comodità di una presa di posizione che sembra liberatoria, ma che alla fine si dimostra una gabbia d’oro. Nelle canzoni Malamente e Angelo all’inferno, Mario sottolinea proprio questo combattimento interiore con la tentazione costante di mollare, una tentazione che a volte provoca di più o di meno, che a volta porta anche a delle cadute. 

«Sono solo consigli intimi e se mi cercherai negli inferi
Mi confonderai tra la gente
E mi troverai (Come?)
Malamente
Con i tagli sulla schiena
Gli occhi rossi da fumera
Nella bufera mi troverai, veramente». (Malamente)

Questo combattimento è una "bufera" che non ti lascia dormire, perché ogni volta che devi compiere una decisione di luce per la tua vita, il diavolo proverà sempre di tenerti stretto mettendo in gioco tutti gli inganni che risulteranno in ultima analisi solo appariscenti ma vuoti di vita. Ecco che la vita di Mario diventa testimonianza di uno che è caduto varie volte arrivando sempre allo stesso esito, ovvero il ritrovarsi stanco di essere svuotato di vita. La sua vita è testimonianza, perché nel buio della morte si illumina il grido di essere salvato.

«Il futuro è in mano ai deboli che si sono fatti coraggio
E io me lo sono fatto, ma per farsi coraggio
Bisogna sapersi guardare dentro
L'autocritica pretende consapevolezza
Auguro a tutti voi
Che la vostra umiltà non si trasformi in insicurezza
E che la vostra sicurezza non si trasformi in arroganza»
(Malamente)

Entrando dentro le tue ferite, dentro i tuoi sbagli, le tue fragilità con consapevolezza e umiltà, in realtà non fai altro che spazio alla Luce di Dio, la quale illumina ciò che era morte e piano piano riporta tutto alla vita. Quando lasci che la luce di Dio illumini le tue miserie, le debolezze, i blocchi, gli insuccessi, ti accorgi che avviene un miracolo, ovvero avviene la primavera, tutto riprende vita. In quei momenti cambi lo sguardo, impari un nuovo modo di vedere il mondo, le persone, te stesso; impari a vedere con gli occhi di Dio, con gli occhi dell’Amore, gli unici occhi che contano, gli unici occhi che raccontano la verità. Questo tema viene sviluppato in tutto l’album, ma in un modo particolare nelle canzoni La Verità e Mancanze affettive, dove tutto ruota intorno alla lettura della propria storia alla luce della misericordia, del riconoscimento. 

«Ma se non c'è trasparenza si spezza la catena causa effetto
Ogni mezza verità che hai detto di rigetto torna indietro
E sei al punto di partenza, baby, che ti guardi allo specchio (ti guardi allo specchio)
Ricorda che non vediamo le cose come sono, ma come siamo»
(La Verità)

Quando riesci a leggere la propria vita con gli occhi di Dio, riesci a riconoscere anche il bene che gli altri sono per te. 
Mario, nelle canzoni Red Light, Soffierà e Lo-fi for u, sottolinea proprio la consapevolezza del bene ricevuto da parte delle persone che gli sono state accanto. Persone alle quali ha saputo ringraziare o meno però, persone alle quali adesso vuole dimostrare la gratitudine del bene ricevuto. Persone che in qualche modo lo hanno aiutato a salire verso il Paradiso. Quante volte anche noi siamo limitati dall’orgoglio a ringraziare chi ci fa del bene. 
Sentirsi di meno di fronte a chi ci fa un bene è la tentazione peggiore che si può sperimentare. Di fronte a una persona che ti sta accanto si può solo che ringraziare, perché riconosci le tracce dell’Amore anche nelle cose piccole. Tedua ci insegna che per fare ciò basta un briciolo di umiltà. 
Ed è proprio nell’ottica del ringraziamento che si conclude la sua salita al Paradiso. Gli ultimi due brani dell’album Bagagli (fatto in freestyle) e Outro Purgatorio, sono l’emblema del superamento del purgatorio, della certezza ben radicata che l’inferno non è la soluzione e che la pienezza della sua vita è solo nel Paradiso. Una certezza che dal primo, all’ultimo brano dell’album non ha fatto altro che provare a convincere l’uditore di incamminarsi con lui in questa impresa così difficile, dimostrando di conoscere le fatiche che si possono affrontare, soffrendo insieme, lasciandosi scolpire dalla verità e illuminati dall’Amore. 
Tedua, in fondo, con questo album è un esempio per i giovani di oggi, i quali vivono la primavera della vita. Essendo alle prime armi della vita, essi rischiano di compiere delle scelte che potrebbero portarli non tanto all’estate, quanto all’inverno dell’inferno (di Dante). Tedua non vuole insegnare, ma vuole mostrare sulla propria pelle come c’è una speranza davanti a ogni gabbia che ti chiude l’anima, che c’è una luce dentro quei bui che vivi, che c’è una vita dentro le morti quotidiane che puoi sperimentare. Un punto di Luce che può illuminare la tua vita, basta credere e cercarlo con consapevolezza ed umiltà dentro la propria coscienza. 

«L'attesa in Purgatorio ci ha stremati, ma
Siete cresciuti e io sono cresciuto con voi
Grazie per la fiducia, ora mi aspetta il Paradiso». 
Outro Purgatorio 

Lui ci ha provato e ti invita a non mollare, perché in fondo tutti noi preferiamo il Paradiso!

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