Sui gay «né forzature né discriminazioni»

Depenalizzazione dell'omosessualità. Sono bastate queste due parole, tradotte approssimativamente dal francese senza tenere conto del contesto in cui erano state pronunciate, e poi ripetute in alcuni lanci d'agenzia che le hanno erroneamente attribuite all'arcivescovo Celestino Migliore, per sollevare una polemica fondata sul nulla.

Sui gay «né forzature né discriminazioni»

da Attualità

del 03 dicembre 2008

Depenalizzazione dell’omosessualità. Sono bastate queste due parole, tradotte approssimativamente dal francese senza tenere conto del contesto in cui erano state pronunciate, e poi ripetute in alcuni lanci d’agenzia che le hanno erroneamente attribuite all’arcivescovo Celestino Migliore, per sollevare una polemica fondata sul nulla. Il Vaticano non si batte contro la «depenalizzazione dell’omosessualità» e non difende «la pena di morte» per le persone gay. Anzi, «tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale». L’aveva spiegato con chiarezza l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, in un’intervista rilasciata all’agenzia francese 'I media'. Rispondendo a una domanda sull’intenzione della Francia di presentare all’Onu un progetto di dichiarazione sull’omosessualità, a nome dei Paesi della Ue (la Farnesina ha fatto informalmente sapere, ieri, che il consenso dell’Italia sarebbe già dato), Migliore aveva affermato che «il Catechismo della Chiesa cattolica dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali di deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione». Quindi nessun divieto alla proposta di «depenalizzazione per gli omosessuali ». Anche perché, ha fatto notare l’arcivescovo, la questione è un’altra. «Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di Paesi, si chiede agli Stati e ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tenere conto che se adottate – ecco il pericolo evidenziato da Migliore – creeranno nuove e implacabili discriminazioni». Un esempio? «Gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come 'matrimonio' – ha spiegato ancora – verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni». Tutto chiaro, no? Peccato che alcune agenzie italiane abbiano sommariamente attribuito all’arcivescovo un perentorio «no alla depenalizzazione dell’omosessualità da parte dell’Onu», scatenando la solita ridda di polemiche anticlericali e di attacchi politici. Tutti da ambienti radicali (di sinistra e di destra) e di area comunista, rimbeccati da esponenti dell’Udc e del Pdl. A sgomberare il campo dagli equivoci è intervenuto padre Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, che ha ribadito e contestualizzato quanto affermato dall’osservatore all’Onu. «L’intervista di monsignor Migliore, letta integralmente, dice cose chiare e del tutto condivisibili», ha osservato Lombardi. «Ovviamente nessuno vuole difendere la pena di morte per gli omosessuali, come qualcuno vorrebbe far credere. I noti principi del rispetto dei diritti fondamentali della persona e del rifiuto di ogni ingiusta discriminazione, che sono sanciti a chiare lettere nello stesso Catechismo della Chiesa cattolica, escludono evidentemente - ha continuato - non solo la pena di morte, ma tutte le legislazioni penali violente o discriminatorie nei confronti degli omosessuali». «Ma qui ­ha avvertito - si tratta di altro, non solo di 'depenalizzare l’omosessualità' come è stato scritto, ma di introdurre una dichiarazione di valore politico che si può riflettere in meccanismi di controllo in forza dei quali ogni norma (non solo legale, ma anche relativa alla vita di gruppi sociali o religiosi) che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale, può venire considerata contraria al rispetto dei diritti dell’uomo. Ciò - ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana - può diventare chiaramente strumento di pressione o discriminazione nei confronti di chi, solo per fare un esempio molto chiaro, considera il matrimonio fra uomo e donna la forma fondamentale e originaria della vita sociale e come tale da privilegiare». «Non per nulla - ha concluso - meno di 50 stati membri delle Nazioni Unite hanno aderito alla proposta in questione, mentre più di 150 non vi hanno aderito».

Daniele Zappalà

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