Non è più tempo per le fedi nuziali o le famiglie tradizionali. Oggi si è passati a un traguardo di vita privata, che viene tagliato dai single. Che anche l'amore nel rapporto di coppia ha cambiato volto e abitudini: non esiste più il mito dell'anima gemella, il partner fisso e stabile, ma solo quello o quella di turno.
del 06 giugno 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Nella nostra cultura occidentale si assiste di frequente a un susseguirsi di comportamenti sociali a livello individuale o collettivo, che tendono a variare nel tempo. Questi processi di cambiamento privati e anche pubblici si verificano tanto in America quanto in Europa. Tra questi mutamenti si è incuneata e consolidata ormai da lungo tempo nella vita sociale, da circa una ventina o trentina d’anni, una tendenza che riguarda la vita privata: quella di essere single.
Scapoli e nubili è bello!
          Lo scegliere di vivere senza legami sentimentali o di coppia impegnativi e ufficiali, da eterni scapoli o convinte nubili risulta un dato demografico notevole. Negli Usa, in base a dati forniti da statistiche ufficiali (US Census Bureau) si contano quasi 100 milioni di single. Per 100 donne sole si potrebbero far avanti 88 uomini altrettanto soli. Perché non sposati, vedovi o divorziati. In Gran Bretagna il numero dei single supera di gran lunga quello delle famiglie e delle copie sposate: quest’ultimo a Londra è calato di ben circa 35 mila matrimoni non celebrati rispetto al decennio passato. Si annoverano in questo sconfinato arcipelago umano anche genitori single, uomini e donne soli che allevano figli. In Francia e nei paesi scandinavi la situazione si fotografa analoga. Nel nostro Paese questa tendenza è contemplata e concretizzata da quasi 30 milioni di persone con età superiore ai 16 anni (dati Istat). Solo a Roma il numero dei nuclei familiari sorpassa di gran carriera quello dei single: se ne contano mezzo milione rispetto a più di un milione di famiglie.
Perché sono single
          Le ragioni che inducono a fare questa scelta di vita si rifanno a considerazioni sociologiche, che si richiamano a un più che constatabile ritardo nell’ingresso alla vita adulta. Si resta soli, dunque, e s’invecchia non unendosi stabilmente a un partner né si fanno figli. Un’altra ragione fa capo a un rilevante numero di separazioni e divorzi, perciò dopo una fallimentare esperienza di vita matrimoniale, si preferisce di gran lunga la solitudine, o se ne è rassegnati. Certamente anche la crisi economica ha il suo peso nel determinare questa alternativa o preferenza di vita, lo stare senza lavoro e il non guadagnare o il non guadagnare abbastanza non consente che due cuori coronino i loro sogni in vista di una nuova famiglia.
          Si può aggiungere in questo contesto di motivazioni che giustificano il perché si sceglie di vivere da soli anche l’emancipazione che la donna ha conquistato nella società. Ma si tratta di un vantaggio che se, sul piano sociale economico e culturale, per lei risulta soddisfacente, non rende felice, però, anzi spaventa l’uomo. Il quale si sentirebbe minacciato e più insicuro nel suo ruolo, nella sua personalità e nelle sue responsabilità, che preferisce evitare per comodità, per non subire stress psicologici o andare incontro a fallimenti finanziari (leggi, per esempio, spese per il divorzio). Di conseguenza anche la convivenza è più gradita rispetto alle nozze, perché meno impegnativa e meno rischiosa. Ma anche lo starsene soli è preferito a dispetto delle presunte gioie della vita di coppia.
Il partner: solo di turno
          Non è più tempo per le fedi nuziali o le famiglie tradizionali. Oggi si è passati a un traguardo di vita privata, che viene tagliato dai single, appagatissimi del loro stato civile (leggi: libero), del loro stato di benessere psicologico, del loro status economico all’insegna di una millantata autonomia. Il che potrebbe significare che l’avvenire dell’umanità, la continuazione della specie dell’homo sapiens sono a rischio. Che anche l’amore nel rapporto di coppia ha cambiato volto e abitudini: non esiste più il mito dell’anima gemella, il partner fisso e stabile, ma solo quello o quella di turno.
Il vuoto affettivo
          Non più vincoli e responsabilità, che minano la propria libertà, il proprio individualismo. Una vita all’insegna, insomma, del vuoto affettivo. La solitudine predomina ogni campo e settore e ambito di vita. Nessuno spazio a relazioni coinvolgenti e intime. Solo momentanei incontri, che non devono ledere, tassativamente, la propria privacy. Il lavoro, l’indipendenza economica, i propri hobbies vengono prima di ogni altra cosa. Le esigenze del cuore vengono represse, sostituite, ridimensionate… Per poi esplodere dopo i 40 anni, quando il peso, il fardello, il rimorso della solitudine si faranno sentire come un macigno, con la greve sensazione lacerante di un fallimento esistenziale. E si avverte come perentoria, insopprimibile, inequivocabile l’esigenza profonda di legarsi a un lui o a una lei, non più per gioco…
          Nel Vecchio Testamento lo si spiega a chiare lettere: «Non è bene che l’uomo sia solo» (Genesi, 2, 18-25). I single sono avvertiti: con il cuore non si scherza, vuole essere preso sul serio. Lui e lei hanno bisogno di amarsi appassionatamente e stabilmente. Altrimenti: guai! Eppure, ripensandoci: beata solitudo sola beatitudo. L’antico motto latino, pronunciato da san Bernardo nel X secolo (riguardo all’ascesi monastica) ha e conserva il suo fascino…
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