«Bisogna fare in modo che ogni nostra mancanza sia un rimbalzo verso un più grande amore» (Guy de Larigaudie). La confessione e la direzione spirituale secondo la spiritualità salesiana.
3. Specificità della confessione sacramentale e della direzione spirituale
La confessione: in estrema sintesi.
- cf. Agostino nelle Confessioni
- confessore stabile? Vantaggi e svantaggi. Comunque, necessario profondo cammino spirituale non solo del penitente, ma anche del confessore stesso. Detto meglio: il penitente potrebbe aiutare il confessore a tenere alto il livello della sua vita spirituale, oltre che, ovviamente, viceversa. Diversamente: non solo il genitore dà la vita al figlio, ma anche il figlio può aiutare il genitore a crescere nella vita spirituale. Questo varrà ancora di più nella direzione spirituale.
- darsi dei tempi: non finire la confessione senza aver deciso la volta seguente in cui ci si vedrà.
- Il proposito: necessario. A mio parere personale, va bene una preghiera da realizzare subito, ma non basta, specialmente per un adulto. Troppo comodo! Serve piuttosto discernere con l’aiuto del confessore un passo possibile oggi realizzabile nella vita quotidiana e da cui ripartire nella confessione seguente.
- Nella confessione avviene una interazione continua e inscindibile tra l’aspetto oggettivo della fede che dà la forma e «il soggettivo, che da esso è fondato e costituito»: «In altri termini, l’oggettivo della fede al quale san Benedetto, san Francesco, sant’Ignazio ubbidiscono è l’oggetto della fede di tutta la Chiesa, ma viene vissuto secondo risonanze diverse. Risonanze che coinvolgono la psicologia, la storia, le vicende personali, la conversione, le difficoltà, i peccati, le fedeltà e le infedeltà».[i] Vedi il libro della von Speyr sulla preghiera dei santi; vedi l’esempio del diamante che offre infinite rifrazioni al raggio di luce.
La direzione spirituale
- Relazione alla luce della fede, il cui scopo è la conversione - il cambiamento di vita, che è possibile solo invocare mediante la preghiera (diverso dal colloquio psicologico, che punta semplicemente ad accettare se stessi, non a cambiare). Ognuno di noi non può cambiare l’altro, ma solo se stesso ed esclusivamente grazie alla potenza di Dio. Leggermente differente anche dalla confessione sacramentale, in cui si presuppone che uno già conosca i propri peccati e desideri essere perdonato da Dio.
«L’arte del padre spirituale consiste nel raddrizzare con amore ciò che è distorto.; una volta raddrizzata la stortura, il male svanisce e la vita autentica può sgorgare liberamente. Emerge allora che il peccato non si trovava là dove avevamo l’abitudine di collocarlo, così come il bene non si trovava sempre là dove eravamo soliti cercarlo. Il bene e il male erano altrove, non alla superficie della nostra personalità ma ben più in profondità, in un luogo in cui Dio è presente in noi. Senza la luce e lo sguardo di Dio non saremmo capaci di identificarli: ci riusciremmo a fatica in noi stessi, e ancor meno negli altri… Essere accolti come si è nell’affetto del padre spirituale, con tutti i propri peccati e la propria debolezza, è il segno – osiamo dire il sacramento – dell’accoglienza che ci viene fatta dalla misericordia di Dio. Dove c’è l’amore, c’è una gioia inesprimibile: là incontriamo anche l’autentico pénthos il pentimento secondo il vangelo. Nulla è maggiormente liberatore e più costruttivo del vero pentimento».[ii]
- Scopo: aiutarsi ad acquisire uno sguardo “teologico” sulla propria vita; imparare a guardarla con gli occhi stessi di Dio. Vogliamo insieme «scoprire Dio mentre scrive dritto sulle righe storte della nostra vita».
- Necessari due polmoni: accompagnamento spirituale da vivere insieme e la preghiera personale sia da parte del accompagnato che della guida.
- Accordi precisi a riguardo dei tempi. Spazio di tempo variabile
- Aspetti decisivi di ogni incontro sono:
- Lo zaino di Fedro
« Giove impose agli uomini due bisacce:
mise quella dei vizi propri dietro la schiena,
quella carica dei vizi altrui davanti al petto»
- L’offertorio eucaristico
→ in un certo qual modo, anche queste vengono consacrate e trasformate nel corpo e sangue di Gesù Cristo.
