«State tranquilli»

Su certe paure di parlare alla morte ai bambini. Perché probabilmente siamo noi adulti a non avere risposte e a non accettare di averne una gran paura.

«State tranquilli»

da Quaderni Cannibali

del 13 dicembre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

 

           L'assemblea dei genitori alla scuola (pubblica) di mio figlio si è aperta con una rapida presentazione della maestra di religione (cattolica) che, parlando a grandi linee del programma di quest'anno, ha annunciato rassicurante: 'Come forse i vostri figli vi hanno già raccontato, stiamo parlando del Natale e ne parleremo ancora a lungo visto che si tratta di una festa allegra adatta ai bambini. Per quanto riguarda la Pasqua vi voglio dire di stare tranquilli perché nessuno parlerà di morte-crocefissione-resurrezione. Parleremo della Pasqua come della festa della primavera'. Silenzio e sorrisi di serena di approvazione. E si passa a parlare della data della prossima gita.           Io sarei stata più tranquilla se avessi sentito che la morte non è un argomento tabù perché fa parte della vita e che se ne può parlare, pefino ai bambini. Nel modo giusto e adatto a loro, ma si può. E, tra l'altro, quale occasione migliore della Pasqua per parlare della morte in una prospettiva di Vita e felicità. O forse vogliamo delegare alla festa di Halloween le risposte al Grande Mistero? E poi sappiamo bene che tutti i non detti non solo non impediscono il formarsi di domande nella testa dei bambini ma anzi generano angosce enormi e profondissime.           Questo episodio me ne ha ricordato un altro vissuto alcuni anni fa: all'ultimo incontro di un corso di preparazione al Battesimo le coppie presenti avevano la possibilità di scegliere le letture per il giorno della cerimonia tra una rosa di brani suggeriti dal sacerdote. Tra quelle proposte è stato scartato senza possibilità di appello il capitolo 6 della lettera ai Romani: 'O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? (....) Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua resurrezione.'Queste stesse parole sono state considerate dai più come 'di cattivo gusto in un contesto gioioso', 'non adatte ad un battesimo', 'troppo tristi' e così via. Eppure esprimono un concetto che è il cuore vivo della fede cristiana e noi non eravamo all'inaugurazione di un locale notturno, eravamo in una parrocchia al termine di un ciclo di incontri sul Battesimo. Perché allora tutta questa paura di parlare (ai bambini) della morte?           Se accettiamo senza battere ciglio di giocare il jolly della festa della primavera per non parlarne è perché probabilmente siamo noi adulti a non avere risposte e a non accettare di averne una gran paura: del dolore, del distacco dalle persone care, dell'ignoto. Niente di più umano, diffido di chi vanta grandi certezze e non ammette tremori, soprattutto di fronte alla morte.            Ciò non toglie che anche le nostre non risposte, le nostre tristezze e paure possano essere raccontate ai nostri figli, ovviamente in maniera adeguata alla loro età e alle loro richieste, e fare parte del loro percorso di crescita senza venderci ai loro occhi per ciò che non siamo. La loro testa è già troppo piena di supereroi.

Stefania Falsini

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