La legge sull'omofobia non è ancora stata approvata e già abbiamo potuto assistere a numerosi i casi di aggressione verbale e mediatica nei confronti di chi chiede la libertà di poter affermare, senza discriminare nessuno, che la famiglia è quella composta da un uomo e una donna.
Dalle parole si passa ai fatti. La legge sull’omofobia non è ancora stata approvata e già abbiamo potuto assistere a numerosi i casi di aggressione verbale e mediatica nei confronti di chi chiede la libertà di poter affermare, senza discriminare nessuno, che la famiglia è quella composta da un uomo e una donna.
Ma mai fino ad ora si era passato ai fatti: vegliare in difesa della libertà di espressione può ora portare persino a rischiare seriamente la propria incolumità. Succede a Bergamo, dove una veglia pacifica e silenziosa delle “Sentinelle in piedi” a favore della libertà di espressione e contro il ddl Scalfarotto è stata aggredita da un gruppo di ragazzi dei centri sociali: solo il pronto intervento della polizia è riuscito a evitare il pestaggio.
Le Sentinelle bergamasche, circa 130, si erano date appuntamento per il pomeriggio di sabato 7 sul Sentierone, “salotto” della città, e si erano disposte come di consueto in piedi, in silenzio, immersi nella lettura di un libro, secondo lo stile pacifico e silenzioso che le contraddistingue mutuato dai Veilleurs debout francesi. Tra di essi molti giovani e alcune famiglie con i bimbi piccoli.
In un attimo si presentano davanti a loro un gruppo di alcune decine di giovani provenienti dai centri sociali che accendono fumogeni e cominciano a lanciare insulti, volgarità e cori ingiuriosi. Cercano anche di avvicinarsi alle sentinelle, ma la polizia li blocca formando un cordone. Tra le urla che è possibile riportare: “omofobi” e “fascisti”.
«Ci urlano che siamo dei fascisti, quando invece siamo qui a vegliare per la libertà di espressione e contro una norma che introdurrebbe il reato di opinione, che è tipico dei regimi totalitari - spiega una sentinella - Le veglie delle Sentinelle sono da sempre di carattere apartitico e aconfessionale. Non chiediamo tessere e accogliamo a vegliare con noi chiunque condivida il nostro pensiero: chiediamo solo di adeguarsi allo stile silenzioso e pacifico che ci contraddistingue, che anche oggi è stato da tutti rispettato».
Lo scenario è questo: da una parte un gruppo di giovani che lancia insulti, volgarità e minacce a un gruppo di veglianti silenziosi, in mezzo ai quali ci sono anche famiglie con bambini piccoli. Presenti alla veglia, oltre a gruppi di atei e cattolici, anche un gruppo di mormoni, a testimonianza dell’aconfessionalità della manifestazione.
La tensione sale sempre più e le forze dell’ordine sono costrette a chiedere alle Sentinelle di terminare la veglia in anticipo e a ritirarsi in ordine a partire dalle ultime file, ma a questo punto gli antagonisti cercano di aggirare gli agenti dirigendosi verso Largo Belotti, dove le Sentinelle stavano sfollando. Solo il blocco della polizia riesce a impedire il peggio: dai manifestanti partono spintoni calci e sputi agli agenti in divisa antisommossa. E alle sentinelle più di una minaccia: “Vi faremo la festa!”.
La rabbia degli antagonisti si sfoga anche su una capanna allestita lì vicino della Fondazione Piero e Lucille Corti per raccogliere fondi da destinare a un ospedale in Uganda, rovesciando tavoli e danneggiando vari oggetti. Sul posto era presente anche un volontario che a seguito di questo fatto ha raccolto alcune offerte in risarcimento da manifestanti e polizia.
Molti degli antagonisti sono già stati identificati e denunciati di manifestazione non autorizzata, lancio di fumogeni e resistenza a pubblico ufficiale.
«Si sta verificando quello che Benedetto XVI definiva ‘la dittatura del relativismo’: è la dimostrazione che l’intolleranza dei cosiddetti tolleranti rifiuta qualsiasi pensiero contrario alle loro idee, cercando di silenziarlo con le buone o con le cattive» è il commento amaro di una sentinella.
Ciò che è successo a Bergamo, proprio nelle ore in cui il ddl Scalfarotto viene discusso in Senato, getta una nuova sinistra luce sull’avanzata della dittatura gender in Italia. Una dittatura che pretende di omologare ogni pensiero e di zittire qualsiasi opinione contraria marchiandola come “omofoba” e, da ora, ricorrendo anche alla violenza anche contro gruppi pacifici di giovani, donne e bambini.
Andrea Lavelli
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