Nel Vangelo si raggiunge il punto più alto del paradosso quando si legge che sono felici i poveri, quelli che piangono, che vengono perseguitati a causa della giustizia, felici quelli che perdono la loro vita donandola ad altri... La felicità sembra acqua che scivola via dalle mani, che non trattieni più di un attimo!
del 01 gennaio 2002
La felicità sembra acqua che scivola via dalle mani, che non trattieni più di un attimo! La gioia di oggi non è garantita domani. Ieri eravamo felici perchè ci accontentavamo del niente o di poco, dicono i nonni e le nonne; oggi in un paese dove è stata sconfitta la povertà, la miseria, la fame, tanta gente non è per nulla contenta di sè! Nel Vangelo si raggiunge il punto più alto del paradosso quando si legge che sono felici i poveri, quelli che piangono, che vengono perseguitati a causa della giustizia, felici quelli che perdono la loro vita donandola ad altri.
I nostri Santi direbbero di no: non ci è stata promessa la felicità in questo mondo, manca sempre un qualcosa che impedisce di essere felici, legato al denaro, alla salute, al tempo. Tutti sono convinti che la felicità non dipende dal denaro, ma se manca… Dipende forse dalla salute? C’è gente che sta bene, che non ha mai provato un malanno, eppure non è felice. Dal tempo? Niente affatto! Il tempo anzi rivela il nostro limite: non possiamo dominarlo, nè anticiparlo nè posticiparlo, neppure fermarlo.
La felicità sembra acqua che scivola via dalle mani, che non trattieni più di un attimo! La gioia di oggi non è garantita domani. Ieri eravamo felici, perchè ci accontentavamo del niente o di poco, dicono i nonni e le nonne, oggi in un paese dove è stata sconfitta la povertà, la miseria, la fame, tanta gente non è per nulla contenta di sè!
Si augurano “giorni felici” nei compleanni o nelle feste di matrimonio, felicità è parola chiave di spot televisivi, di periodici femminili, sembra essere a portata di mano e in certi momenti lo è, poi basta un guasto all’auto, un mal di testa ed il mondo appare nella sua triste cappa di colori viola, quelli del dolore. Come essere felici? Esistono manuali della felicità, scritti da autori americani. Scorrendone le pagine assomigliano vagamente a un “bigino” dell’essere felici, che può andare bene a qualche ingenuo credulone! Non inganniamo noi stessi nè illudiamoci: la felicità ha un prezzo da pagare, una via stretta da percorrere! Nel Vangelo si raggiunge il punto più alto del paradosso, quando si legge che sono felici i poveri, quelli che piangono, che vengono perseguitati a causa della giustizia, felici quelli che perdono la loro vita donandola ad altri.
Non è facile spiegarlo ai giovani, che ti rispondono che si è felici quando hai il portafoglio pieno, si ha una casa dove tornare, dei genitori che pensano e provvedono a farti studiare, a ricercarti il posto di lavoro felici se si ha una ragazza o un ragazzo, un motorino o una macchina, felici se si è liberi di fare i propri comodi! Ma è felicità vera questa? Siamo così fuori dal tempo nel credere che la felicità esiste solo legata ai beni relazionali ed è una conquista che esige fatica? E il prezzo da pagare nasce dalla reciprocità: se un amico si sacrifica per te, ti dona il suo tempo, la sua parola, tu devi essere disposto a fare altrettanto! Non si può solo chiedere, pretendere, senza nulla dare, anzi il culmine dell’amicizia è l’amore, che è gratuità, oblazione, senza alcun ricambio!
«Non pensavo fosse così bello visitare gli ammalati!», mi diceva un giorno una ragazza universitaria che, vittima della sua noia, aveva deciso con le amiche di andare alla Casa di riposo del paese, a lavare e fare la barba a chi non poteva farlo per età e malattia. La stessa gioia la provano quei ragazzi e ragazze che animano un campo estivo, facendo giocare i bimbi: «Non mi sono divertita così tanto nelle vacanze con i miei amici, in Inghilterra!». E un barabitt: «Una volta mio passatempo era rubare. Rubavo di tutto, dalle bici al rame da vendere, ai motorini. Un giorno, sono entrato nella squadra di calcio dell’oratorio. Giochi se smetti di rubare! Ho smesso, sono contento, ho trovato l’amicizia di compagni che prima mi evitavano. Gioco attaccante e faccio spesso goal di… rapina! Ho perso il pelo ma non il vizio!». Momenti di felicità, ma solo momenti. Cosa ci manca, allora? Sant’Agostino direbbe che il nostro cuore non trova gioia, pace, serenità finché non riposa in Dio!
don Vittorio Chiari
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