Sorrisi dietro le sbarre

Giovani del MGS Triveneto in servizio di animazione presso l'IPM di Treviso

Nei giorni 30 e 31 dicembre, come Pastorale Giovanile e Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto, abbiamo vissuto un'esperienza unica e intensa all'interno dell'Istituto Penitenziario Minorile di Treviso. Due giornate dedicate all'animazione, alla riflessione e al dono di un po' di speranza per i giovani reclusi.

Un impegno collettivo

Quasi 50 giovani animatori, tra i 18 e i 25 anni, hanno scelto di donare il loro tempo e le loro energie per questa iniziativa. Organizzati in quattro turni di animazione, abbiamo cercato di creare un'atmosfera diversa, capace di rompere la monotonia e la durezza della vita quotidiana all'interno del carcere.

Attualmente, l'Istituto ospita 24 giovani, nonostante la sua capienza massima sia di soli 12 detenuti. Questo sovraffollamento, insieme ai recenti episodi di tensione culminati in una rivolta che ha provocato il ferimento di quattro guardie, rende evidente il clima complesso e difficile che questi ragazzi vivono ogni giorno.

La nostra missione

Nonostante questo contesto, siamo entrati con il desiderio di portare serenità e speranza. Attraverso momenti di gioco, animazione e riflessione, abbiamo cercato di trasmettere un messaggio profondo: “Il mondo è la nostra casa”. Abbiamo invitato i giovani a riflettere su come vivere nel mondo per sentirsi accolti e su come ritrovare dentro di sé quella sensazione di “casa”, anche in situazioni difficili.

La risposta dei giovani

La parte più bella di questa esperienza è stata vedere come i ragazzi abbiano accolto con fiducia le nostre proposte. Non solo hanno partecipato con entusiasmo alle attività di animazione, ma hanno anche ritrovato il sorriso e la gioia di passare del tempo in modo diverso. Attraverso il gioco e le relazioni autentiche, hanno vissuto momenti di leggerezza, lontani dalla tensione delle mura carcerarie.

Un segno di speranza nell'Anno Giubilare

Nel contesto dell’Anno Giubilare della Speranza, proclamato da Papa Francesco, abbiamo voluto portare un messaggio di vicinanza e futuro. Il gesto simbolico del Papa che ha aperto una Porta Santa nel carcere di Rebibbia è stato per noi un invito concreto ad essere portatori di speranza per chi si trova in situazioni di marginalità.

Conclusioni

Queste due giornate ci hanno insegnato che anche nei luoghi più difficili si può trovare e portare luce. I sorrisi, gli sguardi e le parole dei giovani detenuti ci hanno confermato che ogni piccolo gesto può fare la differenza. Come salesiani e giovani animatori, abbiamo vissuto un'esperienza che ha arricchito non solo loro, ma anche noi. L’impegno di continuare a portare speranza e fiducia è per noi una chiamata a cui non possiamo sottrarci.

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