Abbiamo perso di vista la realtà che ci circonda. Non è forse questo il dramma della modernità? Pretendere di eliminare il dubbio, o, se preferite, il senso religioso...
Nel suo “Questa è l’acqua”, David Foster Wallace scriveva: “Ci sono questi due giovani pesci che nuotano insieme, e a un certo punto incontrano un pesce più vecchio che nuota in direzione opposta, il quale fa un cenno di saluto e dice, ‘Giorno, ragazzi, com’è l’acqua?’. I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e infine uno dei due si rivolge all’altro e fa, ‘Che diavolo è l’acqua?’.”
Cos’è per voi l’acqua? Che cos’è questa realtà di cui abbiamo perso ogni percezione?
Sembra quasi un paradosso. Viviamo nell’epoca in cui Internet ha reso possibile un’apertura senza eguali agli stimoli e alla varietà del mondo. Costantemente connessi, siamo ovunque in ogni istante. E mai ci accorgiamo di ciò che ci sta di fronte. Scriveva John Lennon: “la vita si svolge sotto i nostri occhi, ma spesso siamo occupati, purtroppo, a guardare altrove, nel vuoto”.
Quanto mi spaventa quel vuoto. Vuoto nei volti, nelle orecchie, negli occhi, vuoto nelle mani, nelle parole, vuoto di voci spente e atone. Vuoto di uomini assuefatti al mondo, vuoto di una vita inautentica.
Abbiamo perso di vista la realtà che ci circonda. Abbiamo dimenticato cos’è l’acqua.
E l’abbiamo fatto di proposito. Come ebbe occasione di dire Benedetto XVI al Bundestag di Berlino, “l’uomo ha costruito per se stesso un bunker per viverci”. Che cos’è questo bunker?
Una realtà fatta di convenzioni, vuoti affanni materiali, apparire sfrenato e indifferenza dilagante nei confronti dell’altro. Solide pareti di cemento armato che eliminano la sorpresa, chiudendo fuori i misteri incomodi dell’esistenza, chiudendo fuori la domanda di senso, causa di ogni nostra inquietudine. Nel bunker l’uomo finge di non essere una creatura ma il padrone di se stesso. Non è forse questa la vita di oggi? Non vi ricorda il “mito della caverna” di Platone? Incatenati sul fondo d’una grotta, ne scorgiamo solo la parete rocciosa e ci illudiamo che la vera realtà siano le ombre che la luce esterna vi proietta sopra.
È così bella questa illusione che abbiamo costruito, così facile. Il bunker ha ucciso la domanda di Leopardi: di fronte alla luna l’uomo d’oggi non prova nulla. Tra l’uomo e l’infinito è stato eretto un muro invalicabile. Non è forse questo il dramma della modernità? Pretendere di eliminare il dubbio, o, se preferite, il senso religioso. Distogliere lo sguardo dal presente e proiettarlo al futuro: l’uomo si affanna, proteso alla realizzazione di un avvenire di perfetta felicità, che non sarà mai. E così facendo, non vive mai il presente, guarda altrove. La vita accade adesso, non domani! E noi ce la stiamo perdendo.
Cogito et Volo
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