L'oratorio riscopre la sua matrice, quella dei santi educatori, religiosi o preti, suore o laici, che in tempi storici differenti e in luoghi diversi hanno tradotto in azioni concrete ed in esperienze ordinarie la vita buona del Vangelo, allora e oggi!
Nella calda estate 2012 ancora una volta si parla di oratorio perché tante famiglie sono coinvolte in parrocchia con i propri figli, animatori e animati, giovani e bambini dei Grest e dei campi scuola che in paese o in città, al mare o in montagna, vedono protagoniste le nuove generazioni. Ne parlano i bollettini parrocchiali, la stampa diocesana, e in questi giorni perfino i quotidiani nazionali. Tutti sembrano aver riscoperto la realtà di una Chiesa vicina alla gente: quella del paese o del quartiere, una Chiesa popolare che vive i problemi di ogni giorno con la sapienza del Vangelo e la fantasia dello Spirito. Una Chiesa che “si prende cura del bene delle persone” fin dall’infanzia, puntando – attraverso l’esperienza dell’oratorio – a far crescere i bambini in un clima gioioso, coinvolgendo i giovani in un’esperienza educativa come quella dell’animazione, dando un sostegno alle famiglie non solo in tempo di crisi, ma nella quotidianità della vita: ecco l’oratorio degli anni 2000! Così l’oratorio riscopre la sua matrice, quella dei santi educatori, religiosi o preti, suore o laici, che in tempi storici differenti e in luoghi diversi hanno tradotto in azioni concrete ed in esperienze ordinarie la vita buona del Vangelo, allora e oggi! In oratorio vi è un sogno, è quello della comunità concreta che vive sul territorio: l’estate ci rivela il volto di una “chiesa di gente” che si ritrova a condividere la gioia e la fatica dell’impegno educativo attraverso i diversi linguaggi del cortile dei ragazzi e le esperienze formative di un cammino oratoriale. A parlare è Stefano, 17 anni, dell’oratorio Anspi di San Martino di Novara: “Ogni mattina, entrando in oratorio, guardo l’ulivo all’ingresso e i muri che ogni anno prendono i colori del Grest; do un’occhiata al campo di calcio (ho l’impressione di aver trascorso più tempo lì da piccolo che nel mio letto) e infine entro in Orat... così spesso abbreviato... entro nella mia seconda casa”. L’oratorio come una casa della comunità parrocchiale, intesa come famiglia di famiglie, e non solo. Gioele, 18 anni, animatore di un Grest parrocchiale piemontese, insieme a Luca, Simone, Emanuele, Jacopo, Gabriele e Pietro ha trascorso una settimana di Grest con chi una casa l’ha persa a causa del terremoto in Emilia Romagna e nel Mantovano. Quando ha frequentato i corsi sulla sicurezza e il primo soccorso si chiedeva a che cosa potessero servire, ora anche questo è stato utile nel suo servizio nel centro estivo comunale a San Prospero, nel Modenese. All’ultimo giorno dell’“Estate Ragazzi” in parrocchia, il suo prete ha ricevuto una chiamata nella quale si chiedeva di mandare animatori in Emilia Romagna; veloce la consultazione telefonica con i genitori, la chiamata tra amici, e lo slancio dei suoi bambini. In serata ha preparato lo zaino e il giorno seguente è partito con gli altri coetanei per condividere l’esperienza maturata nel suo oratorio, preparando poi il turno anche delle animatrici. “Tanta voglia di andare là, e imparare tanto. La tendopoli ci aspetta... – dice al telefono e racconta su Facebook ai suoi amici, animatori dei campi scuola in Trentino, e, dopo qualche giorno –: I ragazzi qui sono fantastici!”, e la notizia corre sulla rete. Si cercano altri animatori per le settimane di luglio e agosto, e la catena della solidarietà coinvolge anche i giovani del cortile dell’oratorio che possono farsi carico dei bambini che da mesi con le loro famiglie sono coinvolte dalla tragedia del terremoto. Jacopo dice semplicemente: “Grazie per avermi aiutato a trovare qualche cosa di bello da fare!”. L’oratorio è il luogo e il tempo delle proposte forti, senza sconti, quelle che aprono il cuore perché ti immergono nella realtà della vita, al servizio dei bisogni veri della gente del proprio territorio e del proprio tempo. Certo, l’estate in piscina o in vacanza può essere più tranquilla, ma non riempie il cuore e la vita di chi è alla ricerca di autenticità. È l’oratorio aperto sul territorio che fa crescere buoni cristiani e onesti cittadini attraverso la generosità, in forme e modalità diverse negli oltre seimila oratori italiani, accomunati dalla stessa passione! Vi è un progetto in oratorio, gli animatori spesso lo qualificano come educativo, esprime la voglia di vivere il Vangelo secondo la propria età, con uno sguardo al futuro. Nei tanti oratori della penisola e delle isole, animati a livello parrocchiale, o da religiosi o dalle associazioni tra cui Anspi, qualcuno si è accorto di un lavoro che in questi anni ha coinvolto davvero a dimensione popolare. Le famiglie ritrovano in oratorio, negli anni del catechismo dei figli o per le loro necessità del tempo libero, un’esperienza di Chiesa. È l’occasione per dare una mano, e diventa un luogo per incontrarsi tra il lavoro e la festa, non come una pausa, ma come un tempo che ci si prende per ritrovare se stessi. Questa presenza diventa un riferimento anche per i giovani che davanti a loro vedono adulti che riscoprono l’autenticità delle relazioni e dell’incontrarsi in una comunità. Con le iniziative estive l’oratorio è un concreto servizio alle famiglie, anche se per molti le strutture dove si svolgono le attività sono luoghi non meglio identificati, forse nei mesi scorsi più al centro delle polemiche per l'Imu, forse per altri si tratta solo di un’alternativa per le vacanze dei figli, ma vi è un dato per tutti: gli oratori italiani coinvolgono circa un milione ottocentomila tra ragazzi e giovani, italiani e stranieri. Le notizie sui media a proposito della vita della Chiesa spesso non valorizzano la realtà del quotidiano, del vissuto normale di chi all’oratorio in passato e oggi percorre un cammino di crescita umana e spirituale, che costituisce una ricchezza del patrimonio educativo del nostro Paese. “Al Grest i bambini ti insegnano molte cose, spesso da noi date per scontate”, dice Martina quasi diciottenne. "È bello – anche se a volte stancante, dopo un anno di scuola – passare le giornate con i più piccoli al Grest e al campo scuola, ma nei mesi dell’anno scolastico tutto quello che ha vissuto diventa motivo di riflessione e di impegno per un cammino personale e di gruppo”, racconta Matteo, studente di informatica, a proposito della sua esperienza in oratorio. Gli oratori al servizio delle famiglie e delle nuove generazioni sono il volto di una Chiesa giovane che vive esperienze di vita buona.
Gian Mario Lanfranchini
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