"Che vale la vita se non per essere donata?" Rina ha risposto, ha rinunciato a quel rene che le avrebbe allungato la vita, in favore di qualcuno dei pazienti più giovani che aveva conosciuto in ospedale.
La dialisi costringe i paziente a sottoporsi 3 volte la settimana a emodialisi, i pazienti vengono collegati a un rene artificiale che va ha depurare il sangue da sostanze tossiche che non vengono più eliminate normalmente dalla filtrazione del rene.
Vuol dire recarsi tre volte alla settimana in ospedale, e stare delle ore attaccati al rene artificiale in attesa che il sangue venga filtrato, vuol dire attendere per anni che un rene compatibile sia a disposizione per un trapianto che vorrebbe dire liberarsi dalla schiavitù del macchinario e allungare la vita.
Dopo 16 anni di dialisi per Rina Zanibellato di Paderno TV – era arrivato il momento di effettuare il trapianto di rene. Probabilmente le sono passati davanti i volti di tutte le persone conosciute in ospedale, di quei giovani che come lei passano parte della loro giornata attaccati ad una macchina che permette loro di vivere una vita quasi normale per qualche giorno. Forse ha ripensato alla sua di vita, al marito, al figlio, a coloro che le volevano bene, a quanto la vita fosse stata generosa con lei.
Chi può sapere davvero quali siano stati i suoi sentimenti più intimi, i suoi pensieri più profondi. Sta di fatto che ha deciso di rinunciare al trapianto. Ha rinunciato a quel rene che le avrebbe allungato la vita, in favore di qualcuno dei pazienti più giovani che aveva conosciuto in ospedale.
Alla proposta di sottoporsi al tanto atteso trapianto, lei ha risposto: “No, datelo a chi è più giovane di me, io la mia vita l’ho fatta”. Ha continuato la dialisi, sino a ieri quando si è spenta nel reparto di Nefrologia dell’ospedale Ca’ Foncello.
Che vale la vita se non per essere donata? Già, Rina ha risposto.
Nerella Buggio
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