Ogni giorno abbiamo bisogno di riti per capire chi siamo, che esistiamo, che il tempo passa, che la vita ha un senso. E' un rito il bacetto prima di uscire di casa, è un rito la preghiera, lo è la telefonata o l'sms, il mazzo di fiori, il buon giorno anche se detto qualche volta tra i denti, è un rito il regalo di Natale anche se rischia di essere un ricatto o un legaccio. Oggi che è l'ultimo giorno dell'anno è un rito lo scatenarsi dei botti, dei brindisi, del lancio degli oggetti vecchi, della cena con gli amici, del cambio del calendario.
del 02 gennaio 2006
 
 
Ogni giorno abbiamo bisogno di riti per capire chi siamo, che esistiamo, che il tempo passa, che la vita ha un senso. E’ un rito il bacetto prima di uscire di casa, è un rito la preghiera, lo è la telefonata o l’sms, il mazzo di fiori, il buon giorno anche se detto qualche volta tra i denti, è un rito il regalo di Natale anche se rischia di essere un ricatto o un legaccio. Oggi che è l’ultimo giorno dell’anno è un rito lo scatenarsi dei botti, dei brindisi, del lancio degli oggetti vecchi, della cena con gli amici, del cambio del calendario. E’ il tempo che passa inesorabile e forse si fa baldoria perché noi adulti che lo vediamo fuggire vorremmo fermarlo e i giovani vorrebbero scavalcarlo perché non vedono l’ora di essere autosufficienti e padroni della propria vita.
Il vangelo invece per farci capire dove siamo e che cosa significa il passare del tempo ci rimanda al principio anziché alla fine, ci ricorda che all’inizio di tutto c’era al Parola. Non esisteva nulla, c’era il caos forse, esisteva solo Dio nella sua vocazione fondamentale: comunicatore. Dio era ed è Parola, uno che fa consistere il suo essere nel comunicarsi, nel farsi dono, nel proiettarsi verso, nel far essere. Il tempo è cominciato proprio lì, dalla sua volontà di far essere l’uomo per dialogare con una libertà. Proprio per portare questo dialogo alla sua massima possibilità, questo Dio Parola, questo Dio comunicativo, s’è fatto uomo, s’è dato una vita tra noi per aumentare al massimo il dialogo. La comunicazione tra due persone è al massimo, quando più grande è quello che si ha in comune. Dio ha voluto aver in comune la vita intera.
E noi ci avviamo a chiudere il 2005, una anno che è stato pieno di speranze, di tante novità per tutti. Ciascuno avrà un momento per pensare a dove sta andando la sua vita, per fare un bilancio, per rendersi conto di tanti doni, di tutte le persone che la condividono con lui, per ricucire torti, per ritornare saggiamente indietro da vie sbagliate che ha preso. La notte di S. Silvestro non è baldoria per dimenticare, ma festa per ringraziare e forza per cambiare. E’ diventare più vecchi di un anno, è celebrare con un rito il tempo che passa, ma seminare ancora e sempre nuova speranza.
Ma questa speranza dove la trovo?
mons. Domenico Sigalini
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