Pagine “Spotted”, ovvero, per citare la descrizione fornita dalla pagina dedicata al Politecnico di Milano, una delle più seguite sul popolare social network, “bacheche per segnalare e rendere pubbliche delle dichiarazioni d'amore o dei colpi di fulmine”.
del 04 aprile 2013
C’erano una volta gli sguardi furtivi e imbarazzati, gli impercettibili sorrisi, le gote rosse. C’erano una volta i tentativi di sembrare più belli e la paura di non essere notati. C’erano una volta le pause tra una lezione e l’altra in università, e quarti d’ora accademici in cui si immaginava di offrire a quella persona un caffè alle macchinette automatiche, fallendo poi miseramente all’arrivo di terzi. C’erano una volta le lettere scritte e mai consegnate, gli annunci lasciati alla stazione dei treni, e poesie composte sul retro di scontrini conservati in un cassetto, come se guardi indiscreti potessero essere ovunque. C’erano una volta e, da qualche parte, ci sono ancora.
Ma non c’era una volta Spotted, il nuovo fenomeno social, di recente importato in Italia dagli Stati Uniti. Pagine “Spotted”, ovvero, per citare la descrizione fornita dalla pagina dedicata al Politecnico di Milano, una delle più seguite sul popolare social network, “bacheche per segnalare e rendere pubbliche delle dichiarazioni d’amore o dei colpi di fulmine”. Il regolamento è estremamente semplice: “se hai “avvistato” qualcuno all’università (in biblioteca, a lezione, ecc.) ma non hai trovato il modo per approcciare,” – si raccomandano gli amministratori di Spotted: “Sapienza” – “mandaci un messaggio e noi lo posteremo in maniera del tutto anonima!”.
Il punto di forza? L’anonimato. Non si rischiano gli imbarazzi che ciascuno vorrebbe potersi risparmiare durante un flirt improvvisato, tutti possono leggere, immaginare e sorridere ma nessuno può riconoscere la calligrafia, nessuno può sapere veramente. Gli avvistamenti sono frequentissimi, nelle aule studio, sui bus, durante le lezioni di antropologia, alla “macchinetta destra, guardando le scale, davanti alla biblioteca al quarto piano del dipartimento di scienze biologiche alle ore 11.35 di questa mattina”. Decine e decine di post vengono pubblicati ogni ora sulle pagine di ciascun polo universitario. E subito iniziano i commenti, i “forse so di chi stai parlando” e le ricerche acquistano speranze che non si sarebbero mai immaginate.
C’è chi commenta snobbando l’ennesimo prodotto da college americano, rimpiangendo i tempi in cui i fiori e le serenate si regalavano e si componevano rischiando reputazione e, altrettanto spesso, stonature. C’è chi dice che l’amore non è un colpo di fulmine e che annunci pubblici del genere non sono altro che volgarità.
Ma l’innamoramento è un mistero, il cuore e gli occhi umani sono un mistero. E ora questo mistero passa anche attraverso l’anonimato garantito da Spotted. Nella speranza, per chiunque invia messaggi da affiggere in bacheca, di ritrovare quella persona e farle giungere la propria dichiarazione. “Share the love” è il motto ideato dai Cupido universitari bolognesi: condividi l’amore. Perché l’amore non è affatto una cosa semplice, nonostante una canzone di Tiziano Ferro sostenga il contrario. Talmente complicata che può capitare di dover faticare per ritrovarsi, e di ricorrere persino ad annunci su Facebook.
Spotted incarna (o virtualizza?) questo. A ciascuno, maneggiarlo con prudenza e, una volta scovato l’oggetto delle proprie investigazioni, rispolverare il manuale dell’innamoramento, quello vero. Il manuale in cui il regolamento e le istruzioni da seguire passo a passo, per fortuna, non esistono.
Di Eleonora Barelli
Tratto da http://http://cogitoetvolo.it
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