Sostegno alla famiglia, governo diviso

La maggioranza è divisa. Palazzo Chigi ha dato un colpo di freno...

Sostegno alla famiglia, governo diviso

 

«Proporremo il raddoppio del bonus bebè nella prossima legge di stabilità. I soldi li abbiamo, usiamoli». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin insiste sulla sua proposta di rafforzare l’aiuto per i neonati attivo dallo scorso anno (80 euro al mese per i primi tre anni). Domenica in un’intervista a un giornale e poi ieri sera in tv, la titolare della Sanità ed esponente di Ap-Ncd ha rimarcato la necessità di intervenire subito, sottolineando il dramma della denatalità italiana.

 

Ma se sull’importanza del tema c’è una vasta condivisione, sulla misura concreta sono arrivati appoggi ma anche distinguo e prese di distanza piuttosto esplicite.  La maggioranza è divisa. Palazzo Chigi ha dato un colpo di freno, spiegando che il raddoppio del bonus è solo una delle proposte in campo e quello a cui si punta è un rafforzamento complessivo del sistema di welfare italiano, che potrà essere attuato attraverso vari strumenti, ancora allo studio. Insomma, nulla è stato deciso. Come si evince anche dalla richiesta di Lorenzo Dellai, centrista del gruppo di area cattolica Demos, che ieri ha chiamato la maggioranza a un incontro «nel quale concordare la strategia del governo su questo tema». Sulla famiglia «non è possibile assistere a questo desolante spettacolo di iniziative singole, scoordinate e a forte rischio di strumentalità», ha affermato Dellai, spiegando come sia invece «necessario stabilire una strategia di interventi materiali e immateriali di lungo periodo e di forte impatto». La stessa area moderata di maggioranza ha quindi posizioni differenziate come dimostra anche la richiesta di Enrico Zanetti (viceministro, leader di Scelta Civica) nell’intervista in questa pagina di puntare le risorse disponibili sul taglio dell’aliquota mediana Irpef.  L’impressione che se ne trae è che per adesso i diversi partiti si stiano muovendo per conquistare spazio e posizionarsi in vista della legge di stabilità, il cui lavoro preparatorio è però solo all’inizio, come si conferma anche dal ministero dell’Economia. Mentre deve essere ancora chiarito, in accordo con la Commissione di Bruxelles e in base al quadro economico, su quali fondi si potrà contare. Solo a quel punto si deciderà sulle singole misure.

 

Nei giorni scorsi il Forum delle associazioni familiari ha rilanciato una proposta di carattere strutturale che punta a rideterminare la quota di reddito esente dalla tassazione in base al numero dei componenti della famiglia: no tax area crescente per ogni figlio in più.  Lo stesso premier Matteo Renzi ha affermato nelle scorse settimane come il governo stia valutando di anticipare già nel 2017 gli sgravi sulle famiglie che erano stati previsti per l’anno successivo. Ma è ben diverso pensare a un taglio dell’Irpef per favorire i consumi, a un intervento fiscale strutturale tarato sui carichi familiari oppure ancora a un sussidio temporaneo. Il ministro Lorenzin ieri ha specificato che la sua proposta di raddoppiare il bonus bebè a 160 euro al mese fa di un pacchetto più ampio sulla demografia con «misure che devono essere sostenibili dal punto di vista dei conti pubblici». La nuova versione del buono lo sarebbe, assicura. Paradossalmente infatti proprio il declino della natalità rispetto a quanto atteso sta facendo emergere un avanzo di risorse. «Dopo un anno di applicazione del bonus l’Istat ci dice che non abbiamo speso tutti i soldi a disposizione perché sono nati meno figli ». In sei anni, cioè fino al 2021, il ministro stima un risparmio superiore al miliardi di euro.  Se a questi fondi «aggiungiamo 200-300 milioni l’anno diventa una misura reale e forte », ha sottolineato. Anche dal sindacato arrivano imput differenti. Positivo il giudizio della Cisl sul bonus mentre il segretario della Cgil Susanna Camusso chiede soprattutto misure per l’occupazione femminile e per rafforzare i servizi.

 

 

Nicola Pini

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