Quando vengo posto in isolamento, sono prima affidato a un gruppo di cinque guardie: due di loro sono sempre con me. I capi le cambiano ogni due settimane con un altro gruppo, perché non siano «contaminati» da me. In seguito hanno deciso di non cambiarli più, altrimenti tutti sarebbero stati contaminati!
del 01 gennaio 2002
« Carissimi giovani,
siete chiamati ad essere testimoni credibili
del Vangelo di Cristo,
che fa nuove tutte le cose...
"Avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 15,35)»
(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 8)
Una notte in cui sono malato, nella prigione di Phú Khánh , vedo passare un poliziotto e grido: « Per carità, sono molto ammalato, mi dia un po' di medicina! ». Lui risponde: «Qui non c'è carità, né amore, c'è soltanto la responsabilità ».
Questa è l'atmosfera che respiriamo in prigione.
Quando vengo posto in isolamento, sono prima affidato a un gruppo di cinque guardie: due di loro sono sempre con me. I capi le cambiano ogni due settimane con un altro gruppo, perché non siano «contaminati» da me. In seguito hanno deciso di non cambiarli più, altrimenti tutti sarebbero stati contaminati!
All'inizio, le guardie non parlano con me, rispondono solo «yes » e « no ». E' veramente triste; voglio essere gentile, cortese con loro, ma è impossibile, evitano di parlare con me. Non ho niente da dare loro in regalo: sono prigioniero, perfino tutti i vestiti sono timbrati a grandi lettere «cai-tao», cioè «campo di rieducazione». Come devo fare?
Una notte, mi viene un pensiero: «Francesco, tu sei ancora molto ricco. Tu hai l'amore di Cristo nel tuo cuore. Ama loro come Gesù ti ha amato ». L'indomani ho cominciato ad amarli, ad amare Gesù in loro, sorridendo, scambiando parole gentili. Comincio a raccontare storie sui miei viaggi all'estero, come vivono i popoli in America, Canada, Giappone, Filippine, Singapore, Francia, Germania... l'economia, la libertà, la tecnologia. Questo ha stimolato la loro curiosità e li ha spinti a domandarmi moltissime cose. Pian piano siamo diventati amici. Vogliono imparare le lingue straniere, francese, inglese... Le mie guardie diventano miei scolari! L'atmosfera della prigione è molto cambiata, la qualità delle nostre relazioni è molto migliorata. Perfino con i capi della polizia. Quando hanno visto la sincerità delle mie relazioni con le guardie, non soltanto mi hanno chiesto di continuare ad aiutarli nello studio delle lingue straniere, ma hanno anche mandato nuovi studenti presso di me.
Un giorno un capo mi domanda:
- Lei cosa pensa del giornale Il cattolico?
- Questo giornale non fa bene né ai cattolici né al governo, ha piuttosto allargato la fossa di separazione.
- Perché si esprime male; usano male i vocaboli religiosi, e parlano in modo offensivo. Come rimediare a questa situazione?
- Primo, bisogna capire esattamente che cosa significa tale parola, tale terminologia religiosa...
- Lei può aiutarci?
- Sì, vi propongo di scrivere un Lexicon del linguaggio religioso, dalla A alla Z; quando avrete un momento libero, vi spiegherò. Spero che così potrete capire meglio la struttura, la storia, lo sviluppo della Chiesa, le sue attività...
Mi hanno dato della carta, ho scritto questo Lexicon di 1500 parole, in francese, inglese, italiano, latino, spagnolo, cinese, con la spiegazione in vietnamita. Così, pian piano, con la spiegazione, la mia risposta alle questioni sulla Chiesa, e accettando anche le critiche, questo documento diventa «una catechesi pratica ». Hanno molta curiosità di sapere che cosa sia un abate, un patriarca; quale differenza vi sia tra ortodossi, cattolici, anglicani, luterani; da dove provengano i fondi finanziari della Santa Sede...
Questo dialogo sistematico dalla A alla Z aiuta a correggere molti sbagli, molte idee preconcette; diventa ogni giorno più interessante, anzi affascinante.
In questo tempo, sento che un gruppo di 20 giovani della polizia studia latino con un ex catechista, per essere in grado di capire i documenti ecclesiastici. Una delle mie guardie appartiene a questo gruppo; un giorno mi chiede se posso insegnargli un canto in latino.
- Ce ne sono tanti, e così belli - ho risposto io.
- Lei canta, io scelgo - propone lui.
Ho cantato Salve Regina, Veni Creator, Ave maris stella... Potete indovinare quale canto ha scelto? Il Veni Creator.
