Si può e si deve considerare la propria storia personale come unica e irripetibile, che inizia molto prima che il soggetto acquisti la coscienza di esistere
del 27 dicembre 2016
Si può e si deve considerare la propria storia personale come unica e irripetibile, che inizia molto prima che il soggetto acquisti la coscienza di esistere
Se noi “siamo” il nostro DNA allora l’intero essere umano si identificherebbe con le informazioni genetiche che sono alla base del suo sviluppo e del suo funzionamento. Dato che anche il cervello viene “costruito” a partire dalle istruzioni contenute nel DNA allora esso sarebbe predeterminato dalle informazioni genetiche e, quindi, l’essere umano non potrebbe essere considerato un soggetto libero. Ma non è così.
Il genoma umano comprende circa ventiquattromila geni, numero abbastanza grande anche se molto simile a quello del topo, poco più di quello del moscerino e del vermetto caenorhabditis elegans (che è stato il primo animale a cui è stato sequenziato tutto il DNA). Per capire quante informazioni i geni possono contenere bisogna però considerare il loro numero con l’organismo che essi devono codificare. Il solo encefalo umano, per esempio, è costituito da circa ottantasei miliardi di cellule nervose. Con ventiquattromila geni è impossibile codificare le proprietà di ottantasei miliardi di neuroni. Ogni gene infatti dovrebbe codificare le proprietà di tre milioni e mezzo di neuroni e questo non è possibile. La realtà del sistema nervoso umano è ancora più complessa perché la vera “unità funzionale” è il contatto che c’è fra i neuroni (la sinapsi), che permette la trasmissione di segnali tra una cellula nervosa e l’altra. Ognuno dei neuroni principali della corteccia cerebrale riceve circa diecimila sinapsi e quindi l’intera rete di connessioni consta di un numero di sinapsi stimato in circa un milione di miliardi.
Per questo si dice che i geni possono solamente specificare le linee generali che guidano lo sviluppo delle strutture nervose e delle loro connessioni. Questo è evidente per esempio quando persino lo stesso DNA non può codificare la costruzione di due encefali perfettamente uguali, come nei gemelli “identici” (monozigoti). Nello sviluppo del sistema nervoso entrano in gioco molti altri fattori come l’interazione di ogni cellula con il micro ambiente in cui si trova e, soprattutto, con i segnali elettrici e chimici ricevuti da altre cellule. La scoperta scientifica, nota da tempo, dice che i segnali nervosi importanti per la formazione delle strutture encefaliche provengono in gran parte dall’ambiente esterno.
Ecco perché si può e si deve considerare la propria storia personale come unica e irripetibile, che inizia molto prima che il soggetto acquisti la coscienza di esistere. Si potrebbe affermare che il nostro stesso corpo è plasmato dall’insieme delle esperienze sensoriali che agiscono sul sistema nervoso già prima della nascita. L’altro fatto che accredita la “libertà” dell’essere umano è la sua facoltà di “dirigere”, oltre le azioni, anche i suoi pensieri, emozioni, affetti dopo che la mente e il cervello li hanno, per così dire, “prodotti”. Ancor di più vale per l’opzione del bello o del brutto, del buono o cattivo, del vero o del falso, cioè dei giudizi estetici e morali che necessitano della coscienza del soggetto e che sono di natura “intenzionale” e non spontanea né già “programmata”.
L’argomento, di notevole spessore e non sempre di immediata comprensione, è importante e necessario per capire quel diffuso stile dis-educativo che ha fatto, purtroppo, della persona umana un essere vivente simile agli animali. La scienza neurologica dimostra, anche se il senso comune già lo intuiva, che l’essere umano non può identificarsi con il suo DNA, e questo è un buon argomento per affrontare efficacemente, e più in profondità, le sfide dell’emergenza educativa.
Gabriele Soliani
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