La donna, da poco in Italia, ha scoperto di avere il tumore proprio durante la gravidanza, dal riscontro delle metastasi che avevano già infestato le ovaie. La donna, d'accordo con i medici, ha deciso in modo consapevole di portare a termine la gravidanza. La nascita della bambina è stata una lotta contro il tempo...
del 07 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          La piccola Lina sta bene e pesa due chili e 100 grammi. È nata a Torino all’ospedale Sant’Anna il 28 marzo, da una mamma coraggiosa, che ha scelto di portare avanti la gravidanza nonostante le metastasi avanzate di una grave forma di tumore.
          Alla donna, marocchina, di 32 anni, sono state sospese le cure più invasive fino al parto, proprio al fine di consentire la nascita di Lina. «Un compromesso – racconta il pediatra neonatologo Enrico Bertino, direttore della Terapia Intensiva neonatale – raggiunto grazie a un lavoro d’equipe interdisciplinare tra pediatri e oncologi. La chemioterapia pesante avrebbe danneggiato il feto, mentre per la madre la malattia era già a uno stadio così avanzato che le cure non l’avrebbero guarita».          La donna, da poco in Italia, ha scoperto di avere il tumore proprio durante la gravidanza, dal riscontro delle metastasi che avevano già infestato le ovaie. La donna, d’accordo con i medici, ha deciso in modo consapevole di portare a termine la gravidanza.          La nascita della bambina, che è stata dimessa venerdì 4 maggio, insieme alla madre, «è stata una lotta contro il tempo – continua Bertino – allo scopo di mantenere la gravidanza il più a lungo possibile». Il feto era vitale, nonostante stesse crescendo in un corpo compromesso, intossicato dal tumore avanzato. La bambina è nata con il parto cesareo dopo 31 settimane e sei giorni. Subito dopo la nascita ha avuto bisogno, ma solo per la prima settimana, di un lieve aiuto nella respirazione. Pesava un chilo e mezzo. Tutti i controlli successivi hanno avuto esito positivo. La madre era impossibilitata ad allattare, ma Lina ha potuto in parte contare sul latte della zia, giunta in Italia per assistere la sorella e alle prese a sua volta con il figlio di appena 4 mesi.           Il padre, militare in Marocco, non ha invece avuto finora il permesso di raggiungere moglie e figlia in Italia. Dal reparto Alta complessità del dipartimento di ostetricia e ginecologia del Sant’Anna diretto da Tullia Todros, dopo il parto la donna è stata trasferita in oncologia all’ospedale Molinette, nel reparto diretto da Libero Ciuffreda. Qui ha ricevuto le visite della piccola Lina. Una sorta di parziale e innovativo 'rooming in', all’insegna della collaborazione tra i due ospedali, alla vigilia dell’unificazione in un’unica azienda per effetto della riforma della sanità piemontese.  «Ogni volta che la madre riusciva ad incontrare la bambina - confida Bertino - ho visto questa donna rifiorire negli occhi e nello spirito». Forse non sarà abbastanza per assicurare la guarigione completa a questa madre coraggio, perché le sue condizioni di salute – già compromesse dalla malattia – sono state gravemente intaccate dalla sospensione delle cure. Ma quel soffio di serenità che arriva da una vita che inizia, con tutto il suo carico di speranza e  di gioiosità, può rafforzare la consapevolezza di un gesto difficile ma sereno, in una prospettiva che già profuma d’infinito.
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