Sulla prima pagina del De Morgen, uno dei maggiori quotidiani del paese, sedici illustri pediatri lanciano un appello: “Euthanasie voor kinderen. Nu”. Eutanasia dei bambini, ora...
“Sappiamo tutti che l’eutanasia sui bambini esiste già. Sì, proprio l’eutanasia attiva”, aveva esclamato il direttore del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Fabiola di Bruxelles durante una riunione della commissione Giustizia del Senato. Fu il primo colpo di una guerra intensiva che in Belgio sta portando all’eutanasia pediatrica. La “morte bambina”. Adesso sulla prima pagina del De Morgen, uno dei maggiori quotidiani del paese, sedici illustri pediatri lanciano un appello: “Euthanasie voor kinderen. Nu”. Eutanasia dei bambini, ora. “Signore e signori senatori, come pediatri siamo preoccupati del ritardo dell’estensione della normativa del 28 maggio 2002”, esordiscono i sedici.
Sono nomi importanti delle cure mediche dei bambini: Gerlant van Berlaer, oncologo pediatrico di Bruxelles; la professoressa Els Duval, del Queen Paola Children Hospital; Sara Debulpaep dell’ospedale universitario St Pierre, il professor Jutte Van der Werff Ten Bosch, il professor Dominique Biarent, il docente emerito Peter Deconinck, Hilde Van Hauthem, Patrick Van de Voorde della clinica universitaria di Gand e la professoressa Anna Jansen. Alcuni di loro lavorano in strutture cattoliche. “Oggi c’è l’eutanasia dei bambini, ma purtroppo nell’oscurità: nessuna registrazione, report o ricerca”, recita la lettera-manifesto. “I pediatri devono ‘accontentarsi’ della conoscenza frammentaria di altre discipline. Questo porta a negligenza e quindi a più sofferenza per tutti”. E’ la confessione che negli ospedali del paese i bambini sono già sedati a morte dai camici bianchi. Si dice poi che l’eutanasia dei neonati è “dignità” e che si tratta di “un atto di umanità”. I pediatri dicono che di casi come quello della clinica Sainte-Elisabeth di Namur ce ne sono stati tanti. Il neonato prematuro è stato lasciato morire, poche ore dopo la nascita, per volere dei genitori, i quali temevano che fosse handicappato. Uno studio di Veerle Provoost, ricercatrice dell’Università di Gand, aveva rivelato che il cinquanta per cento dei bambini colpiti da malattie e deceduti in Belgio entro il primo anno di vita sono stati “aiutati o lasciati morire”. Lo studio di Provoost calcola che per 150 bambini è risultato che la morte è dovuta a una decisione “di mettere fine alla vita” del paziente, adottata mediante la somministrazione di oppiacei o prodotti tesi esplicitamente a provocare la morte del bambino. In cinque delle sette unità pediatriche del Belgio, negli ultimi tre anni, i casi di eutanasia infantile sono stati oltre ottanta. Anche le commissioni per l’infanzia sono schierate a favore dell’eutanasia. Contro l’offensiva eutanasica si sono uniti invece i leader religiosi. “Anche noi siamo contro la sofferenza, sia fisica sia morale, in particolare dei bambini, poiché ogni sofferenza è scioccante”, recita una lettera firmata da tutti i principali leader religiosi del paese. “Ma non possiamo entrare in una logica che porta a distruggere le fondamenta della società”. Il documento è diffuso dalla chiesa protestante, dal gran rabbino di Bruxelles Albert Guigui, dai canonici anglicani, dall’arcivescovo di Malines-Bruxelles André Léonard, dal metropolita ortodosso Panteleimon Kontogiannis e da Semsettin Ugurlu, presidente dei musulmani del paese.
L’eutanasia dei bambini è praticata anche nella vicina Olanda, ma resta ancora una “prassi” non scritta secondo il protocollo di Groningen. Il Belgio si appresta a diventare il primo paese al mondo in cui deriva direttamente dalla legge il potere di impartire la morte ai bambini malati e handicappati.
Giulio Meotti
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