«Per raggiungere l'obiettivo, sceglieremo quelle vie che appariranno più efficaci». E la via dell'astensione «è una delle possibilità», che «non delegittima né i cattolici né le istituzioni, perché è prevista dalla legge». Andrà a votare? «Il mio comportamento sarà, ovviamente, quello che riterremo di proporre, non solo noi vescovi, ma anche chi avrà le responsabilità specifiche in questa circostanza».
del 01 gennaio 2002
«Respingere le modifiche alla legge sulla fecondazione assistita contenute nelle proposte referendarie», ciascuna delle quali sarebbe peggiorativa della situazione attuale. È questa l'indicazione «unanime» del Consiglio permanente, che si è concluso ieri a Bari. Un'indicazione ribadita anche dal cardinale Camillo Ruini, che al termine della mattinata tiene la consueta conferenza stampa finale. Il presidente della Cei spiega: «Per raggiungere l'obiettivo, sceglieremo quelle vie che appariranno più efficaci». E la via dell'astensione «è una delle possibilità», che «non delegittima né i cattolici né le istituzioni, perché è prevista dalla legge».
Intorno al grande tavolo rotondo che per quattro giorni ha ospitato i lavori, i giornalisti hanno preso il posto occupato fino a pochi minuti prima dai vescovi. E il porporato - con a fianco l'arcivescovo di Bari monsignor Francesco Cacucci (che fa il punto sulla preparazione del Congresso eucaristico nazionale di maggio) e il portavoce della Cei, monsignor Claudio Giuliodori - non si sottrae alle domande. Precisa, però, che il forte accento da lui posto negli ultimi tre anni sulle questioni antropologiche è dovuto soprattutto al fatto che oggi si mette in discussione «chi è l'uomo», con possibilità di intervento «sul suo corpo, sul suo cervello, sulla generazione umana». Quindi «è decisivo dare risposta a questa domanda». L'uomo «è soltanto uno degli animali, o è anche immagine di Dio, e comunque un essere che trascende la natura e ha una sua dignità in qualche modo assoluta?».
«I fondamenti della civiltà occidentale poggiano qui», ricorda ancora Ruini. E poi, citando Kant, sottolinea: «Ogni essere umano va sempre trattato come fine e mai come mezzo. Questa formula del filosofo tedesco, applicata al nostro argomento, dà già un'indicazione molto chiara».
Molto chiari sono, del resto, anche gli orientamenti emersi dalla riunione del «parlamentino» della Cei. «È una delle occasioni in cui ho registrato maggiore unani mità nella valutazione del Consiglio permanente», dice il cardinale. «E questo non deve meravigliare, perché anche il Santo Padre, parlando la scorsa settimana al Corpo Diplomatico, ha indicato come prima sfida quella della vita».
Qualcuno gli chiede se non ci sia il timore di delegittimare i cattolici italiani o le istituzioni nel caso in cui prevalga l'atteggiamento dell'astensione. «Non c'è - risponde il presidente della Cei - perché è una delle vie previste dal legislatore italiano. L'uso dello strumento referendario viene anche provato nella sua opportunità o meno grazie alla partecipazione al voto da parte degli elettori».
Anche il «no» a modifiche dell'attuale legge in Parlamento viene opportunamente motivato. «Soluzioni tali da rendere superfluo il ricorso al voto dovrebbero naturalmente accogliere le istanze proposte dai referendum. E siccome queste istanze sono a nostro giudizio gravemente peggiorative della legge, noi ci opponiamo. Il che non significa che in altri momenti non si possa accogliere alcuna modifica e che la legge sia perfetta».
C'è, infatti, nota Ruini, «una buona parte della società civile che è contraria alle proposte referendarie e che penso si mobiliterà nei modi più opportuni». Gli domandano, a questo proposito, come giudica la consonanza manifestata negli ultimi tempi, oltre che dai cattolici, anche da alcuni esponenti laici. «Non mi sento di accogliere il timore di possibili strumentalizzazioni. Noi abbiamo posto - credo con chiarezza, con onestà e con rispetto di tutti - le nostre posizioni. Siamo ben lieti, e anche grati, se altri hanno posizioni convergenti con le nostre su questo punto». Piuttosto, ribadisce il presidente della Cei, «è importante che il dibattito avvenga in maniera serena e che nei mezzi della comunicazione sia dato spazio adeguato a tutti».
I giornalisti incalzano. «Ma con queste indicazioni non vi esponete al pericolo di una sconfitta?». Risposta: «Non voglio fare previsioni sull'esito, ma non sono certo le previsioni a determinare il giudizio morale che abbiamo il diritto-dovere di esprimere». Diritto-dovere o ingerenza politica? «La Chiesa come tale non si pronuncia soltanto sui principi, ma come potete leggere nella Gaudium et spes e nella Evangelium vitae si pronuncia anche sul concreto dei provvedimenti che possono avere un'implicazione morale e antropologica». Diritto-dovere, dunque, «di esprimersi su tematiche come questa».
C'è anche un quesito in chiave personale. Andrà a votare? «Il mio comportamento sarà, ovviamente, quello che riterremo di proporre, non solo noi vescovi, ma anche chi avrà le responsabilità specifiche in questa circostanza». Infine sul «caso profilattici» che anima il dibattito in Spagna: «Il Consiglio non se ne è occupato. Ma la nostra posizione è in consonanza con quella della Santa Sede».
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