Vediamo quanto le attività promosse e gestite dalla Chiesa che non pagano l'ICI permettono allo stato italiano di risparmiare ogni anno...
del 16 novembre 2018
Vediamo quanto le attività promosse e gestite dalla Chiesa che non pagano l’ICI permettono allo stato italiano di risparmiare ogni anno...
La questione Chiesa e ICI è tornata alla ribalta su molti media di tutta Italia. Senza entrare nel merito della questione che vede accolto il ricorso di una scuola contro la decisione di non recuperare l’ICI non versata da organizzazioni no profit tra il 2007 e il 2011, vediamo quanto le attività promosse e gestite dalla Chiesa che non pagano l’ICI permettono allo stato italiano di risparmiare ogni anno.
L'esenzione dall'ICI non è una norma che riguarda solo la Chiesa ma tutto il mondo degli enti destinato ad attività non commerciali, siano essi cattolici, di altre confessione religiose, non confessionali, ecc… Il criterio dell’esenzione non è consentito in virtù della confessionalità dell’attività, ma del suo essere non commerciale e al servizio della comunità. Le radici di questo tipo di disposizioni hanno radice nella costituzione:
“Stato, Regioni, Citta metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà". (art. 118)
Ovviamente la Chiesa paga l’ICI/IMU sugli immobili di natura commerciale, come le case date in affitto di proprietà della Santa Sede. Contrariamente a quanto si sente ripetere, una cappella non rende esenti dall'ICI/IMU: se in un albergo c'è una cappellina l'albergo (commerciale) paga l'ICI/IMU.
Come abbiamo scritto poco tempo fa in un articolo, la Chiesa Cattolica Italiana nel 2018 ha destinato quasi il 25% delle entrate derivanti dall’8x1000 alle opere assistenziali in favore degli indigenti e delle opere educative nel nostro paese (una parte di questa percentuale è destinata invece alle opere assistenziali nel terzo mondo). Questo vuol dire che un quarto delle entrate annuali della Chiesa Cattolica vengono utilizzate per i più poveri, come attività non commerciale di interesse generale.
Secondo i dati del 2012 la Chiesa Cattolica non paga allo stato 100 milioni di euro all’anno, beneficiando dell’esenzione dell’ICI. Sottraendo questi 100 milioni solamente ai 275 che nel 2018 la Chiesa ha donato per gli indigenti, lo Stato avrebbe un rientro dell’”investimento” quasi del 200%.
Ma i benefici economici che la Chiesa Cattolica porta allo Stato anche in virtù dell’esenzione dall’Ici per le attività non commerciali continuano. Come abbiamo riportato in questo articolo, i risparmi totali annuali per lo stato ad opera delle attività della Chiesa Cattolica superano i dieci miliardi. Se la Chiesa non si occupasse di queste attività non commerciali di interesse generale (formazione, sostegno per i poveri, percorsi extrascolastici…), le dovrebbe sostenere lo Stato o, peggio ancora, mancherebbero del tutto, procurando danni probabilmente incalcolabili per il tessuto sociale italiano.
Nel 2015 le strutture collegate direttamente alla chiesa hanno dato accoglienza a 10mila migranti e hanno gestito più di 400 mense per i poveri. Secondo il report dell’agenzia Vita, solo la rete delle mense per i poveri fa risparmiare allo stato italiano ogni anno 27 milioni di euro.
Se anche gli andamenti del 2012 non fossero stati costanti nel tempo nei 6 anni che ci portano a oggi, diciamo se anche si fossero dimezzate le attività della Chiesa in favore dello Stato, e se fossero invece raddoppiate le attività commerciali esenti da ICI, parleremmo di un investimento estremamente favorevole per lo stato italiano, che spenderebbe 200 milioni per risparmiarne 5 miliardi, con un rapporto di uno a 25.
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