Santa Bernadette e il prodigio del suo corpo

Il corpo incorrotto di santa Bernadette costituisce un paradosso per chi, come la Veggente di Lourdes, ha avuto sin da piccola una salute cagionevole. Quale corpo, più del suo, si presentava così fragile e quindi facilmente predisposto alla corruzione? Eppure non si è decomposto. Un paradosso che ci fa capire molto.

Santa Bernadette e il prodigio del suo corpo

da Testimoni della Fede

del 05 settembre 2011

 

          Qualche anno fa ho avuto la grazia di venerare il corpo di santa Bernadette Sobirous (1874-1879), la veggente di Lourdes, proprio a Nevers, al centro della Francia. Infatti, è lì che si trova il suo corpo, perché è lì che ella visse come suora. Un corpo la cui conservazione ha del prodigioso.  Trent’anni dopo la morte della Santa (nel 1909) si fece la prima ricognizione e il corpo fu trovato intatto. La dichiarazione firmata sotto giuramento dal chirurgo e dal medico dice così: “(…) con la pelle aderente e i muscoli attaccati alle ossa.” Nel 1919 si procedette ad un’altra ricognizione, il corpo era ancora intatto. Nel 1925 ne fu fatta una terza: era ancora perfettamente conservato; così com’è tuttora: sembra che la Santa non sia morta, ma che stia dormendo. La catena del Rosario che ha tra le mani è rovinata, segno di una penetrazione dell’aria, ma il suo corpo no, è totalmente incorrotto. La sua pelle è distesa; proprio come di chi sta solo riposando.Il paradosso          In realtà si potrebbe obiettare: ma un tale fenomeno è di non pochi santi. E’ vero, ce ne sono eccome di questi fenomeni; ma ciò che è interessante nel corpo della piccola veggente dei Pirenei è un paradosso: Bernadette in vita ebbe un corpo tutt’altro che robusto, la sua salute era molto cagionevole. Quale corpo, più del suo, si presentava così fragile e quindi facilmente predisposto alla corruzione? Eppure non si è decomposto. Santa Bernadette sin da piccola fu segnata dall’asma. A detta dei medici, aveva un’aspettativa di vita breve … eppure il suo corpo è lì, intatto. Verrebbe da pensare a tante persone che – come si suol dire - “scoppiano di salute” e poi, dopo la morte, il loro corpo è completamente polverizzato. Quante donne, immerse nella mondanità, curano maniacalmente il proprio corpo offrendolo anche come “occasione” di peccato … e poi, dopo la morte, non ne resta nulla.  Tutto coerente alla vocazione di Bernadette          Sappiamo che la vocazione di santa Bernadette fu di offrirsi vittima per i peccatori e di indicare agli uomini la vera felicità: fare la volontà di Dio per conquistare il Paradiso. L’Immacolata le disse: “Non ti prometto la felicità quaggiù, ma nel Cielo.” Dunque, la sua chiamata ci fa capire che il vero senso della vita è proprio nel considerare la vita terrena come un passaggio, come un pellegrinaggio verso la vera patria, che è appunto il Paradiso.

          Vivendo in questa prospettiva, la Veggente di Lourdes ha “conservato” il suo corpo, cioè ha conservato ciò che –secondo la mentalità mondana- costituirebbe il massimo bene che si possiede. Vengo al dunque. Ciò fa capire chiaramente una cosa molto importante che andrebbe ampiamente recuperata nell’annuncio cristiano: la verità secondo cui chi vive nell’attesa dell’eternità, cioè considerando la vita terrena come una preparazione e un passaggio, rende questa stessa vita più gustosa ed attraente. Mentre chi fa di questa vita l’unico scopo, chi crede che sia l’unica e possibile fonte di felicità, fa di questa stessa vita il suo tedio, perché essa non può trovare in se stessa la risposta, perché non ha la possibilità di spiegare il senso della sofferenza e della morte.  Spiritualismo, corporeismo ed autentico valore del corpo          Il prodigio della conservazione del corpo di santa Bernadette ci dà la possibilità di fare qualche altra riflessione. Soprattutto sul valore cristiano del corpo. A riguardo ci sono due errori da evitare, diametralmente diversi, ma che nascono dalla stessa radice e soprattutto producono gli stessi effetti. I due errori sono: lo spiritualismo e il corporeismo.

          Il primo (lo spiritualismo) afferma che l’uomo sarebbe solo spirito e che il corpo non costituirebbe una realtà organicamente inserita nella persona umana. Si tratta, per esempio, dell’errore delle filosofie orientali, dove il corpo è visto come una sorta di “pezzo di ricambio”. Non a caso in queste filosofie domina l’idea della reincarnazione.

          Il secondo errore (il corporeismo) afferma, invece, che la dignità dell’uomo sarebbe riconducibile solo alla dimensione materiale, quindi corporale. Il tutto, dunque, si traduce in una ricerca sfrenata del benessere del corpo, per esempio nel salutismo (una volta monsignor Giacomo Biffi, vescovo emerito di Bologna, disse a proposito della fissazione di tanti che oggi mangiano col bilancino e tutto biologico: “Molti vivono da malati, per morire da sani”).  Ma – abbiamo detto - questi due errori nascono dalla stessa radice e conducono agli stessi effetti. Infatti, se si riflette, entrambi hanno una connotazione gnostica. Tempo fa un’attrice di film pornografici, legittimamente sposata, disse di non sentirsi fedifraga. Ebbe il coraggio di dire di non aver mai tradito il marito, perché tradire – diceva - richiede l’intenzione di farlo. Per lei, il suo mestiere era solo prestare il proprio corpo. Parole strane, ma non troppo. Se si chiedesse al cosiddetto ‘uomo della strada’: “E’ giusto prostituire la propria mente?” la risposta sarebbe certamente negativa. Prostituire la propria mente vuol dire rinunciare a se stessi, alla propria identità. Ma se si chiedesse sempre all’ ‘uomo della strada’: “Fa bene un’attrice ad usare il proprio corpo?” La risposta sarebbe con ogni probabilità positiva: “Se si possiede un bel corpo, perché non sfruttarlo?” Si è convinti, insomma, che la mente non si debba mai prostituire, mentre il corpo … Ciò significa che mentre la mente e il pensiero sono ritenuti elementi costitutivi della persona, il corpo no. Quest’ultimo sarebbe solo un optional, qualcosa di “spalmato” sulla persona come la marmellata sulla fetta di pane.  Ecco lo spiritualismo ed ecco la gnosi!

          Il Cristianesimo, invece, afferma che il corpo deve essere valorizzato ponendolo nella giusta dimensione. La mortificazione del corpo, cristianamente, è segno che lo si ama e che lo si vuole salvare. San Francesco d’Assisi diceva: “Povero corpo mio, perdonami. Però sappi che ti tratto male in questo mondo perché ti voglio tanto bene, e voglio che tu sia eternamente felice.” 

Corrado Gnerre

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