Georgia ha 27 anni ed ha vissuto per un certo periodo in Niger partecipando alla realizzazione di un progetto; rientrata in Italia ha scoperto, grazie ad una vacanza-lavoro con un gruppo di famiglie, il fascino di formare un nuovo nucleo familiare. Nonostante le difficoltà economiche e le sfide che questa scelta comporta, insieme al suo ragazzo...
del 25 novembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
           Georgia, una ragazza di 27 anni della provincia di Ascoli Piceno era appena rientrata dal Niger dopo due anni passati a realizzare un progetto igienico-sanitario per l’infanzia di quel paese. Una esperienza molto faticosa ma ricchissima sotto l’aspetto umano e relazionale.
          Se si pensa che il bacino d’utenza dell’ambulatorio era di circa 1.500 bambini e relativi genitori con problematiche diverse che andavano dalla malnutrizione alla malformazione ortopedica o facciale, si può capire quale ritmo si avesse durante le giornate.
          Tornata a casa ha cercato e trovato un lavoro come parainfermiera in una clinica privata, non scartando minimamente la possibilità di ritornare in Niger a continuare il suo lavoro anche senza un progetto definito. Nell’ambito del suo lavoro e conoscendo la sua esperienza, ha ricevuto un invito da parte di un suo collega infermiere: partecipare ad una vacanza di quindici giorni in Sicilia insieme a delle famiglie con bambini a carico, circa una ventina, dai sei anni ai dieci anni. La richiesta era di far parte di un terzetto di ragazze che avrebbero curato le giornate dei bambini oltre a portare la sua esperienza fatta in Niger. 
Una insistenza salutare
          “Ho ritenuto la proposta alquanto singolare – racconta Georgia – e la prima risposta è stata che non facevo servizio di babysitter. Il collega ha insistito ritenendo che alcune peculiarità che aveva riscontrato in me erano proprio quelle necessarie a permettere alle trenta famiglie di fare un’esperienza-vacanza significativa. Ci ho pensato e poi vedendo il mio carnet estivo vuoto di impegni, ho deciso di accettare portandomi dietro anche i miei genitori. Pensavo che l’iniziativa si facesse da qualche tempo, e invece mi accorgo che per la prima volta si era riusciti a mettere insieme un numero di famiglie che non facevano vacanze da molti anni. Sia a causa della crescita dei propri figli e poi per motivi economici. In Sicilia avevano trovato una struttura di accoglienza a prezzi accessibili e questo era stato un motivo per concretizzare l’iniziativa e poi i figli erano ormai cresciuti”.
          Le giornate erano state organizzate in maniera tale che ogni giorno ci fossero momenti diversi che non inducessero alla noia. Si alternavano giornate al mare con giornate di visita. L’organizzazione delle serate erano affidate di volta in volta a un gruppo di famiglie che sceglievano un tema e proponevano giochi, balli, karaoke ed anche il cinema. I bambini venivano coinvolti da Georgia e le altre due ragazze. Al termine il gruppo degli adulti rimaneva ancora insieme per verificare la giornata e programmare quella successiva.
          Due serate della vacanza furono affidate a Georgia per presentare le motivazioni della sua scelta di andare in Niger e poi nel presentare anche attraverso diapositive, il lavoro compiuto. Momenti molto intensi che hanno coinvolto tutti anche i bambini. 
La provocazione che colpisce
          “Il giorno dopo la presentazione della mia esperienza – racconta Georgia – sono stata letteralmente sommersa dalle domande dei bambini. È stato stupendo vedere la loro capacità di scoprire risvolti nascosti a cui lontanamente avresti pensato, e anche gli adulti non smettevano di chiedere. Quella sera stessa intorno ad un falò improvvisato sulla spiaggia, durante una preghiera spontanea, abbiamo ricordato i bambini del Niger e tutti coloro che si prodigano per la loro salute. Ero meravigliata dalla sensibilità e dalla dolcezza di molti di loro e anche dei loro bambini. Scoprivo un modo nuovo di concepire e vivere la famiglia, che pur pressata dai problemi di ogni giorno, riusciva a vivere una dimensione di allegria e di consapevolezza della sua responsabilità educativa. E poi il loro stare insieme. Ho assistito a scene esemplari di condivisione, di aiuto reciproco, di pazienza e di umiltà difficilmente riscontrabili oggi. Come pure l’attenzione ai propri figli. Il nostro servizio non sostituiva la loro presenza, anzi. Ogni pomeriggio i bambini erano con i loro genitori a chiacchierare e giocare. Un modo di stare insieme che ti provoca e ti trascina nel suo naturale modo di esprimersi. Ecco dove è nato il mio desiderio di avere una famiglia tutta mia”.
          Il desiderio di Georgia si realizza l’anno successivo quando partecipando ad una nuova vacanza di famiglie in Trentino, si trova a condividere l’esperienza con Armando, un giovane di Ascoli impegnato nel volontariato. Si sono scoperti ed hanno deciso di camminare insieme.
          “Non abbiamo paura di costruire una nuova realtà familiare – conclude Georgia – anzi aspiriamo a realizzarla quanto prima sfidando anche le avversità che si presentano sulla nostra strada. La testimonianza ricevuta dalle famiglie che abbiamo incontrato è per noi motivo di incoraggiamento. Partiamo col poco che abbiamo a livello materiale ma col tanto che ci portiamo nel cuore come quella ‘presenza’ che ci dona intensità di vita fatta di donazione, misericordia reciproca e condivisione, che ti chiede di abbracciare fino in fondo questa esperienza perdendo parte di te stessa. E poi vuoi mettere una bella famiglia in Niger circondata da tanti bambini e da gente che ti stima e che ha un bisogno assoluto della tua presenza? Sarà il nostro futuro?”.
Michele Pignatale
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