Il biblista Vivaldelli sta portando con successo il suo monologo in tutta Italia...
del 17 novembre 2015
Dal Seminario di Trento ai teatri di tutta Italia a raccontare la Bibbia, ma attraverso Dante e la Divina Commedia. Una sorta di Benigni ma con lo sguardo maggiormente rivolto al Cristianesimo.
La “star” in questione è un professore di Sacra Scrittura Gregorio Vivaldelli – residente a Riva, in provincia di Trento, 48 anni, sposato e padre di quattro figli – uno dei più noti e apprezzati biblisti trentini (Corriere Alpi, 11 novembre).
DIVINA COMMEDIA “MAGNETICA”
Perché un biblista che avrebbe sotto mano nientemeno che il libro dei libri, deve ricorrere alla Divina Commedia per parlare di Dio? «Tutto nasce nel 2011 – spiega il docente – quando in alcune serate con i giovani e con gli amici dell’associazione Via Pacis, parlando di Bibbia e dei temi che mi sono cari, ho cominciato a infarcire i discorsi con citazioni della Divina Commedia. Ho notato subito un cambio di attenzione. Hanno cominciato a richiedermi sempre più cose così, ed eccoci qui».
DA ESPERTI A PROFANI
Il successo è arrivato ed è notevole. Non solo nella sua Riva del Garda, dove ormai da alcuni anni questi “show” a metà fra Dante e la Bibbia sono consueti, ma anche fuori provincia: a Vicenza, Rovigo, Schio, Treviso, Ravenna, Foggia, Albano Laziale. A richiederlo sono i Comuni, le associazioni culturali, gli enti locali. Ovunque Vivaldelli fa il sold-out. Il suo pubblico è quanto di più eterogeneo: dallo studente liceale agli anziani. C’è chi è esperto di Dante e chi non lo ha mai letto.
SOTTO LA “SUPERFICIE DELL’ESISTENZA”
Il successo di questa nuova “lettura della Bibbia, Vivaldelli lo giustifica così: «Non è merito mio. Credo che sia semplicemente perché la gente oggi ha un gran bisogno di scendere sotto la superficie dell’esistenza, di riscoprire la propria vita come grande occasione di scelta. Una scelta non individualistica, ma collettiva, oserei dire civile».
TEMI LAICI E POLITICI
Il suo monologo è infarcito di temi molto laici, diremo “politici” nel senso alto del termine: libertà, giustizia, diritti di chi non ha voce, attenzione per gli sconfitti della storia. «Ma questo è esattamente ciò che fa Dante nella sua opera. Solo dopo aver provato sulla sua pelle l’esperienza dell’esilio e della sofferenza, scrive la Commedia».
LA MISERICORDIA DIVINA
E infatti, soprattutto dal Purgatorio in poi, ci parla della «misericordia divina, che non a caso è il grande tema scelto dal Papa per l’anno giubilare. Dante ci educa a ripartire, nella nostra vita, sempre. Ci dice che la nostra fragilità non è una debolezza, ma è autenticità e dunque è la nostra forza, che ci consente di comprendere anche le fragilità e le povertà degli altri».
Di Gelsomino Del Guercio
Tratto da http://it.aleteia.org
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