Presentiamo due storie di vita consacrata: quella di Ilenia, passata dall'Arma dei carabinieri alle Missionarie della Divina rivelazione, e quella di don Rubén, salesiano, nato in una famiglia di Testimoni di Geova e, dopo la separazione dei genitori, cresciuto nell'assenza della religione.
tratto da avvenire.it
La scelta di Ilenia: lascio l'Arma per il convento
di Igor Traboni
Avviata ad una sicura carriera nell’Arma dei carabinieri, e già in servizio al comando provinciale di Caltanissetta dove si era distinta in brillanti operazioni, Ilenia Siciliani poco meno di due anni fa ha lasciato quel suo sogno cullato fin da bambina ed è entrata tra le Missionarie della Divina Rivelazione, Congregazione religiosa nel quale da qualche giorno è novizia con il nome di Maria Micaela, con tanto di commovente cerimonia di vestizione in una parrocchia romana.
«Lascio la Beretta, adesso ho il Rosario» aveva detto ai superiori al momento di congedarsi dall’Arma, dove era entrata dopo aver vinto anche i concorsi in Aeronautica e nell’Esercito e aver lasciato la Ciociaria e il suo paese di Roccasecca – lo stesso che ha dato i natali a san Tommaso d’Aquino, – il padre operaio, la mamma casalinga e una sorella. La decisione di intraprendere il cammino per diventare suora in Ilenia, oggi 27enne, è maturata nell’estate del 2019, dopo un viaggio a Medjugorje; proprio lì ha incontrato le Missionarie della Divina Rivelazione, rimanendo colpita dal loro vivere semplice e da un carisma assai particolare che compendia l’evangelizzazione attraverso l’arte, il “bello” e le figure dei santi.
«Anche il mio percorso nell’Arma – ha detto Ilenia – l’ho sempre vissuto come una missione e adesso in qualche modo mi sembra di proseguirlo, con il senso di giustizia e i valori dell’Arma entrati con me in convento». Al posto della divisa, la giovane adesso ha la caratteristica tunica verde delle missionarie, spogliandosi di tutto il resto, anche delle passioni che l’hanno accompagnata in questi anni, compresa quella per le due ruote e per una motocicletta fiammante con la quale, negli anni di servizio a Caltanissetta, ha girato un po’ tutta la Sicilia da sola, soffermandosi soprattutto nelle chiese dell’isola. Ilenia Siciliani ha ricevuto anche l’augurio ufficiale «accompagnandola con la nostra preghiera» dei concittadini di Roccasecca, attraverso un post sul profilo Facebook del Comune.
Don Rubén: adolescente ateo, ho scoperto la paternità di Dio
di Dolores Gangi
Oggi più che mai si parla di crisi di paternità, ma la storia di Ruben, giovane salesiano è la testimonianza di quanto Dio è padre nella nostra vita. Rubén Escribano è nato in Spagna, primo di tre fratelli di una famiglia aderente ai Testimoni di Geova. Quando ha 9 anni, i suoi genitori hanno decidono di separarsi e in seguito di divorziare. La separazione dei genitori di Rubén sarà la causa che provoca la graduale uscita dall’ambiente dei Testimoni di Geova. Ruben vive una fase segnata dall’assenza di Dio e della religione. Un’adolescenza complicata, segnata dall’abbandono scolastico e a 18 anni inizia a lavorare.
Grazie ad un amico, Rubén, scopre che nella parrocchia vicino casa hanno una squadra di pallavolo maschile, decide di frequentare con la sola intenzione di avere la possibilità di allenarsi e giocare in un posto vicino a casa, questo sarà il primo contatto con il mondo salesiano: «Mi accolgono, senza alcun problema, non solo nella squadra, ma a poco a poco mi si aprono altre porte. Come sezione del centro giovanile, la scuola sportiva svolgeva un itinerario educativo e di fede. Tutti i venerdì partecipavo a un momento di preghiera. La partecipazione alle attività durante il fine settimana, ritiri, e soprattutto i gruppi di fede e, come nel mio caso, i gruppi di valori i cui destinatari eravamo quelli che non ci consideravamo credenti o eravamo in ricerca. Comincio a percepire quel luogo come casa, come la famiglia che non avevo più». Gli viene affidata la responsabilità di una scuola di sport. Ora Ruben non era più un semplice destinatario.
Inizia un processo all’interno del giovane Ruben, l’esperienza, il contatto con i ragazzi con gli altri animatori. Dio stava lavorando nel suo cuore aperto. Inizia una catechesi: «Spesso mi fermavo per parlare dei miei dubbi, per condividere esperienze e sentimenti, senza saperlo avevo cominciato un accompagnamento rivolto soprattutto a scoprire Dio nella mia vita. È stato un processo che mi ha aiutato a cambiare pian piano dall’interno. Ho smantellato l’immagine di un Dio lontano e castigatore, e ho iniziato a scoprire nella mia storia un Dio che è Padre e che è misericordia. Mi sono sentito amato». Questo processo di ricerca si conclude con uno dei momenti più belli, il Battesimo. Nello stesso anno comincia un accompagnamento più serio per cercare soprattutto di rispondere a ciò che Dio vuole dalla sua vita. L’ambiente salesiano lo aveva segnato: «Voglio cercare di donare agli altri ragazzi quello che hanno donato a me. Vorrei aiutarli a essere felici e essere in grado di trovare Dio nella loro vita». L’adolescente ateo, ora era un figlio di Don Bosco. Il Noviziato è stato l’anno che lo ha portato a prendere coscienza della presenza di Dio nella storia della sua vita, un anno in cui ha vissuto la vera paternità di Dio, in cui ha sperimentato l’importanza della preghiera. Ha fatto la professione l´8 settembre 2009. Dal 2018 è sacerdote. Attualmente studia teologia. «Credo che Dio non si deve cercare. È Dio che ci cerca, che è vicino a noi, e che finisce per trovarci. Dio è un padre paziente che ci ama incondizionatamente. A noi tocca renderci conto della sua presenza e accoglierlo nella nostra vita come Padre».
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