Ti auguro di scoprire i profeti che viaggiano accanto a te e che ti parlano a nome di Dio. L'ostacolo maggiore, ricordalo, è il peccato che si configura come incredulità, cioè durezza di cuore, superficialità che sterilizza il messaggio e gli impedisce di essere fecondo e di portare vita.
14^ domenica del tempo ordinario.
Letture:
Ezechiele 2, 2-5 2 Corinzi 12, 7-10 Marco 6, 1-6
0. Chi di noi non ha chiesto perdono almeno una volta di non aver trattato bene quelli di casa? di essersi comportato meglio con gli amici/che che con i propri fratelli, sorelle o Genitori? Succede che a volte siamo gentili e premurosi, allegri e pimpanti con colleghi di lavoro o con persone che incontriamo di rado e poi con i familiari rischiamo di dare gli scarti e gli avanzi del nostro cuore e della nostra disponibilità. C'è un'attenuante: quelli di casa ci conoscono e sanno come siamo, con loro ci possiamo permettere di abbassare un po' la soglia di guardia; quelli di fuori invece occorre trattarli bene, però non è una bella cosa e di questo ne siamo consapevoli.
Senti cosa dice San Francesco di Sales al riguardo: "Bisogna avere la dolcezza del latte verso i familiari e i vicini: in questo mancano seriamente quelli che sono angeli per strada e diavoli in casa!"
A lungo andare questo atteggiamento crea un clima di tristezza perché segnato da ingiustizia. È il caso di:
1. Gesù a Nazareth: è il suo paese, tutti lo conoscono e proprio per questo non gli danno credito, lo giudicano: "Ma cosa crede di essere? Sappiamo bene chi è, di lui conosciamo i genitori, la sua abitazione, il suo lavoro. Non hanno verso Ges√π alcun gesto di accoglienza, di cordialità e Gesù si sente bloccato e "non potè operare nessun prodigio".
Sappiamo tutti il proverbio che dice: "Nemo propheta in patria" = nessuno è profeta nella propria patria (famiglia, comunità, provincia religiosa). È un'esperienza che ferisce perché vorremmo proprio ai nostri cari, alle persone che più ci stanno a cuore offrire quel poco che siamo capaci di fare. E invece subentra il giudizio: "Non è costui il figlio del carpentiere? cosa vuole insegnare a noi?". Gli abitanti di Nazareth non hanno fiducia nel loro concittadino Gesù.
Il caso degli abitanti di Nazareth è un segnale di quanto capiterà più tardi a livello di tutto il popolo d'Israele che rifiuterà il PROFETA (Gesù), presente in mezzo a loro e lo condannerà a morte. "Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali e voi non avete voluto!"
A livello di Chiesa quanti profeti non ascoltati o censurati; quante doverose "riabilitazioni" lungo i secoli: penso a don Milani, all'abate Rosmini
2. Dio manda i suoi profeti: la parola profeta significa uno che parla a nome di un altro, in questo caso a nome di Dio. La prima lettura ci parla di Ezechiele, inviato al popolo di Israele, "figli testardi e dal cuore indurito", perché anche se è inascoltato e rifiutato, almeno "si sappia che c'è un profeta in Israele". Dio non abbandona i suoi; è un Dio fedele e per questo presente.
Dio continua oggi a mandarci i suoi profeti, i suoi messaggeri. Occorre avere gli occhi aperti e il cuore disponibile per cogliere attraverso di loro quanto il Signore ci vuol dire.
Ti elenco quelli più comuni nei quali forse in questo tempo estivo puoi imbatterti:
- Un incontro
- Un'esperienza di gioia, di fatica, di dolore
- La lettura di un libro buono (se ti occorre un libro "profeta" chiamami e te ne indicherò qualcuno!!!)
- Una confessione che trasforma
- Una parola che ci colpisce e che sembra detta proprio per noi
- La Parola di Dio (approfitta di questo tempo per leggerti con calma un vangelo o un libro dell'AT)
- La riscoperta di una persona amica
- Il silenzio, la preghiera, la natura, la festa
- L'ascolto amoroso del tuo cuore, per scoprire la voce di Dio che ha da dirti qualcosa
Ti auguro di scoprire i profeti che viaggiano accanto a te e che ti parlano a nome di Dio.
L'ostacolo maggiore, ricordalo, è il peccato che si configura come incredulità, cioè durezza di cuore, superficialità che sterilizza il messaggio e gli impedisce di essere fecondo e di portare vita.
don Gianni Ghiglione
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