Ogni lunedì donboscoland pubblica un articolo di attualità. Questa settimana parliamo di voti scolastici.
La settimana scorsa diverse voci si sono alzate in ambito scolastico. Un dibattito che ha visto l’intervento del Ministro all’Istruzione Valditara rispondere alla proposta di un dirigente scolastico di abolire i voti sotto il 4 agli alunni.
Tutto nasce dall'ipotesi dell’assessore altoatesino alla scuola in lingua tedesca Philipp Achammer contro i voti più bassi: “Non hanno valore educativo e pedagogico”. Mentre il ministro Valditara risponde: “Attenzione: se non li abituiamo ad affrontare le frustrazioni che nella vita saranno tante facciamo il loro male”.
Nella sua rubrica quotidiana pubblicata sul Corriere della Sera, interviene anche Massimo Gramellini, il quale afferma che: “Si ripropone lo schema di sempre: modernisti contro tradizionalisti, iperprotettivi contro raddrizzatori, don Milani contro il sergente di Full Metal Jacket”. Riporta inoltre una sua esperienza personale per giustificare il pensiero che, a nostro avviso, pur con un linguaggio colorito, pare equilibrato e vero: “Da antica vittima di un prof di latino che premiava le mie lacunose traduzioni di Tacito con un creativo «dal 2 e 1/2 al 3--», sarei portato a parteggiare per il facilitatore altoatesino, ma è l’oggetto del contendere a lasciare perplessi: quest’idea astratta e un po’ da burocrati che ogni regola debba essere calata su tutti allo stesso modo”.
In un’epoca nel quale la scuola sta portando avanti piani di apprendimento sempre più personalizzati ed inclusivi, anche il dibattito sui voti, sui giudizi, sulle valutazioni di competenza, si fa sempre più vivo.
Nella visione di scuola del ministro Valditara “ciò che conta saranno i giudizi contenuti nel portfolio che devono servire al ragazzo e alla famiglia per cogliere criticità, opportunità, potenzialità, raggiungimento di risultati, abilità eccetera [...]. I voti servono solo come indicatori temporanei durante l’anno e possono essere declinati nella misura più utile allo studente e al docente. Una scuola positiva e amica considera il voto come semplice indicatore del livello raggiunto in quel momento”.
Anche Gramellini riporta che i giudizi sono forse più esaustivi dei voti, ma questi ultimi sono anche e sempre un punto importante per la psicologia di un giovane: “un 2 può devastare uno studente sgobbone e insicuro, così come riportare utilmente sulla terra uno sbruffone e fancazzista. Non è il voto in sé a fare la differenza, ma la personalità e la biografia di chi lo riceve. E poiché quelle non può conoscerle che l’insegnante, è alla sua sensibilità ed esperienza che va affidata l’applicazione della norma”.
Importante è dunque la capacità del docente di essere davvero educatore e formatore, capace di accompagnare personalmente ogni giovane a dare il meglio di sé nello studio. Per fare questo c’è bisogno di riformare forse la mentalità scolastica e dei docenti che sarebbe bene fossero sempre più persone appassionate del mestiere e dei giovani, vivendo questo compito come una vocazione e una missione, al modo di don Bosco.
Sempre Gramellini conclude: “La riforma scolastica che servirebbe è l’unica che non è stata mai fatta: quella che garantisca ai docenti più preparazione, più soldi e più prestigio per svolgere al meglio la loro delicata missione, che non consiste nel rifilare lo stesso votaccio a chiunque stecchi Tacito, ma nel riconoscere chi da quel piccolo choc emotivo può trarre uno stimolo a migliorarsi”.
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