Vorrei che fossimo capaci di avere la forza di Leo e la costanza di Silvia di fronte alle difficoltà. Vorrei che riuscissimo ad affidarci a Dio con la stessa intensità di Beatrice. Vorrei che nessuno si facesse travolgere dal "bianco", vorrei che si riuscisse a comprendere che il sangue e l'amore hanno lo stesso colore, quel "rosso"...
Metti un romanzo ambientato in un liceo, aggiungi il film che ne è stato tratto e poi vai a vederlo il giorno in cui esce insieme a cinquanta dei tuoi alunni ed un tuo collega: ha prezzo? Così è stato per il film "Bianca come il latte, rossa come il sangue" dello scrittore e docente palermitano Alessandro D'Avenia. Il tutto è stato di pomeriggio, dopo cinque intense ore di scuola e un pranzo insieme, poi il film in anteprima ed in sala privata, seguito da una passeggiata "negozi negozi" - come si dice - tra un commento e l'altro su quanto visto. Ma i veri commenti, scritti a freddo, li leggi dopo sui post di Facebook, come quello di Chiara: «L’esperienza di avere un cinema tutto per noi e la soddisfazione di averlo visto per primi in tutta Italia è stata speciale, ma un grazie particolare si deve ai prof che hanno dimostrato di aver capito che a noi non interessa solo il rapporto con una cattedra di mezzo».
Al di là di questi pensieri, che da soli valgono ogni fatica e il desiderio di lavorare sempre meglio, c'è la ricchezza delle riflessioni dei ragazzi sulle grandi domande di senso poste dal film, alcune davvero commoventi e stupefacenti come quelle di Ottavia: «Vorrei che la vita si comprendesse dalle sfumature, dalle parole non dette, dagli sguardi profondi e dai sorrisi sinceri. Vorrei che l’amore si potesse esprimesse senza artifici e gesti clamorosi, vorrei che bastasse un bacio leggero per essere felici una vita intera. Vorrei che ognuno di noi trovasse il proprio sogno, che lo cullasse con dolcezza e che fosse pronto al momento giusto per realizzarlo.
Vorrei che fossimo capaci di avere la forza di Leo e la costanza di Silvia di fronte alle difficoltà. Vorrei che riuscissimo ad affidarci a Dio con la stessa intensità di Beatrice. Vorrei che nessuno si facesse travolgere dal "bianco", vorrei che si riuscisse a comprendere che il sangue e l’amore hanno lo stesso colore, quel "rosso" con vorrei si potesse dipingere la vita». Così ti rendi conto che la poesia che fai studiare a scuola non è solo teoria, ma sorge limpida dal cuore commosso e attento di chi sembra ascoltarti a volte distratto in classe, eppure c'è! Sì, vale sicuramente ogni ora spesa per gli studenti come vale per il "prof. sognatore" del film e le sue "belle frasi" tratte dai libri, che dinanzi al dolore, alla morte, alla gioia, alla festa, si trasformano in un abbraccio silenzioso, ma che dice tutto.
E ad un prof vero lasciamo allora l'ultima parola di questa pagina di diario: «Ringrazio i miei alunni per questo bellissimo pomeriggio. In un periodo così difficile come uomo e come insegnante oggi confermo la bontà della mia scelta: ho anteposto i sogni ai soldi, ho scelto le persone e non il profitto, non è sempre facile, anzi, ma l'idea che una nostra parola o un semplice sorriso possano migliorare la vita dei ragazzi mi fa stare bene, mi rende felice. Spero di essere per i miei alunni un dito teso verso il cielo alla ricerca di Dio, come Beatrice nel film, e dei loro sogni».
Marco Pappalardo
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