Chi era Carlo? Un giovane come tanti altri che ha provato a decentrarsi per mostrare Gesù, per mostrare come la Sua vita così “originale” lo sia stata perché aveva messo Gesù al centro. Un invito a ciascuno di noi a fare altrettanto.
Chi era Carlo? Un giovane come tanti altri che ha provato a decentrarsi per mostrare Gesù, per mostrare come la Sua vita così “originale” lo sia stata perché aveva messo Gesù al centro. Un invito a ciascuno di noi a fare altrettanto.
di Vito Rizzo, tratto da puntofamiglia.net
Il rischio che si corre ai nostri giorni, soprattutto quando si approccia a una persona che si vuole proporre come modello da seguire, è di mitizzarla, di farne un supereroe, poco ancorato al quotidiano e molto proiettato su quelle caratteristiche che ci sembrano “eccezionali”. È il rischio che corre di fare anche la figura del giovane Carlo Acutis, beato dal 10 ottobre, morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante. Quindici anni vissuti intensamente nell’amare il Signore e il suo prossimo. Basti pensare a tutte le attenzioni suscitate dall’esposizione del suo corpo: “intatto” o “incorrotto”, quasi che fosse lì l’appagamento di una fede miracolistica che vuole il segno trascurando l’esperienza viva. Le tentazioni, anche in una bella storia come quella di Carlo, sono sempre dietro l’angolo, sta a noi non cadere nei tranelli e concentrarci sull’essenziale che, come diceva Antoine de Saint-Exuperry nel Piccolo Principe, spesso «è invisibile agli occhi». Fortunatamente il rimedio ce lo dà lo stesso Carlo che, seguendo un insegnamento caro alla spiritualità ignaziana, ha sempre cercato di decentrarsi rispetto a Cristo: «Non io, ma Dio» diceva. Ed è proprio in questa prospettiva che dobbiamo provare a cogliere nella sua esperienza, un’esperienza di Dio, di quel Dio incarnato, Gesù, che continua a vivere abitando il cuore di chi si apre ad un incontro autentico con Lui, che si lascia guidare dal Suo Spirito pur restando pienamente se stesso. Se stesso, secondo il disegno che Dio ha su ciascuno di noi; se stesso ad immagine e somiglianza di Dio come ci rivelano le Scritture. Carlo diventa quindi un modello di come si possa seguire Gesù, di come lo si possa far entrare nella propria vita e lasciarsi vivere dalla Sua presenza. Ecco quindi che la centralità della vita per Carlo era Gesù e, scoperta questa bellezza, se n’è fatto pienamente Suo apostolo. Carlo Acutis, giovane di un’agiata famiglia milanese ha investito in questo amore. Nei cenni biografici che stanno invadendo negli ultimi giorni le nostre bacheche Facebook, i nostri profili Twitter o Instagram, la presenza del Signore in opera è quanto mai evidente; ed è una grazia vedere come questa presenza possa essere così diretta, dinamica e coinvolgente anche per i suoi coetanei di oggi. Si sa della sua comunione a 7 anni, dell’amore per Gesù Eucaristia, della partecipazione alla Santa Messa ogni giorno e dell’ora di adorazione quotidiana. Come se non bastasse, l’amore per il Santo Rosario e la devozione affettuosa alla Mamma Celeste…
Un giovane adolescente che decide di ritagliare uno spazio così importante nella propria giornata al rapporto intimo con Gesù. Strano? Non proprio se si pensa che Carlo amava Gesù e si sentiva profondamente amato da Lui. Naturale, quindi, volerci passare tanto tempo insieme. Ma Carlo Acutis non era solo chiesa e adorazione. Carlo Acutis era un giovane studente, con le sue passioni, su tutte l’informatica, i suoi amici, i suoi compagni, lo sport, il mare, la montagna. Ma in tutto questo lasciava che Gesù fosse presente, non si dimenticava di Lui una volta uscito dalla Chiesa, lo faceva vivere a scuola e in famiglia, al mare e in montagna, tra i suoi amici e con le persone sconosciute che incontrava per strada e con le quali si fermava per portare il suo aiuto, il suo conforto, la sua attenzione. Carlo Acutis va preso a modello per questo. Non perché fosse “Carlo Acutis”, ma perché era un giovane, come tanti, che però non rinunciava a far vivere Gesù nella sua vita. Era un giovane che cercava Dio in ogni azione, in ogni occasione, in ogni gesto. È questo che lo fa un modello da seguire. L’amore per l’Eucaristia è stato anche questo: una forza straordinaria che lo ha spinto ad osare sempre di più nel suo amore per Gesù e per gli altri. Grazie a questo amore che lo abitava Carlo a 11 anni ha deciso di mettere la sua passione per l’informatica a servizio dell’annuncio. Ha pensato bene di sfruttare il web per andare alla scoperta delle testimonianze dei miracoli eucaristici avvenuti nella storia in ogni angolo del mondo e ne ha fatto una Mostra che continua ad attirare la curiosità e, poi, la devozione nelle persone più impensabili. È questo quello che fa un apostolo. Ed è questo quello che fa un Apostolo dei Millennials. Una testimonianza che serve a ricordare a noi tutti che non è finito il tempo dell’annuncio, che, anzi, siamo chiamati a trovare sempre nuovi strumenti andando al cuore del messaggio che Gesù ci ha affidato: l’amore. Nel percorso che personalmente ho fatto per raccontare un po’ l’esperienza di Carlo e che si è concretizzato nel libro “Carlo Acutis, l’apostolo dei Millennials” Editrice Punto Famiglia, 2020, ho provato ad interpretare proprio questo suo desiderio: decentrarsi per mostrare Gesù, per mostrare come la Sua vita così “originale” lo sia stata perché aveva messo Gesù al centro. Un invito a ciascuno di noi a fare altrettanto: decentrarci rispetto a Cristo rinunciando a farci fotocopia l’uno dell’altro ma restando come il Signore ci vuole: assolutamente originali. Ciascuno, non fotocopia a modo proprio, ma “originale” a modo Suo.
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