Non posso dire quanto sia commovente sentire ogni mattina un poliziotto comunista scendere dalla scala di legno, verso le 7, per andare a fare ginnastica, e poi lavarsi cantando il Veni Creator nella prigione.
Quando c'è l' amore, si sente la gioia e la pace, perché c'è Gesù in mezzo a noi. «Indossa una sola uniforme e parla un solo linguaggio: la carità» (Il cammino della speranza, n. 984).
Sulle montagne di Viñh Phú, nella prigione di Viñh Quang, un giorno di pioggia ho dovuto tagliare la legna. Ho domandato alla guardia:
- Posso chiederle un favore?
- Cos'è? La aiuterò.
- Vorrei tagliare un pezzo di legno in forma di croce.
- Lei non sa che è severamente proibito avere qualsiasi segno religioso?
- Lo so, ma siamo amici, e prometto di nasconderla.
- Sarebbe estremamente pericoloso per noi due.
- Chiuda gli occhi, lo farò adesso, e sarò molto cauto.
Lui va via e mi lascia solo. Ho tagliato la croce e l'ho tenuta nascosta in un pezzo di sapone fino alla mia liberazione. Con una cornice di metallo, questo pezzo di legno è diventato la mia croce pettorale.
In un' altra prigione, ho chiesto un pezzo di filo elettrico alla mia guardia, già diventata mio amico. Lui, spaventato:
- Ho studiato alla scuola di polizia che, se qualcuno vuole un filo elettrico, significa che vuole suicidarsi.
Ho spiegato:
- I sacerdoti cattolici non commettono suicidio.
- Ma che cosa ci fa con un filo elettrico?
- Vorrei fare una catenella per portare la mia croce.
- Come può fare una catena con un filo elettrico? E impossibile!
- Se lei mi porta due piccole tenaglie, gliela mostrerò.
- È troppo pericoloso!
- Ma siamo amici!
Ha esitato, poi ha detto:
- Risponderò fra tre giorni.
Dopo tre giorni, mi ha detto:
- E difficile rifiutare qualcosa a lei. Ho pensato così: questa sera porterò due piccole tenaglie, dalle 7 alle 11, e in quel tempo dobbiamo finire questo lavoro. Lascerò andare il mio compagno a «Hanoi by night ». Se lui ci vedesse, partirebbe una denuncia pericolosa per ambedue.
Abbiamo tagliato il filo elettrico in pezzi delle dimensioni di un fiammifero, li abbiamo forgiati... e la catena è finita prima delle 11.
Questa croce e questa catena le porto con me ogni giorno, non perché sono ricordi della prigione, ma perché indicano una mia convinzione profonda, un costante richiamo per me: solo l'amore cristiano può cambiare i cuori, non le armi, le minacce, i media.
È stato molto difficile per le mie guardie capire come si possa perdonare, amare i nostri ne mici, riconciliarsi con loro.
- Lei ci ama veramente?
- Sì, vi amo sinceramente.
- Anche quando le facciamo del male? Quando soffre perché è stato in prigione per tanti anni senza giudizio?
- Pensate agli anni che abbiamo vissuto insieme. Vi ho amato realmente!
- Quando lei sarà libero, non manderà i suoi a farci del male, a noi e alle nostre famiglie?
- No, continuerò ad amarvi, anche se voi volete uccidermi.
- Ma perché?
- Perché Gesù mi ha insegnato ad amarvi. Se non lo faccio, non sono più degno di essere chiamato cristiano.
Non c'è abbastanza tempo per raccontarvi altre storie molto commoventi, che sono testimonianze della forza liberatrice dell' amore di Gesù.
Nel Vangelo, Gesù, vedendo la folla che l'ha seguito per tre giorni, ha detto: «Misereor super turbam» (Mt 15,32), «sono come pecore senza pastore» (cfr. Mc 6,34)... Nei momenti più drammatici, in prigione, quando ero quasi sfinito, senza forza per. pregare né meditare, ho cercato un modo per riassumere l'essenziale della mia preghiera, del messaggio di Gesù, e ho usato questa frase: « Vivo il testamento di Gesù ». Cioè amare gli altri come Gesù mi ha amato, nel perdono, nella misericordia, fino all'unità, come egli ha pregato: «Che tutti siano uno come tu, Padre, in me ed io in te» (Gv 17,21). Ho pregato spesso: « Vivo il testamento d'amore di Gesù ». Voglio essere il ragazzo che ha offerto tutto ciò che aveva. È niente, 5 pani e 2 pesci, ma è «tutto» ciò che aveva, per essere «strumento dell' amore di Gesù ».
