Si inizia a respirare dal primo cerchio un clima di allegria e di voglia di pedalare. Inizia il canto e subito il momento formativo, in cui ci invitano a riflettere su di una Grazia particolare da chiedere alla Madonna...
del 02 settembre 2008
Ore 11.20 del 24 Agosto, i ragazzi dell’impresa ciclistica 2008, stanno per arrivare a Riese Pio X dove avrà luogo la messa nel santuario mariano delle “cendrole”. Il tragitto di strada che viene fatto da Belluno sino al paese che ha dato i natali a papa Pio X viene fatto quasi euforicamente. Sentivamo già il profumo di casa quanta era la voglia di arrivare ad un traguardo tanto faticato.
Ma torniamo indietro al momento della partenza. Sono circa le nove di sera, e ormai la truppa è pronta, i bagagli e le bici smontate sono già in corriera e nei furgoni. Si respira un clima di entusiasmo, ma non certo di assoluta tranquillità. Viene chiamato il cerchio; i genitori sono li dietro a noi, che aspettano il sospirato momento. Noi seduti a terra a centro campo e don Filippo e don Claudio cominciano il loro discorso: a scriverlo sembra quasi una spedizione senza ritorno, in chissà quale posto sperduto nel mondo. Si sentono i primi nomi in ordine alfabetico, ad ognuno viene associato un numero, ci sono i primi timori, del tipo 'chissà con chi mi hanno messo in tenda', oppure un bel 'speriamo bene' che non ci sta poi così male. I nomi scorrono, e si cerca di dare ad ogni viso un nome, ma è cosa assai difficile! Per fortuna due settimane di fatica fatta spalla a spalla ha aiutato molto ad avvicinarsi l’uno con l’altro abbattendo ogni maschera e mettendo a nudo, nella semplicità e nello spirito di essenzialità, tutto il nostro essere poveri .
Ultime indicazioni, ultimi abbracci e si parte! I genitori salutano i propri figli saliti sulla corriere con non poche preoccupazioni e turbamenti in giro per la testa, ma in cuor loro non possono che affidarsi perché tutto possa andare per il verso giusto.
 
Ed ecco... partiti! Ci sono i saluti, tante domande, ma doop gli avvisi di don Marco che ci ha illuminati sugli incarichi, i ruoli e tutto l’aspetto un po’ tecnico, sulla corriera cala il silenzio. Anche il mormorare perpetuo dei ragazzi di Castello di Godego svanisce.
Una notte un po’ scomoda e movimentata: è veramente difficile trovare una posizione ideale sullo schienale della corriera, e il sonno è  intervallato da tanti piccoli spostamenti  per trovare un po’ di comodità.
Ed ecco finalmente la luce, ma il primo giorno, almeno per ora, non è come ce l’aspettavamo. Una fitta nebbia copre i boschi e le città che percorriamo, si vede un po’ di delusione negli occhi degli impavidi pellegrini mentre i veterani ricordano, con una vena scherzosa, che questo non era niente in confronto all’impresa dell’anno precedente con ben 5 giorni di pioggia consecutivi; ma per fortuna i pronostici non sono veri e la provvidenza tanto pregata da don Filippo ci viene incontro. Di botto esce il sole, e sulle 58 teste torna la speranza di un primo giorno da favola. La prima tappa può iniziare; ci dovremmo trovare a Zilina... Già si vedono i coraggiosi del 'gruppo colazione' intenti a spalmare marmellata di ciliegie, il fantastico team ”carico scarico”, i librettari e gli etichettari a lavorar a più non posso. Si inizia a respirare dal primo cerchio un clima di allegria e di voglia di pedalare. Inizia il canto e subito il momento formativo, in cui ci invitano a riflettere su una Grazia particolare da chiedere alla Madonna. La meta, infatti, del nostro pellegrinaggio è il santuario di Jasna Gora, dove viene venerata la Madonna di Czestochowa, dal volto nero. Conclusione con la preghiera, come ogni mattina, e di corsa sulle bici, destinazione Wadovice e Oswiecim. Sotto un sole cuocente e una bellissima campagna si cominciano a fare i primi passi verso le amicizie di colonna, che verranno poi maturate e messe alla prova nel momento della fatica (vedi G. Glockner!), ma anche di gioia e condivisione come ad esempio in tenda. E fra sali e scendi e richiami di don Claudio riguardanti 'le voci' (gli avvisi) non passate iniziano le prime forature, e i meccanici cominciano a pieno ritmo il loro incarico sporcandosi un pò le mani e un po' anche il cappello.  Prima sera a letto alle 9.30, e quasi nessuno si è lamentato.
 
