Scherma in carrozzina: Matteo Betti si racconta

Ho dovuto affrontare tantissimi sacrifici, a partire da quello più grande che è l'investimento personale nel tempo che si crede giusto dedicargli, se una persona sa di avere delle potenzialità. Ho iniziato a fare scherma a 5 anni, quindi non m'immagino la mia vita senza di essa. Mi sento di consigliarla più di qualsiasi altro sport, perché è uno sport dove non ci si annoia.

Scherma in carrozzina: Matteo Betti si racconta

Abbiamo intervistato Matteo Betti, campione Paralimpico della Scherma in carrozzina.

Come mai ha iniziato a tirare in carrozzina?

“Ho iniziato a tirare di scherma nel 1991 e in carrozzina nel 2005 semplicemente perché prima non conoscevo la scherma in carrozzina e quindi la possibilità di poterla fare, una volta conosciuta ho fatto i primi campionati italiani, dopo di che non l’ho più lasciata.”

Che cosa ti è piaciuto in particolare della scherma in carrozzina?

“Innanzitutto la possibilità concreta, che prima non avevo, di partecipare a una paralimpiade e quindi raggiungere dei risultati di eccellenza, che erano un potenziale, poi certo sono stato bravo e fortunato a raggiungerli e che ho raggiunto finora e quelli che arriveranno in futuro.” 

Che cosa è per te la scherma?

“Io ho iniziato a fare scherma a 5 anni, quindi non m’immagino la mia vita senza la scherma.”

Quando sei in pedana come ti concentri, come consideri gli avversari?

“Di fronte a me, penso sempre che ci siano degli atleti che daranno il 100%, e che comunque affrontare per loro un atleta italiano è sempre uno stimolo in più.”

Che cosa provi? Hai paura, hai rispetto, ci vuole un po’ d’incoscienza di coraggio?

“Rispetto per tutti gli avversari, bisogna avere coscienza anche di chi sono gli avversari, quindi non sottovalutarli, ma nemmeno il contrario, io paura? Ormai no, emozione ce ne stata tanta per tutte le mie prime tappe, europei, mondiali, Paralimpiadi, adesso c’è solo voglia di arrivare a quei traguardi che inseguo da tanto tempo.”

Se tu volessi lanciare un messaggio ad un giovanissimo che vuole avvicinarsi a questo sport, gli consiglieresti il tuo percorso? Che cosa dovrebbe affrontare? Quali sacrifici?

“Io ho dovuto affrontare tantissimi sacrifici, a partire da quello più grande che è l’investimento personale nel tempo che si crede giusto dedicargli, se una persona sa di avere delle potenzialità; per il resto mi sento di consigliare la scherma più di qualsiasi altro sport, perché è uno sport dove non ci si annoia.”

Si può dire che sia anche un’opportunità la scherma come lo sport in generale per integrarsi con nuove persone? Quindi fare amicizie, in genere un’attività sportiva tende poi a portarti via da quella che è la vita quotidiana, se una persona s’impegna ogni giorno con costanza sei costretto poi a rinunciare a quelli che sono poi i rapporti che ti sono più consueti?

“Se tu guardi ora dove ci stiamo allenando, siamo dentro il centro federale della nazionale assoluta normodotata e in carrozzina, per cui un altro motivo in più, per scegliere la scherma è quello che comunque le due realtà sono assolutamente coese  e ben integrate, quindi l’integrazione è un cosa che noi conosciamo bene fin dal 2006 quando abbiamo fatto i primi mondiali e penso che la nostra disciplina sia una delle cose che realmente già adesso ha raggiunto questo risultato.”

Matteo Fuori dalla pedana chi sei, che cosa fai?

“Mi piace il cinema, mi piace leggere, tenermi informato leggendo giornali su internet o comunque blog, questo sono le cose che faccio fuori dalla scherma.

Si dice che ti piace molto il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick?

