Un itinerario verso la santità

Omelia di don Paolo Mojoli nel 400^ anniversario della morte di San Francesco di Sales

Oggi celebriamo celebriamo il 400^ anniversario della morte di San Francesco di Sales! Lasciamoci guidare e provocare dalla sua figura grazie all'Omelia di don Paolo Mojoli predicata presso il Monastero della Visitazione di Treviso.


SAN FRANCESCO DI SALES 2022, VISITAZIONE DI TREVISO.

Proverbi, 16,16-21; 1 Gv 4, 7-18; Mt 5,13-16


Che grande gioia essere qui (e collegati con questo Monastero di Treviso), come Congregazione e Famiglia Salesiana, in vera e profonda comunione con le Sorelle Visitandine che ci accolgono con generosità, assieme agli amici e amiche del Monastero e devoti di san Francesco di Sales! È veramente una meraviglia.
Siamo accanto al cuore incorrotto del santo di Annecy e cerchiamo di contemplare meditando il messaggio evangelico, quindi eterno, che egli ci ha ci ha lasciato.

Per fare in modo che questa Santa Messa e che quest’anno non siano solamente celebrativi a livello esteriore (400 anni dalla sua morte il 28 dicembre 2022), ma ci aiutino nel lasciarci amare da Dio e corrispondere meglio possibile al suo Amore, è necessario parlare di santità. Come Francesco di Sales l’ha vissuta, come l’ha proposta.
  1. La santità è veramente accessibile a tutti, nella vita quotidiana.
  2. La vera santità è differente dai suoi surrogati di ogni tempo. In ogni età della Chiesa ci sono state persone convintissime di essere sante, di vivere nel modo migliore… ma non fedeli al vero messaggio evangelico. Questo rischio purtroppo vale realmente anche per noi!
  3. Il vertice della santità non è semplicemente in una dolcezza zuccherina (Francesco direbbe che «non si può vivere nutrendosi di solo miele!»), ma in una mitezza di cuore faticosamente ricevuta in dono e conquistata a costo del sangue.

Nel cuore salesiano, sembra veramente di ritrovare don Bosco: la preghiera semplice ma costante, il dovere quotidiano, la gioia. Puoi fidarti e lasciare che Gesù viva e agisca in te.
Essere, vivere, agire, parlare, rapportarti con le persone proprio «Come piace a Dio»: c’è un bellissimo libro, su san Francesco di Sales e Giovanna di Chantal (co-fondatori della Visitazione), intitolato proprio così e forse queste poche parole ci offrono la miglior sintesi del messaggio salesiano.
La seconda Lettura non è stata scelta a caso: «Dio è Amore». Qui ritroviamo sia la santità di Dio, sia quella delle persone «della porta accanto» che, nell’umiltà e concretezza, ci donano un’autentica esperienza di Dio.
Se qualcuno obbiettasse: «Ma io, con la mia vita piena, stressante, non ho nemmeno il tempo per pensare a Dio o per far del bene! Poi la domenica dobbiamo tutti riposare, la Messa è proprio difficile…». San Francesco di Sales risponderebbe:
«Eliminare il percorso verso la santità, la vita devota, dalla caserma del soldato, dalla bottega dell’artigiano, dalla corte del principe, dall’intimità degli sposi è un errore, anzi un’eresia».
Se poi qualcun altro avesse da contraddire: «Io ho provato a vivere nella Chiesa, ad impegnarmi nei gruppi ecclesiali, nelle iniziative delle Sorelle Visitandine, in quelle dei salesiani e delle salesiane… ma vi ho anche trovato gente con talmente tanti difetti». Francesco… ci direbbe con la sua massima cordialità che siamo tutti limitati e peccatori, ma non è questa una ragione sufficiente per arrendersi nello stupendo viaggio verso la virtù e la santità.

Spesso, purtroppo, «Ognuno si crea la devozione secondo le proprie tendenze e la propria immaginazione. Chi si consacra al digiuno, penserà di essere devoto perché non mangia, mentre ha il cuore pieno di rancore; e mentre non se la sente di bagnare la lingua nel vino e neppure nell’acqua, per amore della sobrietà, non avrà alcuno scrupolo nel tuffarla nel sangue del prossimo con la maldicenza e la calunnia. Un altro penserà di essere devoto perché biascica tutto il giorno una filza interminabile di preghiere; e non darà peso alle parole cattive, arroganti e ingiuriose che la sua lingua rifilerà, per il resto della giornata, a domestici e vicini. Qualche altro metterà mano volentieri al portafoglio per fare l’elemosina ai poveri, ma non si riuscirà a cavare un briciolo di dolcezza dal cuore per perdonare i nemici; ci sarà poi l’altro che perdonerà i nemici, ma di pagare i debiti non gli passerà neanche per la testa; ci vorrà il tribunale».
Cominciamo noi, noi che siamo qui a dimostrare che la santità non corrisponde con le sue ridicole e tristi contraffazioni, le maschere che ci creiamo nascondendo il vero Amore per Dio, per i fratelli e le sorelle.

Piuttosto, «Fa’ come i bambini che con una mano si aggrappano a quella del papà e con l’altra raccolgono le fragole e le more lungo le siepi; anche tu fai lo stesso: mentre con una mano raccogli e ti servi dei beni di questo mondo, con l’altra (o Filotea) tieniti aggrappata al Padre celeste, volgendoti ogni tanto verso di Lui, per vedere se le tue occupazioni e i tuoi affari sono di suo gradimento».
Certo, sono bei pensieri, ma! Ma la vita adesso è così difficile, complicata, la gente parla solo di cose negative, arrabbiata o sfiduciata non importa, il Covid, il disastro economico, il vedere che non è andato tutto bene, la guerra tra vaccinati e non vaccinati. 

Si potrebbe continuare, ma san Francesco di Sales ha una risposta valida, delicata e forte al tempo stesso, valida anche ai giorni nostri! Lì, come e dove siamo, ci inviterebbe cordialmente a cercare piccoli (ma validi) segni di speranza; prospettive di fede e carità; modalità concrete per coltivare e seminare un solido ottimismo (e non campato per aria); lasciare che Dio realizzi con noi una piena comunione con Lui, i fratelli e le sorelle. 
In realtà, quello che pare un fallimento su tutta la linea è un nulla che può diventare addirittura favorevole o necessario, per sgomberare da noi tutto ciò che non coincide con il Dio di Gesù Cristo: solo perdendo noi stessi e tutto ciò che non è Lui, allora potremo ritrovarlo. È la logica del chicco di frumento evangelico. Saremo, grazie a Dio, luce del mondo e sale della terra.
E sarà gioia piena.


Don Paolo Mojoli

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