Ue, traffico di esseri umani in crescita. Italia prima per vittime identificate

Primo rapporto della Commissione UE registra un aumento del 18 per cento delle vittime del traffico di esseri umani: nel periodo 2008-2010 sono state 23.632. Ma solo 6 Paesi su 27 hanno adottato la normativa anti-tratta.

Ue, traffico di esseri umani in crescita. Italia prima per vittime identificate

 

BRUXELLES - Sono 23.632 le vittime identificate o presunte di tratta di esseri umani nell’Unione Europea nel periodo 2008-2010, di cui ben 6426 (più di un quarto) in italia, e il traffico di donne, uomini e bambini è in crescita costante. Lo rivela il primo rapporto della Commissione UE sulla tratta di persone in Europa, che registra un aumento del 18 per cento delle vittime di traffico di esseri umani e una diminuzione del 13 per cento delle condanne per i trafficanti. E l’Italia è il paese che, in valore assoluto, registra il maggior numero di casi con 1624 identificazioni nel 2008, 242 nel 2009 e 2381 nel 2010.

Michele Cercone, portavoce del commissario agli Affari Interni Cecilia Malmström, ha detto a Redattore Sociale: “Il numero record di casi di tratta di esseri umani registrati in Italia vuol dire due cose: da un lato che le autorità di polizia e gli organi che si occupano di lotta al traffico di persone funzionano bene, ma dall’altro che le vittime in italia sono davvero tante. Ciò dipende anche dal fatto che reti criminali come la mafia, la ‘ndrangheta o la camorra, sono attive anche per quanto riguarda la il traffico di persone. Non bisogna poi dimenticare – conclude Cercone – che l’Italia è un paese di grande transito per quanto riguarda i migranti e anche, di conseguenza, per chi viene fatto oggetto di tratta”.

Ma il campanello d’allarme è ancora più pressante se si pensa che solo sei dei ventisette stati membri hanno recepito la direttiva 2011/36/UE contro la tratta (Repubblica Ceca, Lettonia, Polonia, Ungheria, Svezia e Finlandia) e tre sono in via di trasposizione (Belgio, Lituania e Slovenia).

La scadenza che la Commissione aveva dato per il recepimento era il 6 aprile scorso. La direttiva garantirebbe protezione alle vittime e maggior rigore nei confronti dei trafficanti ma - considerata soprattutto la dimensione transnazionale del problema – non può essere attuata appieno se non è recepita da tutti i paesi dell’UE. Inoltre, nella direttiva è previsto che ogni stato membro istituisca un relatore nazionale che raccolga dati sulle vittime di tratta all’interno del proprio paese, ma siamo ben lungi dal trasformare la teoria in pratica. Anche la Strategia contro il Traffico di Esseri Umani 2012-2016, adottata dalla Commissione, sarebbe un altro strumento a disposizione degli Stati membri per combattere la tratta, ma come risulta dal rapporto odierno, la strada da fare è ancora molto lunga.

I dati pubblicati oggi all’Eurostat e dalla direzione generale Affari Interni della Commissione - sebbene risultino sotto certi aspetti ancora carenti e raccolti a macchia di leopardo, dunque difficilmente comparabili e probabilmente molto conservativi – indicano delle tendenze chiare: nel 2008, il numero delle vittime da tratta presunte o identificate era di 6.309, salito a 7.795 nel 2009 e a 9.528 nel 2010.

A essere maggiormente fatte oggetto di tratta sono le donne, che rappresentano il 68 percento del totale. Gli uomini invece sono il 17 per cento, e la differenza fra maschi e femmine si riscontra anche se si considerano i minori: il 12 per cento del totale sono bambine, mentre i bambini rappresentano il 3 per cento. Il 62 per cento delle vittime di traffico di esseri umani è sfruttato per prestazioni sessuali, il 25 per cento come manodopera forzata. Altri tipi di traffico, come ad esempio quello di organi, vengono indicati al 14 per cento. La maggioranza della tratta avviene all’interno dell’Unione Europea stessa (ben il 69 percento), con i cittadini di Romania e Bulgaria a guidare questa poco invidiabile classifica.  Per quanto riguarda la tratta di persone extra-UE, Nigeria e Cina risultano presenti nelle statistiche di tutti e tre gli anni.

Il 75 per cento dei trafficanti sono uomini, e il numero dei sospetti autori di tratta di esseri umani è in calo del 17 per cento. Come già detto, però, questi numeri non rappresentano probabilmente che la punta di un iceberg molto ma molto più grande: l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel giugno 2012, ha stimato in 20,9 milioni le vittime di sfruttamento della manodopera a livello globale (compreso lo sfruttamento sessuale), 880.000 delle quali nell’Unione Europea. Di questi quasi ventun milioni di persone, ben 5,5 milioni sono i bambini.

Donne e bambini ancora una volta le categorie di persone più vulnerabili. In coincidenza con la pubblicazione della relazione sul traffico di esseri umani, la Commissione ha anche pubblicato un documento riassuntivo che sintetizza i diritti delle vittime di tratta nell’UE: questi ultimi annoverano l’assistenza sanitaria e legale, l’accesso alla giustizia, il diritto alla residenza e al risarcimento danni.

 

 

Redattore Sociale

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