“È solamente il mio film preferito, gli altri cambiano a seconda dei periodi, il Dottor Stranamore è quello che rimane fisso sempre per me.”

C’è un motivo particolare?

“No, assolutamente però trovo che sia il film più bello, il film più bello della storia”

A scuola com’è andata?

“A scuola adesso con l’università è un momento di stasi, mi son sentito di dover interrompere, almeno per il momento, per raggiungere veramente i traguardi che mi sono prefissato, dopo di che, avrò sicuramente modo e tempo di riprendere quando avrò più tempo, io penso che se una persona deve fare una cosa con la serietà, come la sto affrontando io, ci deve mettere tutto se stesso, e quindi per il momento lo studio non riceverebbe questa serietà e allora preferisco affrontare una cosa per volta.”

Per quanto tempo pensi che sarai impegnato con questa intensità nella scherma?

“Non lo so! Sicuramente fino a Londra, dopo di che vediamo, io spero per tantissimo tempo, sicuramente fino a Londra sarò concentrato solo sull’obiettivo.”

Un giorno quando non tirerai più che cosa farà Matteo?

“Non lo so! Perché non mi sono mai trovato senza scherma, sicuramente so che tutto questo un giorno finirà e sicuramente avrò anche tempo di organizzare il mio futuro, dopo il mio presente da atleta, mi piacerebbe rimanere nell’ambiente, perché comunque so che potrei dare molto, con il mio bagaglio di esperienza che ho fato fino ad adesso e quello che riuscirò a fare in futuro, vedremo.”

Tu da Londra che cosa ti aspetti? Senza scaramanzie, senza scongiuri, fino ad oggi hai ottenuto dei risultati importanti, a Pechino non è andata proprio come si sperava, il V posto è sempre un risultato di prestigio anche se poi non è sufficiente?

“Non è sufficiente, soprattutto ad una Paralimpiade, certo mantenere fuori la scaramanzia per un atleta, per la persona che sono, è difficile, a Pechino non è andata molto bene, voglio comunque considerare che alla mia prima Paralimpiade si paga anche lo scotto dell’emozione, che non pensavo quando ho affrontato Pechino, i ragazzi me l’avevano detto e in effetti e vero, poi noi sappiamo che le potenzialità ci sono, c’è l’abbiamo, noi lavoriamo tutti i giorni per tutto l’anno sapendo di avere queste possibilità, e già è un ottimo risultato, e sicuramente non è ancora abbastanza, quindi noi lo sappiamo e lavoriamo per questo.”

Che cosa stai facendo per controllare l’emozione?

“Mha, ormai, fare qualcosa in particolare niente, so che comunque, via via con le gare, affrontando tanti campionati europei, campionati del mondo, orami sono tre, tante coppe del mondo, si prende coscienza e consapevolezza che comunque diventano sempre più una bella abitudine, quindi affrontare una Paralimpiade, ora che sarà la seconda, sarà un po’ più facile.”

Spada o Fioretto?

“Io sono fiorettista, quest’anno in verità i risultati sono andati molto bene di spada e ho fatto bene di fioretto, per cui, so che questa è una grade fortuna, se una volta una gara va male nell’altra posso sempre prendere un bel risultato, quindi tutti e due.”

Il rapporto con i tuoi compagni di squadra?

“Noi siamo una grande squadra, basti pensare che questo argento che abbiamo preso a squadra, che ci ha qualificati a Londra 2012 prepotentemente, è arrivato dopo un anno in cui una squadra giovanissima formata da persone che hanno cominciato anche da poco a fare scherma è passata dal 10° posto nella classifica mondiale al 2° posto dietro la Cina che è ancora inarrivabile, per qualsiasi nazionale compresi noi, per tutto il resto abbiamo fatto una squadra bellissima, un risultato bellissimo che non può essere solo dato dalla componete tecnica, perché cèrano squadre molto molto forti e forse tecnicamente  anche più forti di noi, però noi abbiamo dimostrato di essere veramente una grande squadra.”

 

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