Carissimi giovani, papa Giovanni Paolo II vi lancia il suo messaggio: «Incontrerete Gesù là dove gli uomini soffrono e sperano: nei piccoli villaggi disseminati lungo i continenti, apparentemente ai margini della storia, come era Nazaret; nelle immense metropoli dove milioni di esseri umani vivono spesso come estranei. Gesù abita accanto a voi... il suo volto è quello dei più poveri, degli emarginati, vittime non di rado di un ingiusto modello di sviluppo, che pone il profitto al primo posto e fa dell'uomo un mezzo anziché un fine... Gesù abita tra quanti lo invocano senza averlo conosciuto. Gesù abita tra gli uomini e le donne "insigniti del nome cristiano", ma alla vigilia del terzo millennio diventa ogni giorno più urgente il dovere di riparare lo scandalo della divisione tra cristiani (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 5)
Il più grande errore è non accorgersi che gli altri sono Cristo. Ci sono molte persone che non lo scopriranno che nell'ultimo giorno.
Gesù fu abbandonato sulla croce e lo è ancora in ogni fratello e sorella che soffre in ogni angolo del mondo. La carità non ha confini; se ha confini non è più carità.
Preghiera
CONSACRAZIONE
Padre d'immenso amore e onnipotente, sorgente della mia speranza e della mia gioia.
1 - «Tutto ciò che è mio è tuo» (Lc 15,31).
«Chiedete e vi sarà dato» (Mt 7,7).
Padre, fermamente lo credo: il tuo amore ci oltrepassa all'infinito. Come può l'amore dei tuoi figli competere con il tuo?
Oh! L'immensità del tuo amore paterno! Tutto ciò che è tuo è mio. Mi hai consigliato di pregare nella sincerità. Allora mi affido a Te, Padre colmo di bontà.
2 - «Tutto è grazia ». «Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno» (Mt 6,8).
Padre, fermamente lo credo: hai ordinato ogni cosa per il nostro maggior bene, da sempre. Non cessi di guidare la mia vita. Accompagni ciascuno dei miei passi. Cosa potrò temere? Prostrato, adoro la tua santa volontà. Mi rimetto totalmente nelle tue mani, è per tuo mezzo che ogni cosa avviene. lo che sono tuo figlio, credo che tutto è grazia.
3 - «Tutto posso in colui che mi dà forza» (Fil 4,13). «A lode della sua gloria» (Ef 1,6).
Padre, fermamente lo credo:
niente oltrepassa la potenza della tua Provvidenza. Il tuo amore è infinito, e io voglio accettare tutto con cuore gioioso. Eterne la lode e la riconoscenza. Uniti alla Vergine Maria, associando le loro voci a quelle di tutte le nazioni, san Giuseppe e gli angeli cantano la gloria di Dio nei secoli dei secoli, Amen.
4 - «Fate tutto per la gloria di Dio» (1 Cor 10,31). «Sia fatta la tua volontà» (Mt 6,10).
Padre, fermamente e senza esitazione credo che tu operi e agisci in me. Sono oggetto del tuo amore e della tua tenerezza. Tutto ciò che può darti ancora più lode realizzalo in me!
Non chiedo che la tua gloria, questo basta alla mia soddisfazione e alla mia felicità. Questa è la mia aspirazione più grande, il desiderio pressante dell'anima.
5 - «Tutto per la missione! Tutto per la Chiesa! ».
Padre, fermamente lo credo: mi hai affidato una missione, tutta segnata dal tuo amore. Mi prepari il cammino. lo non smetto di purificarmi e di ancorarmi nella risoluzione.
Sì sono deciso: diverrò una silenziosa offerta, servirò da strumento nelle mani del Padre. Consumerò il mio sacrificio, attimo dopo attimo, per amore della Chiesa: «Eccomi, sono pronto! ».
6 - « Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi» (Lc 22,15). «Tutto è compiuto» (Gv 19,30).
Amatissimo Padre! Unito al santo Sacrificio che continuo a offrire, mi inginocchio in questo istante e per Te pronuncio la parola cha sale dal mio cuore: «Sacrificio ».
Un sacrificio che accetta l'umiliazione come la gloria, un sacrificio gioioso, un sacrificio integrale... Canta la mia speranza e tutto il mio amore.
Prigione di Phú Khánh
(Centro Viet Nam),
1° settembre 1976,
Festa dei santi Martiri Vietnamiti
card. François Xavier Nguyen van Thuan
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