Contrariamente a ciò che pensano in molti, la Chiesa afferma che "Per mezzo della ragione naturale, l'uomo può conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere". Intendiamoci, non si tratta di provare che Dio esiste a partire dalla Bibbia. La Rivelazione non è del resto oggetto di dimostrazione. È importante, invece, ribadire che l'intelletto...
del 06 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Contrariamente a ciò che pensano in molti, la Chiesa afferma che 'Per mezzo della ragione naturale, l'uomo può conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere' (CCC, 50).      Così nella sua enciclica Fides et Ratio, Giovanni Paolo II esortava i filosofi a non soccombere al pessimismo dilagante: “è Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso” (Fides et Ratio § 1).
           Intendiamoci, non si tratta di provare che Dio esiste a partire dalla Bibbia. La Rivelazione non è del resto oggetto di dimostrazione. È importante, invece, ribadire che l'intelletto può, da solo, provare l'esistenza di una causa ultima dell'Essere, del movimento e della perfezione dell'universo.
Esiste una prova scientifica?
          No, perché bisognerebbe giungere a una “conoscenza certa attraverso le cause”. Ma questo è impossibile, perché Dio è l'unico essere non creato, e causa di se stesso. C'è tuttavia un altro modo per ottenere una verità, di certo meno perfetta, ma valida lo stesso. Si tratta di una conoscenza tramite gli effetti. Questa dimostrazione non può arrivare a dirci perché la conclusione sia vera, ma può comunque affermare con certezza che sia vera.
Queste prove non poggiano sulla fede?
          No, perché la fede non consiste in credere nell'esistenza necessaria di un Primo Motore, ma in un'adesione personale e piena di fiducia a tutta la Rivelazione, resa piena soprattutto da Gesù Cristo. Non si tratta di una conoscenza teorica ma di un atto di totale sottomissione, motivato dall'amore di Dio e delle verità che ci ha rivelato. Inoltre, la Bibbia non dice mai che l'uomo è incapace di scoprire, alla sola luce della ragione naturale, una certa conoscenza di Dio e delle sue qualità. Al contrario, San Paolo afferma: “Dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm. 1:20).
          Fra i filosofi più famosi che hanno proposto delle prove sull'esistenza di Dio, si possono citare Aristotele, S. Agostino, Boezio, S. Anselmo d'Aosta, Ugo di S. Vittore, Avicenna, Maimonide, Guglielmo d'Alvernia, Alessandro di Hales, S. Bonaventura, Alberto Magno, S. Tommaso d'Aquino, Duns Scoto... e anche Cartesio!
          S. Tommaso ha riassunto le prove dell'esistenza di Dio in cinque grandi vie (Summa I, Q. 2, art. 2-3). Tutte le altre prove valide possono essere ridotte a una di queste vie. Contrariamente ad altri filosofi, l'Aquinate sembra non dare alcun credito alle prove che procedono a partire da argomenti “soggettivi” (o psicologici). Ecco, in modo succinto, l'argomento centrale delle sue prove:
1. [Via del Moto]. Il semplice fatto che le “cose” (l'universo, il mondo e tutto ciò che contiene della materia) possiedano un movimento, rinvia necessariamente ad un “Primo Motore”, ovvero una prima causa di movimento. Per quale motivo? Perché tutto ciò che si muove, è mosso da qualcos'altro. Ne consegue, che tutta la serie di cause derivano per forza da una Causa prima. Esiste dunque un primo motore che non è mosso da nulla.
2. [Via della causa efficiente]. Niente può essere causa di sé stesso, perché per esserlo, dovrebbe esistere ancora prima di sé stesso. Il che è assurdo. Bisogna dunque risalire all'infinito alle cause efficienti. Ma se non ci sono delle “cause prime”, non ci saranno neanche degli “effetti ultimi”, e ancora di meno delle “cause efficienti intermedie”. Tuttavia, è noto che nella Natura esiste un ordine di cause efficienti. Bisogna dunque riconoscere che c'è una Prima Causa da cui parte tutto.
3. [Via del possibile e del contigente]. Consideriamo come vera la seguente premessa: Tutti gli esseri possono non esistere. Possiamo dire che nulla di ciò che non esiste può durare in eterno [non avendo mai avuto un principio nell'esistenza, n.d.t.], ovvero che tutto ciò che può non esistere, ad un certo punto, non esiste [se la non-esistenza non è eterna, allora deve smettere di esistere ad un certo momento, n.d.t.]. Se ne deve dedurre che Tutti gli esseri, ad un certo punto, non esistono [se tutti gli esseri possono non esistere, questa non-esistenza non può essere eterna, ma deve smettere “ad un certo punto”, n.d.t.]. Ma se non esistono ad un certo punto, allora non esistono nemmeno ora. Il che è assurdo. La premessa deve essere dunque falsa: c'è dunque (almeno) un Essere la cui esistenza è necessaria.
4. [Via dei gradi di perfezione]. L'imperfezione rinvia sempre a qualcosa che è “più” perfetto. Ora, ci sono delle cose meno perfette, meno vere, meno buone – e che hanno meno essere – di altre. Questo degrado nella perfezione implica necessariamente l'esistenza di un “maximum”. Pertanto, ciò a cui tende il miglioramento di un certo genere è la causa propria di quel genere (per esempio: ciò che c'è di perfetto nella bontà, deve essere la causa della bontà che si trova in tutte le cose). Bisogna dunque concludere che ci deve essere qualcosa che è causa degli esseri e di tutte le perfezioni.[Il ragionamento risulta più facile se aggiungiamo alla fine il concetto di “essere” o di esistenza. Pensiamo, però, prima al calore. Qual è quella cosa che è calda al massimo grado? Il fuoco, che è contemporaneamente “maximum” caldissimo e motivo di calore e lo rende quindi possibile. Senza il fuoco, infatti, il calore non ci sarebbe. Allo stesso modo, qual è quella cosa la cui esistenza è perfetta al massimo grado? Non potendo inserire altri attributi (il bene, il vero, il bello, ecc.), bisogna definirla all'interno dell'esistenza o dell'essere. Sarà dunque l'Essere, quel “maximum” identificabile con Dio, che rende le esistenze intermedie possibili. N.d.t.].
5. [Via del governo delle cose]. Tutto ciò che è ordinato verso un fine presuppone qualcosa che li governi. Ora, tutte le cose naturali sono ordinate verso un fine. Deve dunque esistere un Essere intelligente attraverso il quale le cose naturali sono ordinate verso un fine.
          É chiaro che si può rimanere un po' scombussolati da questi tipi di ragionamenti, quando non si è abituati alle argomentazioni filosofiche. Niente paura, però, è sufficiente avere un po' di dimestichezza. D'altronde, domande complesse richiedono risposte non banali e non opinabili.
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