Sul predicatore che seduce

e ci si espone si devono mettere in conto le critiche, ma anche le adulazioni. E il pericolo è trasformarsi in un personaggio da marketing del sacro. Gioiosa o triste, lì deve stare. Fedeli laici e uomini di Dio, umanità che può andare avanti come può fallire. Ad apparire ci pensano già in troppi.

Sul predicatore che seduce

da Quaderni Cannibali

del 11 giugno 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

 

'Ah, io vado a Messa solo da don Fulgenzio, ah la Messa come te la fa vivere lui non te la fa vivere nessuno'.

'Padre, padre me l'avevano detto che lei era bravo a predicare, ma così proprio non immaginavo!'

'Lei è bravo, lei è intelligente, lei sì che è un vero prete'.

'Sì io sono un giovane prete. Perché mi piace quello scrittore di grido? Ah perché i giovani li 'seduce'. Magari potessi essere così bravo anche io nell'ammaliarli ...'

'Della Chiesa non me ne frega nulla: però quel prete che va sempre in televisione lo stimo. Quello sì che dice le cose giuste. Magari fossero tutti come lui'.

          Ora io non voglio dire che le buone qualità non sono importanti. E che ci sono doti, carismi e sensibilità diverse. Ma ultimamente vedo confondere troppo spesso il 'mezzo' con il messaggio. Anche con il Messaggio. E vedo una individualizzazione che ha un sapore non troppo celato di seduzione. Sì, seduzione evangelica. Vittime che troppo spesso vanno al supermarket della fede.

          Adulanti - troppo - si 'attaccano' alla figura umana, la idealizzano e non ascoltano invece quello che andrebbe cercato, quello di cui davvero tutti abbiamo bisogno, veramente: la Parola, no? Che ti sostiene per sempre, nel buio della fede, come nei momenti di felicità, nella prova e nella vita ordinaria.

          È la civiltà dell'immagine, bellezza: il personaggio conta. E qualcuno personaggio lo diventa, anche suo malgrado. Qualcun altro vorrebbe esserlo e non lo è. Qualcuno ci prova e ci riesce. Era quello il suo intento? Chissà.

          Ad alcuni negli scorsi anni è toccato 'esporsi': la televisione, certo, è stata una magnifica tentazione, per qualcun altro la possibilità di avere quella visibilità per uscire dal recinto. Se ci si espone si devono mettere in conto le critiche, ma anche, appunto, le adulazioni. E non bisogna approfittarsene per diventare un personaggio da marketing.

Altri ancora per farsi ascoltare hanno attinto a linguaggi non proprio ortodossi. E metodiche che sanno troppo di sincretismo.

          Qualche tempo fa don D., il mio più caro amico, mi ha chiesto candidamente: 'Fra, ma perché tra i miei confratelli questo scrittore ha tanto successo?'. Già don D., perché? Una risposta che mi è stata data qualche tempo fa (tutto vero) l'ho riportata nelle frasi iniziali. E contiene un fraintendimento: stare nel mondo ed essere nel mondo per parlare i linguaggi di oggi non significa vendersi all' 'emozionalità' che può suscitare un best seller. 'Diamine - gli ho risposto - ma che bisogno hai di essere seduttivo coi ragazzi? Sei un uomo di Dio, quello devi fare!'. E se il Vangelo è passato attraverso duemila incredibili anni di storia, perché dovremmo svenderlo, proprio ora?

          Anche l'uso dei social media deve essere accorto: trovo spesso tra i religious tweet centoquaranta battute evangeliche che non provocano. Che non scuotono, che non interrogano. Che non ti fanno dire: sono lì perché sono per me, per mettermi in discussione, ma ti tirano fuori solo un timido 'ah sì è così'. 'Wow, bello'.

          Non sto parlando del cardinale Ravasi ovviamente, ma di tanti sacerdoti che seguo soprattutto su twitter (e che dopo questo post mi defolloweranno, forse, ma preferirei che accettassero l'invito alla discussione)

          'Potevi evitare di dire che sono stato bravo in predica domenica, non ci tengo a queste cose' si schernisce don M., prete della mia comunità pastorale, qualche giorno fa. A lui che non cinguetta di abitudine, mi ero permessa di dedicare un tweet. Mica me la son presa! Lo conosco e so che è uno spirito ruvido all'apparenza, ma sotto sotto è contento. Che ci abbiamo anche scherzato sopra, fraternamente.

Non svendiamo il Vangelo dunque per lasciarlo in balia del canto delle sirene ammaliatrici.

Ma non teniamolo nemmeno lontano da quella che è la realtà che viviamo ogni giorno.

          Gioiosa o triste, lì deve stare. Fedeli laici e uomini di Dio, umanità che può andare avanti come può fallire. Ma che, oggi piu' che mai, dato che di seduttori 'mondani' in giro ce ne sono già troppi, deve tenere la barra ferma sull'esserci. Ad apparire ci pensano già in troppi.

 

Francesca Lozito

http://www.vinonuovo.it

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