Tu non sai chi sono io!

Ognuno parla contro l'altro, non all'altro o per l'altro oppure con l'altro, esordendo sempre con "io non sono d'accordo con lei o lui" anziché dire "io la penso così"...

Tu non sai chi sono io!

del 02 maggio 2017

Ognuno parla contro l'altro, non all'altro o per l'altro oppure con l'altro, esordendo sempre con "io non sono d'accordo con lei o lui" anziché dire "io la penso così"...

 

Il modello di certi talk show e dibattiti televisivi in cui, dopo un primo giro sereno di interventi, già all'inizio del secondo si comincia ad urlare, ad insultare, a dire "io l'ho fatta parlare senza interrompere, ora faccia parlare me!", in cui ci si alza e via dallo studio, nei quali si parla delle banalità per ore e poi si è in chiusura al momento dei discorsi seri, lo vediamo purtroppo pure nelle dinamiche dei gruppi sociali: dalla famiglia alla scuola, dalle associazioni ai contesti lavorativi, dalla comitiva al luogo e ufficio pubblico. Ognuno parla contro l'altro, non all'altro o per l'altro oppure con l'altro, esordendo sempre con "io non sono d'accordo con lei o lui" anziché dire "io la penso così"; e questo è tanto automatico e non pensato che avviene anche quando si sta affermando la medesima cosa dell'altra o dell'altro a cui si va contro. Ad un certo punto conta affermare se stessi, non importa neanche ascoltare l'opinione altrui: per farlo basta gridare oppure, nel momento in cui l'interlocutore risponde, cominciare a discutere con il vicino o smanettare sul telefono. Una bellissima scena del film neorealista "Miracolo a Milano" mostra due ricconi dibattere e controbattere a tal punto che le voci di entrambi prima diventano confuse poi persino quasi un abbaiare reciprocamente. Ogni intervento non è un tassello utile del mosaico di un discorso da costruire insieme per arrivare a qualcosa, bensì il pezzo di puzzle da far sparire per rovinare il quadro per sempre. Ogni incontro rischia di divenire uno scontro, ogni spazio un'arena da sporcare col sangue, ogni lingua un'arma affilata! E che dire del web ed in particolare dei commenti sui blog o sui social in relazione ai più disparati argomenti? È un "tutti contro tutti" o "tutti contro uno e viceversa", una caccia alle streghe, un'inquisizione che critica l'inquisizione desiderando al contempo di averne i potenti mezzi di un tempo, un affermare qualcosa ed immediatamente dopo il contrario, nonché una strage a livello sintattico e grammaticale di solito! Se le tastiere di pc, tablet e smartphone improvvisamente si trasformassero in armi, ed ogni "touch" fosse uno sparo, la strage sarebbe compiuta, altro che "sala dei bottoni" delle grandi potenze! Certi forum pubblici, chattate, discussioni assomigliano a quei videogames "sparatutto" dove l'importante è abbattere chi o ciò che ti viene incontro, magari senza distinguere (accecati dall'impeto) l'amico dal nemico, il giusto e l'ingiusto, il vero e il falso; peccato, però, che dei videogames c'è solo lo schermo, poiché tutto il resto è vita reale e certe parole feriscono, emarginano, uccidono, scatenano odio, alzano muri, violentano. Cose da ragazzi? No! Queste sono dinamiche particolarmente diffuse tra gli adulti e i giovani imitano per lo più quello che vedono. Nel mondo un presidente fa il galletto contro l'altro presidente, giocando come gli adolescenti a chi ha il missile più a lungo raggio! In Italia nello stesso partito politico trasformano i litigi in primarie così non solo litigano in due o in tre, ma fanno scontrare a pagamento pure tanti altri! In mezzo al mare, dove la gente rischia di morire e muore, bisticciano i politici, la magistratura, la società civile, il volontariato, l'uomo della strada! In un paese europeo tra un attentato e l'altro, mentre si decidono le sorti politiche, il vero problema diventa l'età della moglie di un candidato! E, mentre io scrivo, un'auto con la radio a tutto volume all'una di notte si ferma sotto casa al semaforo e Mengoni canta: «Mentre il mondo cade a pezzi, mi allontano dagli eccessi e dalle cattive abitudini. Tornerò all’origine. Torno a te, che sei per me l’essenziale»

 

Marco Pappalardo

 

 

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