Musica

Ultimo - genio ribelle


Il 17 maggio 2024 è uscito il disco di Ultimo “Altrove”. Qualche giorno prima, esattamente il 10 maggio, il cantautore ha fatto uscire su Spotify il singolo di apertura dell’album, con il titolo omonimo. Nella canzone viene ripetuta più volte questa frase:

voglio voglio voglio di più da questa vita

In un brano del disco, intitolato “Amore di strada”, ripete esattamente le stesse parole, questa volta nel ritornello.

Tre giorni fa ho guardato un film con la mia ragazza, al cui interno c’è una battuta che assomiglia a quello che dice Ultimo. Il film è Will Hunting - genio ribelle. Riassumendo in poche parole di cosa parla, è il racconto della rinascita del protagonista Will Hunting, un vero e proprio genio in ogni materia, che però vive una vita dissoluta, fatta di bevute con gli amici e perdite di tempo, in estrema povertà finanziaria. Un genio, a cui è stato donato un talento irripetibile, che butta via la sua vita. Viene scoperto da questo professore universitario, il quale lo affida ad uno psicologo. Personalmente, adoro le scene in cui Will e il suo psicologo dialogano. In una di queste, quest’ultimo gli chiede “che cosa vuoi fare?”. La risposta è stata il silenzio. Continua lo psicologo: “hai una risposta per ogni domanda, ma non sai rispondere a questo”.

Tornando alla musica, nei giorni in cui è uscito l’album, Ultimo ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. L’intervista si apre così:

«Essere giovani oggi è tremendo. Perché sei senza punti di riferimento».
Cosa intende, Ultimo?
«Non conosco nessun ragazzo della mia età che vada a votare, e nessuno che vada in chiesa».

Fanno tanto pensare anche le altre risposte che l’artista dà al giornalista: hanno tutte una patina anche forse troppo pessimistica. Il messaggio, però, è che non si hanno punti di riferimento, e basta leggere il giornale e informarsi un minimo per scoprire che è vero. Non sono un sociologo, quindi non elencherò i vari motivi per cui questo è diventato realtà, ma la sostanza è che senza punti di riferimento, uno perde le motivazioni e i propri valori, soprattutto chi è più fragile come noi giovani. Persino in famiglia molti non hanno punti di riferimento.

In questo bel quadro di serenità e spensieratezza, riflettendoci un po’ su, mi è venuto in mente un versetto dell’evangelista Giovanni. Parliamo di Gv 1, 38a:

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”

Mi vengono i brividi a pensare che la domanda che pone Gesù ai suoi discepoli siano le prime parole del Messia in tutto il Vangelo di Giovanni. Per conoscere Gesù, bisogna conoscere se stessi. Come un giorno mi disse un sacerdote, prima si forma la maturità umana, ed infine quella spirituale.

Le prime parole di Gesù non sono un’affermazione o un rimprovero, come forse spesso pensiamo sia il modo in cui Dio si rivolga i suoi figli, ovvero un Padre che ti bastona per farti capire le cose (questo noto dalle ultime condivisioni che facciamo con i nostri gruppi), ma è una domanda ben precisa, che è quasi la stessa che lo psicologo pone a Will. Quante volte, la nostra risposta è la stessa: il silenzio.

Che cosa cerchiamo? Che cosa vogliamo? Volere di più, benissimo, ma di preciso cosa? La realtà che viviamo è certamente terribile, ma l’errore che si fa è cercare risposte all’esterno, senza chiederci cosa vive nel nostro cuore, quali desideri ci animano, che affetti stiamo vivendo, che sogno stiamo costruendo… Fa pensare che Gesù rivolga quella domanda ai suoi discepoli, nonostante questi lo stiano già seguendo. Il Buon Dio ti chiede di andare sempre più in profondità nella conoscenza di te stesso, che ti fa scoprire veramente chi sei chiamato ad essere e ti fa scegliere ogni giorno di più di seguire Gesù.

Inoltre è importante dare un nome ai nostri desideri, per poi dare un nome ai nostri sogni. La bellezza muove il cuore, ed è bene che il nostro cuore sia veramente guidato dalla bellezza, e non da qualcos’altro. Dare un nome a ciò che cerchiamo, dirsi la verità, sono i mattoncini per scoprire, e non capire (detesto quando questo verbo viene usato per raccontare la propria vita!!!), ciò che il Signore veramente ci chiede, e non quello che noi proiettiamo, con il rischio di farci un’idea personale di Dio e non credere veramente al Dio di Gesù Cristo.

In un altro passo del Vangelo, questa volta Mt 6, 21, Gesù dice:

perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.

Quello a cui pensiamo, quello che desideriamo, è il nostro tesoro, e dice ciò che veramente ci interessa. Un augurio che vi faccio è che vi chiediate la stessa domanda che il Signore Gesù ha fatto ai suoi discepoli: che cosa cerco? Questo in ogni situazione della nostra vita, soprattutto nelle scelte: qual è il centro? di cosa sono preoccupato? A me ha fatto tanto bene, e sono sicuro che lo farà anche a voi.

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