Riflessioni sul reddito di maternità

Il reddito di maternità è riconosciuto solo alle mamme italiane e, se s'inizia a lavorare, cessa automaticamente.Le mamme lavoratrici che hanno un figlio e ne vorrebbero un secondo, non verrebbero incentivate...

Riflessioni sul reddito di maternità

del 15 febbraio 2019

Il reddito di maternità è riconosciuto solo alle mamme italiane e, se s’inizia a lavorare, cessa automaticamente.Le mamme lavoratrici che hanno un figlio e ne vorrebbero un secondo, non verrebbero incentivate...

 

Leggendo il ddl di iniziativa popolare sul “Reddito di maternità”, dopo la prima sensazione positiva – riconosce alle madri un reddito esentasse di mille euro al mese per i primi 8 anni di vita di ogni figlio e, alla nascita del quarto, il reddito diventa vitalizio – emergono alcune criticità.

Il reddito di maternità è riconosciuto solo alle mamme italiane e, se s’inizia a lavorare, cessa automaticamente. Il lavoro diventa colpa: non ti consente di accedere al reddito. Il fatto di lavorare doppio (lavoro + lavoro di mamma) non è riconosciuto, ma scoraggiato. L’aspirazione di una donna a essere mamma e lavoratrice viene disincentivata.
Se una mamma lascia l’attività lavorativa per fare la “mamma in casa”, dopo 8 anni cosa succederà? Chi l’assumerà, con tutti i cambiamenti nel mercato del lavoro? Si creerebbe una nuova categoria di mamme disoccupate che, terminato il periodo del reddito, non avrà più neppure copertura previdenziale. Inoltre, in quelle famiglie in cui, magari a seguito del licenziamento del padre, lavora solo la madre (non sono casi limitati), perché il marito non può usufruire di un analogo ‘reddito di paternità’?
Ai dubbi su queste discriminazioni, peraltro di dubbia costituzionalità, si aggiunge quello sull’utilità nelle politiche per la natalità.
Le mamme lavoratrici, specie quelle che hanno un figlio e ne vorrebbero un secondo, non verrebbero incentivate. E sono loro il “nocciolo duro” su cui investire.
Il reddito di maternità, infine, resta politica “una tantum”, perché copre solo i primi 8 anni di vita di un figlio. Per gli altri dieci (18 se fa l’università)? E per chi i figli li ha già messi al mondo? Non ci pare questa la soluzione adeguata al problema.

Ecco perché, nei prossimi mesi, il Forum delle Associazioni Familiari presenterà la sua nuova proposta fiscale, evoluzione del Fattore Famiglia che avrà l’obiettivo di avvicinare concretamente le politiche familiari in Italia a quelle dei Paesi europei più avanzati in questo settore, tra cui Francia e Germania. Garantendo piena libertà di scelta alle mamme e incoraggiando le coppie ad avere il numero di figli che realmente desiderano.

La vera, grande, sfida dei nostri tempi.

 

Alfonso Caltabiano

http://www.forumfamiglie.org

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