Shahbaz Bhatti, storia di un cristiano coerente fino in fondo

I cristiani in Pakistan sono una minoranza che ha sofferto negli ultimi anni, soprattutto dopo l'11 settembre. Si tratta però, è bene sottolinearlo, di persone che non si sentono straniere in patria. Al contrario, Bhatti aveva un grande senso della Stato: era un cristiano innamorato del suo Paese, malgrado tutto. Credeva nella coabitazione tra etnie e religioni diverse e dava battaglia a favore dei poveri, senza distinzioni.

Shahbaz Bhatti, storia di un cristiano coerente fino in fondo

«Questa storia è una delle più struggenti del cristianesimo del Duemila», scrive il ministro Andrea Riccardi nella Prefazione. È la storia del giovane ministro pakistano (Shabhaz Bhatti. Vita e martirio di un cristiano in Pakistan, Paoline 2012), che Roberto Zuccolini, giornalista del Corriere della Sera, racconta insieme a Roberto Pietrolucci, responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Pakistan e amico personale di Bhatti. Politico e martire: l’accostamento di questi due termini oggi a molti può suonare strano. Che significato ha ricordare Bhatti a un anno dalla sua uccisione?

Certo, può sembrare strano che un politico possa anche essere un martire, pensando alla politica di casa nostra, fatta troppo spesso - negli ultimi anni - di piccoli compromessi e di scarsa responsabilità. Se si guarda invece ai grandi scenari del mondo si possono cogliere figure contemporanee di politici che hanno illuminato la storia di alcuni Paesi. Penso a Martin Luther King, che morì martire negli Usa nel 1968, proprio l’anno di nascita di Shahbaz Bhatti. E ora si parla del ministro per le Minoranze del Pakistan, ucciso il 2 marzo 2011, proprio come del «Martin Luther King» dell’Asia, esempio a cui guardano migliaia di persone, cristiani, hindu e musulmani di quella regione del mondo. Ma anche in Italia si sente un interesse crescente per questa figura di cristiano che ha lottato a mani nude per difendere i poveri del suo Paese. Sono rimasto sorpreso che alle presentazioni del libro, in giro per l’Italia, ci sia stata una partecipazione di popolo: vuol dire che una persona vissuta in una regione del mondo così distante dalla nostra, con l’esempio della sua vita di cristiano, può dirci cose che toccano il nostro cuore e che suscitano domande. Quali sono stati i suoi principali contributi alla vita politica pakistana e alla libertà delle minoranze religiose?

Cito solo le più importanti: la legge nazionale che stabilisce per tutti gli uffici pubblici l’obbligo di assumere almeno il 5% del personale tra le minoranze religiose; l’assegnazione alle minoranze di una quota di quattro seggi al Senato; l’istituzione della festa delle Minoranze, l’11 agosto, giorno anniversario dello storico discorso del fondatore del Pakistan Ali Jinnah, in cui si riconosceva il ruolo svolto dalle minoranze per l’indipendenza del Paese. Che cosa significa essere cristiani in Pakistan dopo la sua morte?

I cristiani in Pakistan sono una minoranza che ha sofferto negli ultimi anni, soprattutto dopo l’11 settembre e l’inizio della guerra in Afghanistan. Si tratta però, è bene sottolinearlo, di persone che non si sentono straniere in patria. Al contrario, Bhatti aveva un grande senso della Stato: era un cristiano innamorato del suo Paese, malgrado tutto. Credeva nella coabitazione tra etnie e religioni diverse e dava battaglia a favore dei poveri, senza distinzioni, come dimostra l’azione di soccorso alle persone colpite dal terremoto del 2005, in grande maggioranza musulmane.

Francesco Pistocchini

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