Riscopriamo la figura di Giovanni Paolo II, come guida e maestro, durante il nostro pellegrinaggio verso la Madonna, grazie alla lettura giornaliera di un aneddoto della sua biografia; ogni giorno ci veniva proposto di crescere in alcuni atteggiamenti, come nel perdono, il chiedere scusa, sull’esempio di questo grande papa che per primo a chiesto perdono in nome della Chiese per tutte le barbarie compiute nel medioevo, il silenzio durante l’olocausto e tante altri atteggiamenti, e di come lui ha saputo perdonare anche chi gli voleva togliere la vita. Inoltre il suo contatto con i salesiani nella scoperta della sua vocazione.
Le giornate scorrono veloci, e anche nei momenti dove la stanchezza sembra prendere il soppravvento riusciamo comunque con molta difficoltà a dare tutto di noi stessi per compiere i nostri doveri nel servizio verso gli altri, ognuno con il suo preciso compito, qualcuno persino eccedeva e oltre al suo compito aiutava in altri. Le giornate scorrono e anche le visite guidate, come quella ad Auschwitz dove ci viene offerto di vivere questa esperienza di visita con dei sentimenti opposti, guardando alla figura di S. Massimiliano Kolbe, che ha saputo donare la sua vita al posto di qualcun altro. Il coraggio di essere cristiani, il non avere paura, come ci ricordava don Paolo quando è venuto per il ritiro spirituale a Praga. E con questo spirito che abbiamo vissuto dei bei momenti di preghiera, come quello davanti alla Madonna nera in mezzo a migliaia di pellegrini da tutto il mondo.
 
Poi le notti passate dai salesiani che ci hanno sempre accolto a braccia aperte, e per non dimenticare le prime notti in tenda saltate grazie a don Filippo e ai nostri papà che con grande spirito ci hanno accompagnati dandoci una mano come potevano nei momenti difficili (vedi i tre giorni di pioggia insistente) e prodigandosi nel servizio, come quello in cucina dove erano ormai diventati degli Chef insieme al nostro Massimo. Abbiamo inoltre saputo assaporare lo spirito di accoglienza delle famiglie polacche, che con grande generosità e tanta fiducia verso il loro parroco hanno saputo ospitarci per una notte nelle loro case. Ora riusciamo a comprendere un po’ di più perché il papa fosse cosi generoso ma soprattutto cosi accogliente verso tutti.
L’arrivo pazzesco a casa con l’accoglienza gioiosa dei nostri genitori e parenti e tutti gli amici e salesiani che sono venuti ad accoglierci in quel momento di tanta gioia e soddisfazione per noi. Ma prima di Riese Pio X ecco una piccola tappa al cimitero del paesino di Vallà. Un grandissimo striscione accoglieva tutti noi con in basso a destra il volto sorridente di don Claudio Filippin morto 2 anni fa. Entriamo subito in un’atmosfera di profondo rispetto, anche se la maggior parte di noi non lo conosceva, con una piccola preghiera e il canto 'Padre maestro ed amico' abbiamo ringraziato don Claudio Filippin, (portandogli anche la sua bici), per la bella esperienza vissuta, perche sappiamo e siamo convinti che se è andato tutto bene lo dobbiamo a lui che insieme a don Bosco ci hanno assistito.
Ci sarebbero ancora tantissime cose dai dire, ma che dire se non un bel arrivederci, per chi ci sarà, al prossimo hanno, a vivere una bella e profonda esperienza di vita in comune ed essenzialità, e di come, le cose per poter vivere sono davvero poche, senza dimenticare che con il Signore si vive meglio.
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