Il santo non si opponeva al fatto di predicare la verità o di correggere gli altri, ma pensava che andasse fatto con gentilezza
Molti sostengono che i sacerdoti debbano “predicare la verità” condannando il male nel mondo e gli individui all’Inferno per i loro peccati.
Questo stile di predicazione porta spesso a duri rimproveri durante le omelie, screditando le persone e sottolineandone gli errori.
San Francesco di Sales si opponeva fortemente alla predicazione severa, anche se non era certo contrario al fatto di dire la verità.
Il santo credeva fermamente che la verità dovesse essere affermata, e a volte si poteva anche rimproverare qualcuno che stava fuorviando gli altri.
Il suo approccio, però, era del tutto diverso da quello di molti sacerdoti del suo tempo.
Nella raccolta del XIX secolo Un Anno con i Santi, si legge come San Francesco di Sales spiegava il suo approccio alla correzione fraterna:
“Chiunque sia incaricato degli altri non dovrebbe esitare a resistere e a correggere i vizi di coloro che dipendono da lui, o perfino a opporsi ai loro sentimenti quando ce n’è bisogno – sempre, comunque, con mitezza e pace, soprattutto se deve enunciare verità difficili da accogliere. Queste verità devono essere prima riscaldate da un fuoco ardente di carità, che porterà via tutta la loro durezza; in caso contrario, ci saranno frutti aspri, calcolati più per provocare il male che per nutrire. Niente è più amaro della scorza di noce quando è verde, ma quando se ne fa una conserva è molto dolce ed estremamente salutare. Così il rimprovero, molto amaro nella sua natura, acceso dal fuoco della carità e addolcito dall’amabilità diventa piacevole e delizioso. E quando la verità pronunciata dalla lingua manca di dolcezza, è un segno del fatto che il cuore vuole l’autentica carità”.
Questa stessa verità è espressa in una famosa citazione di San Francesco di Sales:
“Prenderai più mosche con un cucchiaio di miele che con un intero barile di aceto”.
È interessante che il fatto di parlare con gentilezza fosse una lotta per il santo, che possedeva uno spirito molto acceso ed era spesso tentato di lasciarsi andare ad accessi d’ira. Ci sono voluti molta forza e coraggio per controllare il suo temperamento e rimproverare gli altri con gentilezza.
Il santo considerava anche lo zelo e la rabbia una combinazione letale:
“Ci sono persone che credono che nessuno possa avere molto zelo senza una grande rabbia, pensando di non poter raggiungere niente a meno che non si spogli di tutto. Al contrario, il vero zelo fa raramente uso di rabbia. Come non usiamo coltello e fuoco con gli uomini malati a meno che non possano essere aiutati altrimenti, così anche il santo zelo non impiega la rabbia se non in caso di estrema necessità”.
Adirarsi per un’ingiustizia non è un peccato, ma la rabbia dev’essere incanalata in modo adeguato.
In caso contrario, come dice San Francesco di Sales, “menti amare, rigide, presuntuose e insolenti che servono inclinazioni, umori, antipatie e arroganza propri coprono la propria ingiustizia con un manto di zelo”.
I sacerdoti devono dire la verità, ma la predicazione severa non dovrebbe essere la norma, altrimenti diventerà “frutto aspro” e “provocherà male” piuttosto che “nutrire”.
tratto da aleteia.org
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