E' impossibile negare che una delle caratteristiche più evidenti del nostro mondo sia quella di essere un mondo 'Fast', veloce; l'utilizzo diffuso di telefonini e computer ci aiuta moltissimo nel tenere i contatti con le persone e con le cose; la tecnologia ci permette di faticare di meno ma ci fa andare molto più velocemente e ci fa produrre molto di più...
del 03 maggio 2006
E' impossibile negare che una delle caratteristiche più evidenti del nostro mondo sia quella di essere un mondo 'Fast', veloce; l'utilizzo diffuso di telefonini e computer ci aiuta moltissimo nel tenere i contatti con le persone e con le cose; la tecnologia ci permette di faticare di meno ma ci fa andare molto più velocemente e ci fa produrre molto di più. Gli effetti di questa vertiginosa velocità che scuote, in misura diversa, la vita di tutti, ha vari effetti nell'esistenza delle persone. Fra questi effetti mi sembra vi sia quello che definirei come il rischio di non affrontare la domanda essenziale della vita: chi sono io e chi voglio essere.
La domanda, se posta con serietà, è quanto di più interessante possa esistere, e rimane tale in ogni momento della vita; a questa domanda si deve rispondere ogni giorno perchè in un certo senso ogni giorno rinasciamo. Una volta sentii rispondere a questa domanda utilizzando un paragone: io voglio fare della mia vita un'opera d'arte, un qualcosa di bello, sostanzialmente; forse con qualche imperfezione ma bello. Con un linguaggio più clericale avrei detto: io vorrei diventare santo...ma il concetto è lo stesso. Non è poco rispondere così, con una certezza di questo tipo! Chi è credente può aggiungere qualche parola ed una considerazione: Dio mi vuole santo ed è disponibile ad aiutarmi; anzi suo Figlio è già morte per me. E' ovvio che sia così: quale padre o madre chiederebbe per il proprio figlio la mediocrità? Qualunque cosa faremo, in qualunque situazione ci troveremo non possiamo fare altro che diventare santi. Santo si, ma come? Nel matrimonio, nella vita consacrata, nell'attesa di incontrare una persona a cui donarmi e che si doni a me, nell'accoglienza di una vita celibe o nubile ma spesa ugualmente nell'amore verso Dio e i fratelli...Beh questa scelta spetta a noi, è una straordinaria responsabilità personale; anche in questo caso, chi crede, sa che può contare sulla collaborazione di Dio che ci conosce meglio di chiunque altro. La scoperta della propria vocazione è una questione centrale nell'esistenza di un giovane. Dio desidera che ogni persona possa scegliere la strada lungo la quale diventare santa. Il fatto che non tutti riescano a capire e a scegliere  è quindi una stortura rispetto al desiderio di Dio, è un difetto rispetto al progetto del Regno di Dio, Regno di amore e di pace per tutti. Se oggi diventeremo migliori collaboratori del Regno di Dio, aiuteremo la scoperta della propria vocazione di qualche giovane. E allora via, dai: se oggi decideremo di ritornare a Dio e magari di andarci a Confessare, il Regno d'Amore di Dio crescerà e un giovane troverà la sua strada e quando l'umanità intera vivrà nell'amore, ogni giovane smetterà di soffrire ricercando se stesso.
don Nicolò Anselmi
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