4. La prospettiva salesiana
Francesco di Sales
«Nella santa Chiesa tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore e viene dall’amore».[iii]
«Teotimo, il monte Calvario è il monte degli amanti. Ogni amore che non trae origine dalla passione del Salvatore è frivolo e pericoloso. Infelice è la morte senza l’amore del Salvatore; infelice è l’amore senza la morte del Salvatore. L’amore e la morte sono talmente fusi insieme nella Passione del Salvatore che non è possibile avere nel cuore l’una senza l’altra. Sul Calvario non è possibile avere la vita senza l’amore, né l’amore senza la morte del Redentore: ma fuori di là, tutto è o morte eterna oppure amore eterno, e tutta la sapienza cristiana consiste nel saper scegliere bene».[iv]
«Gli Angeli, dice il Salvatore, provano più gioia in cielo per un peccatore pentito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza(LC 15,7): similmente, lo stato di redenzione vale cento volte più di quello di innocenza. Senza dubbio, con l’irrorazione del sangue di Nostro Signore, fatta con l’issopo della Croce, siamo stati restituiti ad un candore incomparabilmente maggiore di quello della neve dell’innocenza (Sal 51,9), uscendo, come Naaman, dal fiume della salvezza (cf 2 Re 5,14) più puri e limpidi che se non fossimo mai stati insudiciati; e questo affinché la divina Maestà, secondo quanto ci ha ordinato di fare, non venisse mai vinta dal male, ma vincesse il male con il bene (Rm 12,21), a la sua misericordia, come un olio sacro, rimanesse sempre al di sopra del giudizio di condanna (Gc 2,13), e la sue misericordie superassero tutte le sue opere (Sal 145,9)».[v]
«Benché la redenzione del Salvatore ci venga applicata in tanti modi diversi quante sono le anime, tuttavia il mezzo universale della nostra salvezza è l’amore, che entra in tutto e senza il quale niente è salutare, come avremo modo di dire altrove.[vi] E così il Cherubino fu messo alla porta del paradiso terrestre con la spada fiammeggiante (Gn 3,24), per insegnarci che nessuno entrerà nel paradiso celeste se non sarà trafitto dalla spada dell’amore».[vii]
«Qui non parlerò, mio caro Teotimo, di quelle grazie miracolose che hanno, quasi in un attimo, trasformato i lupi in pastori, le rocce in acqua e i persecutori in evangelizzatori. Lascio da parte quelle vocazioni particolarmente forti e quelle attrattive santamente violente, per mezzo delle quali Dio, in un attimo, ha portato qualche anima eletta dall’estremità della colpa all’estremità della grazia, operando in esse, per così dire, una certa qual transustanziazione morale e spirituale, come avvenne al grande Apostolo che, da Saulo, vaso di persecuzione, divenne in un attimo vaso di elezione (At 9,15)».[viii]
Don Bosco[ix]
Domenico Savio[x]
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Per riflettere personalmente e in gruppo…
1. Quale aspetto nuovo ho (ri)scoperto a riguardo della confessione e delle direzione spirituale?
2. Provo a pensare a quando ero piccolo/a (3° elementare - 2° media): mi ricordo di come vivevo la confessione? Era più facile o difficile confessarsi???
3. Come gruppo, come profondamente amici, ci potremmo aiutare maggiormente in questo senso?
4. Come educatori, cosa ci manca per aiutare maggiormente a far gustare la confessione (e la direzione spirituale) ai nostri figli/e… ai ragazzi/e che ci sono affidati?
5. I nostri ragazzi/e, ci stanno insegnando qualcosa a riguardo della confessione e della direzione spirituale? «Coloro che a diverso titolo collaborano all’educazione di Domenico, si vedono restituire dal contatto con lui un significativo e inatteso allargamento di orizzonti, perché la misura della sua vita spirituale viene ad aprire la loro consolidata esperienza pedagogica a qualcosa di inedito e sorprendente».[xi]
6. (Molto liberamente) Come vivo la relazione con il sacerdote confessore/guida spirituale?
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[i] G. Moioli, L’esperienza spirituale. Lezioni introduttive, Glossa, Milano 1992, p. 59.
[ii] A. Louf, Sotto la guida dello Spirito, Qiqajon, Bose – Magnano (Bi) 1990, p. 103.
[iii] Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio [d’ora in poi abbreviato T], Città Nuova, Roma 2011, p. 84.
[iv] T, p. 683.
[v] T, p. 168.
[vi] Cf. T, p. 380-483.
[vii] T, p. 174.
[viii] T, p. 186.
[ix] Cf. una semplice ricerca terminologica sulla parola «confessione» in G. Bosco, Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Saggio introduttivo e note storiche a cura di A. Giraudo, LAS, Roma 2011; San G. Bosco, Insegnamenti di vita spirituale. Un’antologia. Introduzione e note a cura di A. Giraudo, LAS, Roma 2013.
[x] Cf. una semplice ricerca terminologica sulla parola «confessione» in G. BOSCO, Vite di giovani. Le biografie di Domenico Savio, Michele Magone e Francesco Besucco. Saggio introduttivo e note storiche a cura di A. Giraudo, LAS, Roma 2012.
[xi] cf. A. Bozzolo, «Non ebbe a cuore altro che le anime». Meditazioni per una spiritualità educativa, Elledici, Leumann (TO) 2011, p. 148. Per chi desidera continuare la riflessione, oltre ai libri del triennio che già avete, si può procurare il testo degli esercizi spirituali predicati da parte di don Andrea Bozzolo nel 2011 al Rettor Maggiore e al suo Consiglio. Fa da appendice a quel libro un bellissimo studio che si presenta come una “rilettura teologica” della vita di Domenico Savio scritta da don Bosco: la tesi di quello studio su Domenico Savio consiste nel fatto che egli ebbe ed ha una missione non solo nei confronti dei coetanei, ma anche (forse, soprattutto) degli adulti e degli educatori.
don Paolo Mojoli
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