Svolta a Palermo: cento negozi contro i boss

Un comitato di studenti guida i commercianti. Oltre 7.000 persone dicono sì al «consumo critico». Non hanno paura di saracinesche incendiate, gomme tagliate, vetrine in frantumi: loro dicono no ai soprusi della mafia, senza timore di rivelare nome e cognome. Sono 106 i commercianti

Svolta a Palermo: cento negozi contro i boss

da Attualità

del 05 maggio 2006

Non hanno paura di saracinesche incendiate, gomme tagliate, vetrine in frantumi: loro dicono no ai soprusi della mafia, senza timore di rivelare nome e cognome. Sono 106 i commercianti e gli imprenditori che per primi hanno deciso di opporsi pubblicamente al racket delle estorsioni, solleticati dalla provocazione dei giovani di 'Addiopizzo', studenti che due anni fa decisero di avviare una rivoluzione culturale e che oggi tagliano il primo traguardo. La ribellione contro il 'pizzo' parte da Palermo, che il 29 giugno del 2004 si risvegliò tappezzata di centinaia di piccoli adesivi listati a lutto, dove si leggeva un messaggio anonimo e inequivocabile: «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità». Cominciò una caccia all'attacchino che aveva avuto l'ardire di scrivere ovunque una verità purtroppo confermata da decine di inchieste giudiziarie, secondo cui l'80 per cento dei commercianti paga tangenti a Cosa nostra. Quei sette coraggiosi, poco meno che trentenni, vennero allo scoperto poco tempo dopo e in due anni sono riusciti a raccogliere centinaia di simpatizzanti, riunire associazioni antiracket, coinvolgere la società civile per gridare che non bisogna convivere con la mafia.

Il primo passo è stato quello di avviare una campagna per il 'consumo critico': nel maggio scorso hanno chiesto alla gente di acquistare i prodotti solo nella aziende che non pagano il pizzo; un appello a cui hanno aderito con nome e cognome già 7.300 palermitani. Il secondo passo, molto più delicato, è quello di fare uscire allo scoperto i commercianti che hanno deciso di ribellarsi, per dare un forte segnale a chi comanda il giro delle estorsioni. Oltre cento i nomi inseriti nella lista presentata ieri allo Steri di Palermo, sede del rettorato universitario. «È un atto molto coraggioso - afferma Enrico Colajanni di Addiopizzo - di chi ha voluto finalmente schierarsi e ha deciso di non pagare più». Nell'elenco imprenditori del centro di Palermo, ma anche della pro vincia, appartenenti a tutti i settori dell'economia: abbigliamento, agenzie di viaggio, alimentari, associazioni sportive, librerie, caffetterie, ristoranti.

La lista è stata definita alla presenza di un «comitato di garanti» formato da avvocati ed esperti in materia di racket, che hanno appurato la veridicità delle dichiarazioni. I negozi saranno riconoscibili tramite un adesivo. Tutti parteciperanno all'appuntamento di venerdì prossimo dal titolo 'Liberi di sapere, liberi di comprare', che si svolgerà a piazza Magione dalle 9 a mezzanotte con la vendita di prodotti, rappresentazioni teatrali e musicali, e dibattiti con gli interventi dei magistrati Nino Di Matteo e Maurizio De Lucia, del procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso e del presidente onorario della Federazione delle associazioni antiracket italiane, Tano Grasso che ha lanciato un appello al governo «affinché consideri la lotta al racket un punto prioritario nella propria agenda politica».

Alessandra Buscemi

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